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World happiness report: giovani meno felici delle generazioni più anziane
— 27 Marzo 2024— pubblicato da Redazione. —
Tra i millennials la soddisfazione per la propria vita diminuisce con ogni anno di età, per i boomer accade l’opposto. Finlandia nazione più felice al mondo, Italia 41esima. In aumento la disuguaglianza globale della felicità.
Per il settimo anno consecutivo la Finlandia si conferma la nazione con il più alto livello di felicità, ma preoccupano le disuguaglianze in giro per il mondo: le differenze sociali ed economiche, che crescono per gruppi e per fasce di età, minano il benessere e la felicità di intere popolazioni. La “disuguaglianza globale della felicità”, così viene definita dal Rapporto, è infatti aumentata di oltre il 20% negli ultimi dodici anni.
Si tratta di uno dei messaggi chiave lanciati oggi (20 marzo) dal World Happiness Report 2024, in occasione della giornata dedicata dall’Onu alla felicità. Redatto da un team di ricercatori, i risultati dello studio si basano sui dati del sondaggio mondiale condotto dalla società Gallup, analizzati da alcuni dei principali esperti di benessere a livello mondiale, tra cui Jeffrey Sachs, John Helliwell e Richard Layard.
“L’ampia copertura nazionale e le indagini annuali del sondaggio Gallup forniscono una fonte di dati senza eguali sulla qualità della vita in tutto il mondo. Ora ci sono abbastanza anni di dati, a partire dal 2006, per consentirci di separare plausibilmente età e modelli generazionali per la felicità – ha dichiarato John Helliwell, professore della University of British Columbia -. Abbiamo trovato alcuni risultati piuttosto sorprendenti. Esiste una grande varietà tra i Paesi per quanto riguarda la felicità relativa delle popolazioni più giovani, più anziane e di quelle intermedie. Quindi le classifiche globali della felicità sono piuttosto diverse per i giovani e gli anziani, in una misura che è cambiata molto negli ultimi dodici anni”.
I risultati sulla felicità per fasce d’età
Per la prima volta, dunque, il Rapporto sulla felicità 2024 presenta una serie di contributi selezionati per fasce d’età, che in molti casi differiscono notevolmente dalla classifica generale (basti pensare che la Finlandia non sarebbe in testa alla classifica se venisse esclusa la classe compresa tra i 30 e i 60 anni di età).
Per quanto riguarda i giovani tra i 15 e i 24 anni, si dicono più soddisfatti della propria vita rispetto ai più anziani, ma questo è vero se viene analizzata la situazione in generale. Andando infatti nello specifico, i risultati dello studio ci dicono che dal 2019 a oggi il benessere dei ragazzi compresi in questa fascia di età è diminuito in diverse parti del mondo, tra cui Europa occidentale, Medio Oriente, Nord Africa, Asia meridionale e Nord America.
La Lituania risulta in cima alla lista per i bambini e i giovani sotto i 30 anni, mentre la Danimarca è la nazione più felice al mondo per quelli di età pari o superiore a 60 anni. Confrontando le generazioni, i nati prima del 1965 sono, in media,più felici di quelli nati dal 1980. Tra i millennials (i nati tra il 1980 e il 1994), la soddisfazione per la propria vita diminuisce con ogni anno di età, mentre tra i boomer (i nati tra il 1946 e il 1964) accade l’esatto opposto: più passano gli anni e più si dicono soddisfatti.
Lo studio analizza anche l’impatto della pandemia. Dalla valutazione emerge che i millennials e la generazione z (i nati tra il 1996 e il 2010) si sono dimostrate le due categorie più propense ad aiutare gli altri nei momenti del bisogno. Le donne dichiarano invece una minore soddisfazione di vita rispetto ai maschi intorno ai 12 anni, un divario che si allarga tra i 13 e i 15 anche grazie agli effetti della pandemia che ha amplificato pure questo tipo di disuguaglianza.
Felicità: la classifica generale
Come si evince dalla figura 2.1, nei primi 10 posti della classifica basata sul biennio 2021-2023 ci sono otto Paesi europei. Dopo la Finlandia, come detto ai vertici della graduatoria, al secondo posto troviamo la Danimarca, seguono Islanda, Svezia e Israele, primo Stato al di fuori dei confini Ue. Completano la top ten Olanda, Norvegia, Lussemburgo, Svizzera e Australia.
Per trovare la Germania bisogna scorrere la classifica fino alla posizione 24, la Francia è poi 27esima, la Spagna 36esima, con l’Italia che si trova al 41esimo posto. Il primo Paese africano in lista è la Libia alla posizione numero 66, mentre il Messico al 25esimo posto rappresenta il primo Paese del centro America e l’Uruguay, al 26esimo, è il primo Paese del Sud America.
Da quando sono state misurate le loro prestazioni, Serbia e Bulgaria sono i Paesi che sono migliorati di più, come viene invece illustrato nella figura 2.5. La Serbia ha infatti scalato negli anni 69 posizioni e la Bulgaria 63, adesso le due nazioni si ritrovano rispettivamente al 37esimo e 81esimo posto della classifica generale dei Paesi più felici al mondo.
Male invece gli Stati Uniti che, per la prima volta da quando viene pubblicato questo studio (2012), scivolano fuori dalle prime 20 posizioni (23esimi) a causa di un forte calo del benessere degli americani sotto i 30 anni. L’Afghanistan resta invece la nazione “più infelice” del mondo (143esimo posto), mentre la Cina si posiziona al 60esimo posto.
Interessante è poi notare la differenza di trend fatta registrare tra le due “metà d’Europa”. Mentre perdono posti in classifica Italia, Germania, Francia e Spagna, Paesi come la Repubblica Ceca, la Lituania e la Slovenia continuano infatti a veder crescere la soddisfazione di buona parte della propria popolazione (figura 2.5): ora si trovano rispettivamente alle posizioni 18, 19 e 21 della classifica generale (figura 2.1).
Felicità e invecchiamento
Infine, il Rapporto sulla felicità dedica un approfondimento alla soddisfazione di vita tra gli anziani in India (l‘India è al 126esimo posto della classifica generale) e a come sostenere la qualità della vita di una popolazione globale che invecchia, associando demenza e benessere. Entro il 2050, l’Organizzazione mondiale della sanità stima che la popolazione mondiale di persone di età pari o superiore a 65 anni raddoppierà. Questo farà inevitabilmente aumentare il numero di persone che vivono una condizione di demenza, che potrebbero essere circa 139 milioni entro la metà del secolo. Per questo motivo, raccomanda il rapporto, risulta fondamentale capire come implementare strategie in grado di sostenere sia ilbenessere delle persone che vivono con demenza e sia il benessere dei loro partner assistenziali.
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