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Se anche Bankitalia è per un fisco a misura di famiglia

Per Via Nazionale dovrà essere utilizzata come criterio forte della riforma fiscale, se si vuole garantire la progressività – e quindi l’equità – degli interventi, oltre che la loro capacità di sostenere il lavoro.

Alla Commissione Finanze della Camera sono in corso le audizioni sulla proposta di legge Delega al Governo per la prossima riforma fiscale, una pratica consolidata – e virtuosa – di ascolto delle parti sociali da parte del Parlamento. “Andando in audizione” istituzioni, associazioni ed esperti possono contribuire alle modifiche delle leggi, segnalando criticità, suggerimenti, parti valide e parti da migliorare (sempre se la politica e i partiti vogliono ascoltare…). Ovviamente intervenire sul sistema fiscale nel nostro Paese è cruciale e prioritario, ma al tempo stesso complesso e controverso: tanti sono i legittimi interessi in gioco, tanti sono i criteri da tenere insieme, spesso contrastanti. Ad esempio, diminuire la pressione fiscale appare doveroso, ma se lo Stato incassa meno soldi diminuiscono anche le risorse per il welfare e per il suo stesso funzionamento. E magari sarebbe più importante individuare sistemi efficaci per cui tutti pagassero davvero le tasse che dovrebbero…

Tra le audizioni più autorevoli gli interventi di Bankitalia hanno una credibilità particolarmente alta: il suo Centro Studi è estremamente affidabile e puntuale, e le eventuali critiche – che non mancano mai, giustamente – sono in genere “tecniche”, più che ideologiche. Le 24 cartelle presentate al Parlamento da Bankitalia il 18 maggio (facilmente scaricabili dalla rete) affrontano analiticamente la legge, articolo per articolo, evidenziando punti forti e criticità, senza fare sconti, ma quello che ci ha colpito, questa volta, è un riferimento esplicito al “posto della famiglia nella fiscalità generale”, uno dei punti che tuttora rimangono critici, per chi ha a cuore il benessere delle famiglie italiane.

In particolare, sul tema dell’equità fiscale, Bankitalia ricorda che “nell’ottica delle implicazioni sulla progressività complessiva del sistema fiscale e sugli incentivi all’offerta di lavoro, i criteri e i principi della delega dovrebbero fare esplicito riferimento alla coerenza della tassazione con gli strumenti di sostegno al reddito delle famiglie”. In altri termini, la famiglia dovrà essere utilizzata come criterio forte della riforma fiscale, se si vuole garantire la progressività – e quindi l’equità – degli interventi, oltre che la loro capacità di sostenere il lavoro. E anche gli interventi di sostegno alle famiglie (come l’assegno unico universale per i figli) dovranno essere armonizzati alla leva fiscale, in vista di una maggiore equità di trattamento, evitando di penalizzare le famiglie: sempre Bankitalia ricorda di verificare “gli effetti sulla progressività dell’imposta derivanti dall’abrogazione della detrazione per i figli in connessione con l’introduzione dell’Assegno unico e universale”, abrogazione che in effetti ha portato in troppi casi ad un peggioramento delle agevolazioni (soprattutto per le famiglie numerose).

Si tratta di una vera e propria novità, dopo decenni in cui ogni proposta di riforma fiscale veniva sempre affrontata escludendo esplicitamente l’equità orizzontale “a misura di famiglia” – e generando così il paradosso secondo cui le spese per i figli venivano comunque tassate, e i carichi familiari facevano ben poca differenza.  Insomma: anche secondo Bankitalia, nessuna riforma fiscale potrà essere equa – e nemmeno efficiente, aggiungiamo noi – se non considererà la struttura familiare tra i criteri strategici di revisione. E in tempi di emergenza demografica e di congelamento della natalità, quali quelli attuali, l’attuazione di questo criterio diventerà sempre più strategica per lo sviluppo futuro dell’intero Paese.

Fonte: Francesco Belletti | FamigliaCristiana.com

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