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I bambini fantasma che dopo i lockdown non sono più tornati a scuola

Un report inglese denuncia le conseguenze drammatiche della chiusura delle classi durante la pandemia: abbandoni in aumento, ansia, depressione, rischio di finire in baby gang. E andrà sempre peggio

Quando nella primavera di due anni fa le scuole in gran parte dei paesi occidentali hanno riaperto definitivamente, dopo i lockdown per il Covid, quasi tutti pensavano che le cose sarebbero tornate a posto, che i ragazzi sarebbero tornati in classe e che le difficoltà di didattica a distanza e isolamento sociale sarebbero state soltanto un faticoso ricordo. Si pensava che, nell’anno precedente, la tecnologia avesse egregiamente sostituito la necessità della presenza fisica di alunni e insegnanti e che non ci sarebbero stati strascichi psicologici e sociali sugli studenti.

Due anni dopo i lockdown, migliaia di “bambini scomparsi”

Spectator LocdownCome Tempi ha già raccontato, invece, in Italia il tasso di abbandono scolastico è aumentato vertiginosamente, con decine di migliaia di ragazzi che, soprattutto alle superiori, nel peggiore dei casi non sono tornati a frequentare, nel migliore hanno registrato ritardi importanti nella preparazione. In aumento i casi di depressione, dei tentativi di suicidio e degli atti di autolesionismo. Enfants perdu, bambini perduti, li aveva chiamati il Monde in un’inchiesta del marzo 2021. Ghost children, bambini fantasma, li chiama lo Spectator, dando contro di un report del Center for Social Justice del Regno Unito intitolato Lost and Not Found, perduti e non ritrovati.

Ventiquattro mesi dopo la fine dei lockdown in Inghilterra, «molte decine di migliaia di bambini sono scomparsi. Sono passati due anni e un numero crescente di persone abbandona ancora il proprio percorso scolastico. È un effetto che nessuno si aspettava e pochi capiscono. Peggio ancora, nessuno sembra molto interessato».

Con tutta l’attenzione riservata agli anziani, da preservare e non fare ammalare di Covid, i ragazzi di fatto sono stati lasciati soli, con l’illusione che se la sarebbero cavata, che sarebbero stati “resilienti”: si pensava che Zoom, la dad e Whatsapp sarebbero bastati, si elogiava chi stava zitto e buono a casa, si etichettava come irresponsabile ed egoista chi usciva per vedere gli amici o chiedeva di potere tornare a seguire le lezioni in classe – ve lo ricordate l’elogio di Fiammetta, che faceva la dad con le caprette mentre quelle disgraziate di Lisa e Anita protestavano per tornare a scuola? – accusandolo di non volere bene ai nonni.

140 mila studenti stanno lasciando la scuola

Il report inglese fotografa la situazione britannica, forse non troppo lontana da quella di certe regioni italiane, però: prima della pandemia gli studenti che passavano più tempo fuori che dentro la classe erano poco più di 60 mila, oggi sono più che raddoppiati, 140 mila. E il loro numero continua a crescere.

Scrive sullo Spectator Harriet Sergeant, che studia il tema da tempo: «Un consulente scolastico mi ha detto che gli innumerevoli bambini mandati da lui per chiedere aiuto si dividono in due gruppi. O sono così paralizzati dall’ansia o dalla depressione da non poter uscire di casa, oppure sono arrabbiati e amareggiati, e finiscono per unirsi a baby gang criminali. Una ragazza di 14 anni mi ha detto: “Me ne sto seduta nella mia stanza. È una sensazione terribile, spaventosa e solitaria”». Ci sono i ragazzi «sconvolti e stressati» perché si sono accorti di essere rimasti troppo indietro a causa dei lockdown, e di non avere i voti abbastanza alti per iscriversi al college.

Bambini fantasma tra i fragili e le classi medio-alte

Cosa sarà di chi abbandona la scuola? Statisticamente il rischio di darsi al crimine è molto alto, scrive Sergeant. I numeri dicono che i ragazzi più vulnerabili sono quelli che hanno abbandonato con più facilità la scuola, ma «i bambini fantasma esistono anche tra le classi medio-alte. Un’insegnante in un sobborgo di Londra in una scuola femminile valutata “eccezionale” da Ofsted mi ha detto che “i problemi di salute mentale tra le mie ragazze sono di per sé una pandemia”: un terzo delle alunne si presenta solo saltuariamente; trenta ragazze sono effettivamente scomparse. Prima della pandemia, la scuola si aspettava che molte di queste ragazze andassero all’università e si godessero una carriera. Ma il lockdown, dice l’insegnante, “ha totalmente fatto deragliare i loro piani. I loro genitori dicono che i loro caratteri sono cambiati, che sono persone diversa. La pandemia ha ridotto le loro possibilità”».

«Troppo fragili per seguire le lezioni»

Sono due milioni – uno su quattro in età scolare – gli studenti inglesi presenti per meno del 90 per cento del tempo: il doppio rispetto ai livelli pre-pandemia. Lo Spectator racconta il caso di un insegnante del nord est dell’Inghilterra che racconta di non avere mai visto numerosi alunni tra i 16 e 17 anni in classe, sebbene regolarmente iscritti. I genitori li giustificano, dicendo che la loro salute mentale è troppo fragile per frequentare le lezioni, e le autorità spingono gli insegnanti a non insistere in questi casi. «Ci è stato detto di lasciarli stare e basta. Uno spera che i servizi sociali siano presenti, ma sappiamo che non è così». Il report sostiene che il numero di bambini fantasma è destinato a crescere col tempo, man mano che i bambini che hanno subìto il lockdown durante gli anni della scuola dell’infanzia si faranno strada nel sistema scolastico.

Ragazzini paralizzati dall’ansia o «che saltano giù dai muri», questo il quadro raccontato dalla Sergeant nelle scuole elementari, dove i dirigenti denunciano il fatto che ormai quasi l’80 per cento dei bambini arriva dalla scuola materna non pronto per seguire delle lezioni. Le misure restrittive, lo stato di paura, la disgregazione dei servizi che le politiche di contenimento del Covid hanno provocato hanno cresciuto una generazione di piccoli insicuri, asociali, incapaci di parlare e di giocare insieme ad altri bambini.

L’eredità dei lockdown

Conclude lo Spectator: «Parenting Circle, un ente di beneficenza che punta a migliorare la preparazione scolastica dei bambini, sottolinea che un bambino di cinque anni che non sa giocare divertendosi o parlare correttamente ha maggiori probabilità di diventare prima un bullo di nove anni, poi un tredicenne con scarsa frequenza scolastica, un15enne che entra in una gang e, infine, un 19enne dietro le sbarre». È questa è l’eredità di scelte politiche che in occidente hanno messo a rischio la salute mentale e il futuro dei più giovani in nome di un (ormai dimostrato) eccesso di principio di precauzione?

Fonte: Piero Vietti | Tempi.it

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