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La forza dell’altruismo che accoglie i profughi ucraini

L’intervista di Interris.it a Chiara Pazzaglia, presidente delle Acli di Bologna, in merito al progetto “Adotta un nonno ucraino”

In questi momenti drammatici che mettono a rischio un lungo periodo di pace in Europa a causa di una guerra atroce in Ucraina che sta mietendo numerose vittime innocenti, le Acli, a tutti i livelli associativi, stanno lavorando su più fronti per offrire un contributo politico e di vicinanza concreta al popolo ucraino. A tal proposito – le Acli provinciali di Bologna stanno attuando diverse iniziative, tra cui una denominata Adotta un nonno ucraino, con l’obiettivo di accogliere ed includere i profughi provenienti dall’Ucraina, con particolare attenzione agli anziani. Interris.it ha intervistato su questi temi la Dott.ssa Chiara Pazzaglia, presidente delle Acli provinciali di Bologna.

L’intervista

Come nasce e che obiettivi si pone la campagna “Adotta un nonno ucraino” delle Acli provinciali di Bologna?

“L’idea di questa iniziativa ci è venuta insieme all’Ufficio Pastorale Scolastica Diocesano nel 2020 durante il primo lockdown perché – noi Acli – avevamo molti anziani che ci chiamavano per dire che soffrivano molto la solitudine ed avevamo attivato una specie di telefono amico, con una psicologa che li avrebbe sostenuti in un momento difficile per tutti ma per gli anziani in particolar modo. Quindi, insieme a Silvia Cocchi la quale è la responsabile diocesana per l’Ufficio Pastorale Scolastica, che invece rifletteva sul fatto che i bambini risentissero molto di tale isolamento abbiamo deciso di far incontrare queste due solitudini e quindi abbiamo cominciato a mettere in contatto telefonico gli anziani e i bambini. A partire da quel momento è stato tutto un crescendo, perché l’iniziativa ha avuto successo, poi i nonni ed i nipoti putativi si sono incontrati di persona appena è stato possibile e da ciò sono nate delle relazioni. Pian piano poi, con l’evolversi della situazione pandemica si è evoluto anche il progetto, cioè – a Natale del 2020 e poi del 2021 in cui gli anziani residenti nelle case di riposo non potevano incontrare i parenti in presenza – abbiamo fatto il modo di inviare i regali dei bambini in maniera un po’ creativa, con al loro interno lettere e poesie, dei pensieri adatti agli anziani, quindi ad esempio, sciarpe, libri, tazze, tisane in cui si sono ingegnati i bambini delle scuole e, una volta diffusa la voce in tutta la città, sono arrivati nella sede delle Acli più di quattromila pacchi regalo. L’anno scorso a Pasqua abbiamo portato le uova di Pasqua e le colombe nelle case di riposo mentre, quest’anno, quando stavamo pensando a cosa fare per il 2022, è scoppiata la guerra in Ucraina in tutta la sua prepotenza. In tale momento hanno cominciato ad arrivare a Bologna dall’Ucraina, inizialmente delle donne con bambini ma successivamente delle famiglie intere nelle quali l’uomo adulto era rimasto a casa a combattere e si recavano in Italia le mamme e i bambini con i nonni più anziani. Quindi, magari per i bambini i quali sono stati inseriti subito a scuola e volendo anche per le donne adulte – in quanto alcune hanno già lavorato in Italia e di conseguenza per loro è più semplice imparare l’italiano – abbiamo pensato che, per i nonni e per gli anziani invece, era molto difficile inserirsi perché, se noi ci pensiamo, i nostri genitori ed i nostri nonni, anche se spostati solamente di un quartiere, perdono completamente i loro punti di riferimento, figuriamoci in una situazione del genere. Quindi, per accoglierli, abbiamo pensato che, il nostro “Adotta un nonno” canonico potesse diventare – non solo con una valenza intergenerazionale ma anche interculturale – “Adotta un nonno ucraino”. In questi giorni c’è stata una bella festa, il nostro Cardinal Zuppi che è stato bravissimo ed ha un carisma incredibile, ha partecipato ed è venuto ad accogliere queste famiglie che sono in capo alla Caritas Diocesana e i bambini di una scuola paritaria bolognese che si chiama Maria Ausiliatrice la quale è gestita dalle suore e quelli di un doposcuola di Sabbiuno – una piccola località dell’hinterland – hanno accolto queste famiglie ed hanno preparato le scatole della pace, al cui interno vi sono appunto pensieri di pace, poesie e racconti, nelle quali hanno immaginato di scrivere ai potenti della terra formulando – attraverso parole molto belle – degli appelli di pace che sono poi state affidate al Cardinale e condivise attraverso una mediazione linguistica con i bambini e le famiglie ucraine per accoglierle e ad ognuno hanno consegnato il loro pacchetto”.

Quali sono le altre iniziative che avete posto in essere per aiutare i profughi ucraini in arrivo sul vostro territorio?

“Le iniziative che stiamo attuando sono diverse. Quella che sta avendo più successo è il corso di italiano, perché abbiamo attuato ben quattro slot orari per le donne che sono arrivate dall’Ucraina. Un corso di italiano base tenuto da insegnanti volontarie che avevano già una pregressa esperienza nell’insegnamento dell’italiano per gli stranieri – di cui alcune di loro anche all’estero – quindi un volontariato qualificato. Ciò che ci distingue un po’ dagli altri corsi di italiano che sono stati attivati all’arrivo e che noi abbiamo previsto il baby-sitting in contemporanea allo stesso; perciò, il problema fondamentale per le donne che dovevano accedere ai corsi di italiano – ossia dove lasciare i bambini, soprattutto quelli molto piccoli – è stato risolto grazie a delle volontarie educatrici, permettendo così di conciliare i tempi vita studio. Oltre a ciò, abbiamo girato delle pillole video, per ora in lingua italiana e quindi rivolte a chi accoglie, al fine di spiegare quali sono i passaggi fondamentali per rendere più facile per tutti questa accoglienza, ammesso che lo sia. Abbiamo uno sportello immigrati del patronato Acli, quindi c’è la possibilità di spiegare come agire al livello burocratico, con la documentazione necessaria per rimanere in Italia perché, all’inizio, vi erano stati dei sindacati che avevano cercato di spingere per fare la richiesta di protezione internazionale al fine di essere inseriti nei percorsi canonici della protezione internazionale. In realtà noi avevamo un po’ disincentivato tale pratica perché comunque intanto – nei primi 90 giorni – non sapevamo ancora bene quanto sarebbe durata tale guerra, se l’accoglienza era a lungo o a breve termine e intanto li abbiamo invitati a segnalare la loro presenza a breve e a lungo termine sul territorio con la dichiarazione di ospitalità perché – la protezione internazionale – prevede il ritiro del passaporto e, a noi, in questa fase iniziale, sembrava un po’ rischiosa come iniziativa perché non è detto che tutti vogliano rimanere in Italia – anche se è il Paese che accoglie di più al momento e l’Emilia Romagna in particolare è la Regione la quale sta accogliendo di più. Dopodiché, chi invece poi ci diceva che lo stesso era un trasferimento per il lungo periodo, li abbiamo aiutati nell’espletamento delle pratiche con l’accompagnamento che continuiamo a fare al livello burocratico. Mediante il permesso di lungo periodo che si ottiene con la protezione internazionale, ed anzi – con la sola richiesta di protezione internazionale – si può lavorare e, alcune donne che sono giunte qui avevano già la possibilità di trovarsi un lavoro come badante perché magari erano state chiamate da amiche le quali sapevano già di anziani che avevano bisogno; quindi, le possiamo seguire anche nelle pratiche di inserimento al lavoro. In seguito, abbiamo attivato un canale di tramite tra famiglie di aclisti, le quali avevano dato la disponibilità ad accogliere persone con la Caritas che aveva l’accoglienza lato ucraini e – finora – sono state 17 le famiglie che hanno accolto nelle proprie case i profughi, ora però – comprendendo che l’accoglienza e l’assistenza saranno a lungo termine, stiamo incentivando il rientro delle stesse nei posti Cas canonici. Oltre a ciò, abbiamo provveduto ad attivare uno sportello informativo bilingue in merito ai diritti e ai doveri legati alla permanenza in Italia e, ad esempio, la Protezione Civile, ha attivato la possibilità di ottenere un voucher ad personam di 300 euro al mese per gli adulti e 150 euro al mese per i bambini e quindi stiamo dando una mano per indirizzarli in questo senso. Successivamente, stiamo organizzando delle iniziative di accoglienza per i bambini con dei laboratori dedicati, centri estivi gratuiti, le borse sport – ossia la possibilità di fare sport gratuitamente – per cui noi, come Unione Sportiva delle Acli, mettiamo la quota necessaria e facciamo il modo che gli stessi vengano accolti gratuitamente”.

Quali sono i vostri auspici per il futuro in merito alla situazione ucraina? In che modo chi lo desidera può aiutare le azioni che state ponendo in essere?

“Noi, più che un auspicio abbiamo un timore, nel senso che siamo molto contenti che loro siano a Bologna con noi ma lo siamo molto meno in relazione al motivo per il quale si trovano qui e, pur essendo ben contenti di accoglierli, abbiamo il timore che non sia una accoglienza a breve termine in quanto comunque – anche qualora dovesse esserci improvvisamente un cessate il fuoco – queste persone si sono messe nell’ordine di idee di cambiare vita; mentre invece le persone che arrivavano all’inizio della guerra, ossia ai primi di marzo, ci dicevano che comunque volevano solamente il permesso di 90 giorni e non gli interessava imparare l’italiano in quanto sarebbero tornati presto a casa. In realtà ora cominciano a voler imparare la lingua, a cercare lavoro e sono orientati a rimanere perché comunque – ad esempio quelli che giungono da Mariupol – non hanno nemmeno più una casa dove tornare perché è stata rasa al suolo, comunque prevediamo un periodo di attesa più lungo del previsto; pertanto, si dovrà lavorare non più sull’emergenza ma su una integrazione ed una accoglienza vere e di lungo periodo. Ora c’è un po’ l’enfasi della guerra e dei bambini, ma questa vicenda andrà per le lunghe. La nostra prospettiva più prossima è quella, sia di rinforzare il corso di italiano di cui abbiamo visto che c’è molto bisogno; quindi, ci piacerebbe trovare un volontariato qualificato al fine di aiutarci ad insegnare la lingua oppure ad accudire i bambini insieme ai volontari che già abbiamo, perché abbiamo visto dei numeri che stanno crescendo in maniera esponenziale, noi ad esempio abbiamo già quasi 80 iscritti, perciò, servono risorse più importanti. Ugualmente serve un aiuto ulteriore per i bambini che saranno accolti nei centri estivi, noi non siamo un’associazione di tipo caritativo e quindi non raccogliamo aiuti economici ma facciamo al massimo da tramite, svolgiamo il cosiddetto segretariato sociale. La prima forma di integrazione è la lingua, ce ne siamo accorti in questo frangente ed è un’opera di bene insegnare l’italiano alle persone che vogliono rimanere da noi”.

Fonte: Christian Cabello |  InTerris.it

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