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Il Big Bang esclude la presenza di Dio?

“Si” per il fisico Hawking. Ma un’interessante tesi del filosofo padre Givone rovescia la posizione intransigente dello scienziato.

l Big Bang esclude l’esistenza di Dio? Il fisico Stephen Hawking, scomparso nel 2018, sosteneva che «le leggi della scienza sono sufficienti per spiegare l’origine dell’universo. Non è necessario invocare Dio». E ancora: «Io uso la parola “Dio” in un senso impersonale, come faceva Einstein, per riferirmi alle leggi della natura» (La Repubblica).

La posizione di Papa Francesco

Qualche anno fa Papa Francesco era intervenuto sul tema, affermando che la Creazione e il Big Bang non si contraddicono. «Dio non è un mago, ma il Creatore che dà l’essere a tutti gli Enti», aveva detto il pontefice.

Il Papa si muoveva sul piano dell’ «origine», spiegando che il Creatore «fornisce l’Essere (la ragione di esistere ndr) agli Enti (gli oggetti ndr) dell’universo. Questo è un ragionamento filosofico-teologico e non scientifico», era il giudizio di Padre Gabriele Gionti della Specola Vaticana.

Lo stato iniziale

Avvenire riporta l’interessante tesi che il filosofo Sergio Givone ha spiegato nel libro “I sentieri della filosofia” (ed. Rosenberg & Sellier): «Quel che viene sostenuto da Hawking è che di Dio non c’è alcun bisogno per spiegare il passaggio dallo stato assolutamente inerziale dell’inizio al Big Bang. Nulla infatti vieta di pensare che lo stato iniziale contenga già, prima della sua esplosione – e dunque in un tempo solo immaginario e non ancora reale – tutte le informazioni necessarie a produrre l’esplosione stessa».

Regressione al grado zero

«Se il successivo processo entropico viene fatto regredire fino al grado zero – prosegue Givone – dove l’entropia è nulla, ma le informazioni ci sono e contengono nel tempo immaginario la totalità delle cose che poi si svilupperanno nel tempo reale, è come se ci fosse dato di giungere al limite estremo dell’universo (per non dire dell’essere). E poi fare ancora un passo».

Zero come nulla

Secondo il filosofo, «accade con il numero zero quel che accade con il concetto di nulla. Ce ne serviamo per indicare una realtà negativa, realtà che non esiste. Eppure grazie a essi compiamo operazioni altrimenti impossibili o riusciamo a pensare ciò che diversamente resterebbe impensato (l’indeterminazione, la libertà, e così via)».

Lo zero, dunque, «è qualcosa che ha pur sempre che fare con qualcosa. Anche quando questo “qualcosa” è una realtà puramente negativa, o una realtà che sta prima della realtà». Come «il tempo immaginario che sta prima del tempo reale«.

Il “salvataggio” dal nulla

Quando si afferma che Dio ha tratto il mondo fuori da nulla, sentenzia Givone, «non sto affatto descrivendo il processo che ha innescato il Big Bang, cioè una serie di fatti. Al contrario, sto dicendo che il mondo ha senso, visto che Dio, che poteva abbandonarlo al nulla, lo ha invece tratto fuori dal nulla e quindi lo ha “salvato”».

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Due piani distinti

Due piani, dunque, da tenere ben distinti. «Per gli astrofisici si tratta di spiegare com’è fatto il mondo. Per i filosofi e per i teologi, se il mondo abbia o non abbia un senso. Chiamare o non chiamare Dio quel principio di spiegazione è irrilevante, così come è fuori luogo applicare a una teoria fisica la nozione di disegno salvifico o intelligente che sia».

 

Fonte: Gelsomino Del Guercio | Aleteia.org

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