ROMA – “La Costituzione non parla di carcere, ma di valenza rieducativa della pena”. L’ha detto tante volte, in questi mesi, la ministra della Giustizia Marta Cartabia. Anche durante la sofferta gestazione della riforma penale quando intorno a lei c’era più di una voce scettica, ma anche molti plausi quando il suo discorso tornava insistente sulla giustizia riparativa. Quella che non si risolve nello scontare soltanto degli anni di galera. Ma nel “riparare” il reato commesso.

Ma stavolta ecco che le parole si trasformano in fatti. Anzi, in un fatto. Con uomini e donne in carne e ossa. Per la precisione 102 persone. Per 52 luoghi. E non sono luoghi qualunque. Due per ogni luogo. Luoghi famosi dove questi uomini e queste donne si ritroveranno a vivere e a svolgere un lavoro di pubblica utilità. Hanno commesso un reato che comporta una possibile pena sotto i 4 anni. Questa soglia non è superabile. Ma loro saranno “messi alla prova”. Andranno in luoghi famosi a svolgere un lavoro anziché affrontare un processo. Sarà un lavoro finalizzato a “riparare la colpa” che hanno commesso. E se questa “messa ala prova” darà un esito positivo, allora la fedina penale di ciascuno resterà pulita, e il reato sarà estinto.

Luoghi famosi in Italia. Ecco l’elenco che comprende 52 luoghi. In molti casi un simbolo per le città dove si trovano. La lista distribuita in quattro pagine si apre con il Museo nazionale di Matera. E poi. Il Parco archeologico dei Campi Flegrei. La Reggia di Caserta. La Pinacoteca nazionale di Bologna. Il palazzo Reale di Genova. I Musei Reali di Torino. Il museo e il Parco del castello di Miramare. Il Palazzo ducale di Mantova. La biblioteca e il complesso monumentale dei Girolamini. Le biblioteche nazionali di Firenze e Rona. La biblioteca Marciana di Venezia. La biblioteca Sagariga Visconti Volpi di Bari. Le biblioteche di Firenze Marucelliana e Medicea Laurenziana. Le biblioteche statali di Lucca e di Macerata. E ancora le biblioteche di Padova, Pavia, Pisa, Potenza, Sassari, Trieste. 

Conosciamo i luoghi. Resi noti dalla ministra Cartabia e dal ministro della Cultura Dario Franceschini, assieme nella sede del Mibac, dove hanno spiegato cosa significa che 102 autori di un reato potranno essere “messi alla prova”, svolgendo un lavoro che, come ha detto Cartabia, sarà “una riparazione nei confronti della persona offesa e della collettività”. La Guardasigilli spiega così che cosa succederà: “Trovo che l’istituto della messa alla prova sia un’espressione particolarmente riuscita. E nella delega penale viene potenziato. Quali sono i vantaggi? Alleggerire il carico dei tribunali, dare sollievo alle strutture detentive, evitare il passaggio in carcere. E soprattutto stimolare la cultura della pena come riparazione nei confronti della persona offesa e della collettività. Questa convenzione ha un grande valore pragmatico e simbolico, 52 siti aprono le porte a un centinaio di persone sottoposte alla misura della messa in prova”. 

Dal 2014 al 15 ottobre scorso le persone che avevano commesso un reato e “messe alla prova” sono state 23.705. Altre 24mila pratiche sono in lavorazione. Le persone che invece hanno avuto un regolare processo e dopo hanno svolto o stanno svolgendo lavori di pubblica utilità sono 8.692. Finora però potevi essere “messo alla prova” presso organizzazioni come la Croce rossa, il Fai, Lega ambiente. Adesso invece, e per la prima volta, un ministero come quello della Cultura mette a disposizione 52 luoghi per persone che comunque hanno commesso un reato. Ma sono disponibili a riparare il danno con un lavoro. Quali reati? Li elenca la stessa Cartabia, “furto, danneggiamento di beni culturali, omissione di soccorso, lesioni personali, stradali…”. Dice Franceschini: “È importante che i lavori di pubblica utilità ai fini della messa alla prova trovino applicazione nei luoghi della bellezza. Guardando l’elenco degli archivi, delle biblioteche e dei musei in cui sarà possibile operare, non si può che pensare che ciò farà del bene alle persone che verranno coinvolte”.

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