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Per un cattolico «vaccinarsi è un atto morale buono». La lezione del cardinale Eijk

Il primate della Chiesa d’Olanda ha parlato di obbligo vaccinale, bene comune, libertà e responsabilità. Di fronte al Covid l’iper-individualismo contemporaneo non regge

Sorvolando sulle posizioni più estreme di quanti denunciano ogni due per tre l’immancabile complotto ordito dai soliti “poteri forti” volto all’instaurazione di una dittatura sanitaria come parte del Great Reset e fregnacce varie, c’è un punto che sembra sfuggire ai solerti sacerdoti e adepti della causa No Vax cosiddetta: il fatto che la libertà di non vaccinarsi non può essere messa sullo stesso piano della libertà di vaccinarsi.

Libertà e Bene Comune

Il motivo è presto detto. Se, poniamo il caso, fossimo tutti a conoscenza che sta per arrivare un uragano, e nonostante gli avvertimenti degli enti preposti Tizio decidesse lo stesso di uscire di casa e, a causa di ciò, finisse in malo modo travolto dalla furia della natura perdendo la vita o comunque ferendosi gravemente, a rimetterci sarebbe lui e lui soltanto; nel caso del Covid-19, invece, se Tizio non si vaccina non rischia solo lui ma, quel che è peggio, mette a repentaglio la salute altrui. O se non a repentaglio, la sua scelta di non vaccinarsi può in ogni caso complicare e non poco la vita quotidiana del suo prossimo (classico esempio, quando per essere stato a contatto con una persona che ha contratto il virus perché magari non vaccinata ti tocca stare a casa in quarantena, con tutto ciò che ne consegue).

Tra la prima e la seconda forma di esercizio della libertà c’è di mezzo quella cosa che si chiama “bene comune”, e che in una comunità di persone che voglia dirsi tale precede, e non di poco, il bene del singolo. Il quale, se si regola anteponendo al bene comune il proprio interesse se ne deve assumere la responsabilità accettando serenamente le conseguenze della sua scelta. E mi spiace e anzi mi sforzo pure di capire chi dice che il problema è “a monte”, ossia di chi ci ha messo in questa situazione per come ha (mal)gestito la pandemia; peccato solo che tutti gli indicatori scientifici stiano lì a dimostrare che se non risolutivo ai fini della prevenzione, chi si vaccina è di gran lunga più protetto di chi non si vaccina.

Piano col millenarismo

E mi spiace e anzi mi sforzo pure di capire chi dice che il vaccino non è stato sperimentato a sufficienza come quelli che facciamo da bambini; peccato solo che in assenza del vaccino il numero dei morti a causa del virus sarebbe stato straordinariamente superiore (con buona pace di chi si ostina a considerare il Covid-19 una banale influenza), motivo per cui ben venga un vaccino anche se poco testato piuttosto che niente (si chiama principio di realtà). Ma prima di tutto c’è, di nuovo, la considerazione del bene comune.

Lo ha sottolineato da par suo con parole di grande saggezza ed equilibrio – a beneficio in primis di certi febbricitanti ambienti cattolici inclini ad improbabile millenarismo apocalittico di cui il web offre un ricco campionario (tacendo, anche qui, di certe posizioni lunari e di toni eccessivi che pure non mancano) – il card. Willem Jacobus Eijk intervenendo di recente a un convegno a Roma. Senza giri di parole il primate della Chiesa d’Olanda è andato subito dritto al punto, se cioè rispetto al tema tanto dibattuto della vaccinazione, esista “un obbligo morale di vaccinarsi”.

«L’autonomia non è un principio assoluto»

Dopo aver ricordato che «Il principio fondamentale della dottrina sociale cattolica è quello del Bene Comune, in latino Bonum Commune», il cardinale ha altresì ricordato che «la principale responsabilità del Bene Comune spetta al governo. Esso può dunque imporre misure ai membri della società per contribuire al Bene Comune, specialmente quando è coinvolta la vita delle persone vulnerabili: lockdown, disinfezione regolare delle mani e mantenimento di una certa distanza l’uno dall’altro».

Ora il punto è che tale principio risulta «di difficile comprensione per la cultura iper-individualista contemporanea, che lo percepisce come una violazione della libertà dell’individuo umano»; ciò nondimeno, ha sottolineato il vescovo di Utrecht, «l’autonomia non è un principio assoluto». E non lo è per il semplice motivo che in ambito cattolico si parla di persona, categoria questa che a differenza di quella di individuo significa essere-in-relazione, ossia che il nostro “io” ha senso se e solo se è in rapporto ad un “noi”. Ecco perché «in base alla sua speciale responsabilità per il Bene Comune, il governo potrebbe imporre misure ai membri della società per proteggerne e garantirne la vita e la salute, anche nel quadro della pandemia da Covid-19. La nostra attuale cultura neoliberista iper-individualista non comprende né accetta il principio del Bene Comune come fondamentale per l’etica sociale».

E poiché non accetta il principio del Bene Comune, prosegue il card. Eijk, «non riesce quindi a comprendere che i governi hanno il diritto e persino l’obbligo di limitare in una certa misura la libertà dei cittadini se ciò è necessario per evitare che agenti infettivi, come il virus Covid-19, si diffondano tra la popolazione. La cultura individualista, quindi, protesta spesso contro le misure governative prese a tale scopo».

Il vaccino è un mezzo proporzionato?

Il primate d’Olanda ha poi toccato altri due punti oggetto di dibattito: «La questione socio-etica centrale è se vaccinarsi sia un atto d’amore o forse anche un obbligo morale nella prospettiva del Bene Comune, perché vaccinandosi si proteggono anche la vita e la salute del prossimo. Un’altra importante questione etica, dal punto di vista dell’etica personale, è se la vaccinazione sia, per il singolo, un mezzo proporzionato volto a proteggere la propria vita, considerato che ognuno di noi è obbligato ad usare mezzi proporzionati per salvare o proteggere la propria vita».

Quanto al primo, relativo all’obbligatorietà morale della vaccinazione, saltando i passaggi più tecnici (chi vorrà approfondire può andare al testo integrale, al cui lettura è fortemente consigliata) la conclusione del cardinale è chiara: «Noi stessi, essendo vaccinati con i vaccini Covid-19 esistenti, siamo sufficientemente protetti dall’infezione da virus Covid-19. Essere vaccinati è indubbiamente un grande contributo al Bene Comune poiché si tutelano la salute e la vita degli altri esseri umani. E sebbene le persone vaccinate possano incorrere in un’infezione da varianti del virus, come la variante Delta, nella maggior parte dei casi si ammalano meno e la possibilità di trasmettere il virus ad altri è minore. A questo proposito, potremmo concludere che essere vaccinati sia un atto morale buono – e forse anche moralmente obbligatorio – sia dal punto di vista del Bene Comune che da quello del nostro obbligo personale di proteggere la propria vita». Non credo servano commenti.

Sul secondo punto, se cioè i vaccini siano un mezzo proporzionato a proteggere la propria vita, il cardinale dopo una lunga e articolata disamina ha usato parole di altrettanto buon senso e realismo: «Le malattie causate dal Covid-19 sono molto gravi e il suo tasso di mortalità è piuttosto alto. La cura dei pazienti Covid-19 causa enormi problemi a tutta l’assistenza sanitaria. I vaccini Covid-19 sono efficaci e sono al momento l’unico mezzo per rallentare o fermare la pandemia. Confrontando questi fattori con i loro effetti collaterali, di cui i più gravi si verificano molto raramente, si può concludere che l’uso dei vaccini Covid-19 soddisfa le condizioni del principio del doppio effetto. Il rischio di contrarre effetti collaterali dei vaccini Covid-19 è quindi giustificabile».

A proposito di vaccini e feti abortiti

In chiusura il vescovo di Utrecht si è soffermato su altre due questioni, anch’esse spesso oggetto di polemiche. La prima riguarda il fatto che alcuni vaccini «sono stati progettati, sviluppati e/o prodotti e/o che la loro efficacia è stata verificata utilizzando linee cellulari, che derivano da embrioni umani, spesso abortiti decenni fa, anche negli anni Sessanta e primi anni Settanta del secolo scorso. Ciò solleva la seria questione se lo sviluppo, la produzione o l’uso di questi vaccini non sia una cooperazione all’aborto del feto umano, sebbene ciò sia stato procurato decenni fa».

Sviluppando le sue argomentazioni a partire dal cosiddetto “principio della cooperazione al male” elaborato da sant’Alfonso Maria de’ Liguori, il card. Eijk asserisce che «la cooperazione dei progettisti, sviluppatori e/o produttori del vaccino, che non accettano l’aborto procurato e non sono coinvolti nel modo in cui l’aborto è stato realizzato, è materiale, indiretta, remota e, nel caso di chi riceve il vaccino, molto remota. Inoltre, la pandemia da coronavirus può causare malattie molto gravi, ha tassi di mortalità relativamente alti, può sconvolgere totalmente la vita sociale ed economica in tutto il mondo e i vaccini sono l’unico mezzo per fermare la pandemia. Può quindi essere giustificata una cooperazione materiale, indiretta e remota nell’aborto sviluppando e producendo vaccini mediante linee cellulari derivate da feti abortiti e utilizzando questi vaccini».

D’altra parte, sull’argomento com’è noto si era già espressa la Congregazione per la Dottrina della Fede, non a caso citata dal card. Eijk, per ribadire che laddove non è possibile avere vaccini eticamente ineccepibili, «è moralmente accettabile utilizzare i vaccini anti-Covid-19 che hanno usato linee cellulari provenienti da feti abortiti nel loro processo di ricerca e produzione. La ragione fondamentale per considerare moralmente lecito l’uso di questi vaccini è che il tipo di cooperazione al male (cooperazione materiale passiva) dell’aborto procurato da cui provengono le medesime linee cellulari, da parte di chi utilizza i vaccini che ne derivano, è remota. Il dovere morale di evitare tale cooperazione materiale passiva non è vincolante se vi è un grave pericolo, come la diffusione, altrimenti incontenibile, di un agente patogeno grave: in questo caso, la diffusione pandemica del virus SARS-CoV-2 che causa il Covid-19».

È giusto obbligare a vaccinarsi? No

La seconda, e ultima questione toccata dal card. Eijk riguarda la domanda se i governi possono obbligare le persone a vaccinarsi. Sul punto, la risposta del primate d’Olanda è netta ed è no (con l’eccezione di chi opera nelle strutture sanitarie dove invece il vaccino va chiesto e dove in caso di rifiuto è ragionevole negare il permesso di lavorare lì). Per tre motivi: innanzitutto perché la vaccinazione dev’essere una scelta libera e responsabile della persona; tutt’al più i governi possono mettere in atto un’azione di moral suasion, ossia – dice il cardinale – «cercare di convincere i membri della società dell’importanza di vaccinarsi nel loro interesse e quello dei loro simili, dell’efficacia del vaccino per rallentare o fermare le pandemie e del fatto che effetti collaterali gravi da vaccini si verificano raramente o molto raramente. Le persone possono anche essere stimolate a farsi vaccinare offrendo la vaccinazione gratuita».

Il secondo motivo è che va rispettato chi in coscienza obietta all’utilizzo di vaccini prodotti tramite l’utilizzo di linee cellulari derivate da feti abortiti. Allo stesso tempo però, sottolinea il card. Eijk, colori i quali decidono di non vaccinarsi «dovrebbero, tuttavia, cercare di mantenere una certa distanza dalle altre persone, disinfettarsi frequentemente le mani e sottoporsi frequentemente ai test Covid-19. Un test Covid-19 negativo, non più vecchio di 48 ore, dovrebbe garantire loro l’accesso a ristoranti, teatri ed eventi»; questo, naturalmente, in virtù del fatto che essendo il Bene Comune il principio cardine, chi liberamente sceglie di non vaccinarsi deve poi regolarsi di conseguenza. Il terzo motivo è, per così dire, pragmatico: se la maggior parte della popolazione è già vaccinata non ha senso imporre l’obbligo di vaccinarsi.

Un atto di giustizia

Come si vede, le considerazioni svolte dal card. Eijk sono tutte all’insegna del buon senso e del principio di realtà, il realismo essendo l’humus culturale proprio di ogni discorso cattolico contro ogni ideologizzazione, da una parte o dall’altra. L’esatto contrario, spiace dirlo, di certe posizioni oltranziste e ideologiche che oltre che essere infondate servono solo ad alimentare polemiche inutili e/o, peggio, ad esasperare una situazione già di suo non facile.

Il card. Eijk ha messo in fila alcuni semplici concetti che vale la pena riassumere: a) i vaccini anti-Covid sono efficaci ed hanno effetti collaterali proporzionati, e in ogni caso con casi di reazione greve rari o rarissimi; b) se non disponibili vaccini eticamente ineccepibili, si possono accettare che sono stati realizzati utilizzando linee cellulari derivate da un feto umano decenni fa, dal momento che questo implica una cooperazione materiale, indiretta e remota all’aborto, e posto che la cooperazione al male è talvolta inevitabile o addirittura obbligata, per quanto contraddittorio possa sembrare; c) poiché chi si vaccina protegge anche gli altri, ne consegue che vaccinarsi è un atto di giustizia e un obbligo morale, anche se non può essere un obbligo giuridico. Chi ha orecchie per intendere, intenda.

Fote: Luca DEL POZZO | Tempi.it

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