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Il ddl Zan e il futuro

Comunque vada, il bene da salvaguardare è l’unità e la collaborazione di tutte le forze culturali che si sono battute per la libertà di espressione e per impedire che venisse imposta un’ideologia, come il gender, che offende la dignità della persona

 

Il ddl. Zan arriverà in aula al Senato il prossimo 13 luglio, quando comincerà una discussione al buio, che potrebbe riservare sorprese. Se venisse confermato così com’è, dopo l’approvazione della Camera dei deputati, avvenuta il 4 novembre scorso, il ddl. Zan diventerà legge dello Stato. Se venissero, invece, approvate alcune modifiche, dovrebbe ritornare alla Camera e, quindi, ancora al Senato per l’approvazione definitiva. È un’ipotesi possibile, vista la disponibilità dei senatori di Italia Viva ad approvare alcune modifiche, sostenute anche dai partiti di centro-destra. In questo caso, il disegno di legge potrebbe assomigliare al ddl. Scalfarotto, approvato alla Camera nel 2013 e poi “messo nel cassetto”. Rispetto al ddl. Zan, il ddl Scalfarotto non prevedeva il richiamo all’ideologia di genere, il gender nelle scuole, la giornata contro l’omofobia e altri punti critici. Sarebbe una ben magra consolazione un testo simile, se tenessimo conto di quanto ci siamo battuti allora contro “lo Scalfarotto”, ma sarebbe comunque il segno che tutta la mobilitazione di questi anni non è stata inutile. E sarebbe anche un modo per ricordare l’importanza del coraggioso intervento diplomatico della Segreteria di Stato, che ha ricordato con una “Nota verbale” come un ddl del genere rappresenterebbe una violazione del Concordato vigente fra Santa Sede e Stato italiano.

Avremo modo di capire e seguire che cosa accadrà nei prossimi giorni, ma già adesso una considerazione merita di essere anticipata.

Comunque vada, il bene da salvaguardare è l’unità e la collaborazione di tutte le forze culturali che si sono battute per la libertà di espressione e per impedire che venisse imposta un’ideologia, come il gender, che offende la dignità della persona perché nega la sua natura di creatura maschile e femminile. Troppo spesso in questi anni abbiamo assistito a fughe in avanti, a moderatismi e a estremismi contrapposti, che hanno minato l’unità del movimento pro-family e pro-life. Troppe volte abbiamo assistito a un ottimismo che non teneva conto della realtà e a un pessimismo che ha dimenticato che ogni battaglia va combattuta perché giusta, indipendentemente dall’esito. Tutto questo ha prodotto lo scoraggiamento di molti, illusi da una propaganda poco realistica e imprudente, oppure demoralizzati da un silenzio assordante, soprattutto da parte di chi avrebbe la responsabilità di parlare e guidare.

Comunque vada, ricordiamoci che il mondo non finisce per l’approvazione di una legge iniqua, che altre battaglie ci aspettano, in primis la legalizzazione dell’eutanasia, ma soprattutto ricordiamo a noi stessi e al prossimo che la battaglia per la vita e per la famiglia non può essere soltanto quella politica e parlamentare, ma deve anzitutto preoccuparsi di avvicinare le persone alla verità e così ricostruire il senso comune di una società oscurata e ammalata. È soprattutto questa la battaglia decisiva dei prossimi anni.

Fonte: Marco INVERNIZZI | AlleanzaCattolica.it

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