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Caterina Socci é resuscitata: il suo cuore si fermò per un’ora e mezzo …oggi ride!

Lo scrittore Antonio Socci indaga sul mistero dei “tornati dall’aldilà”: 3 milioni solo in Italia.

Caterina Socci, 24 anni, morì il 12 settembre 2009. Quella sera, intorno alle 20, ebbe appena il tempo di dire: «Oddio, mi sento
male», le amiche la afferrarono al volo, impedendo che sbattesse la testa sul pavimento. Il cuore s’era fermato, il respiro pure.

Suo padre, il giornalista e scrittore Antonio Socci, fu avvertito soltanto alle 21.30. A quell’ora giunse sul posto don Andrea Bellandi, s‘inginocchiò sul pavimento e cominciò a recitare il rosario. L’équipe medica gli fece capire che era fiato sprecato, che non c’era più nulla   da fare. Ma alla seconda, o terza, Ave Maria, «il miracolo», è così che lo chiama papà Socci: «Il cuore riprese a pulsare di colpo. Un battito forte, non deboli segnali come avviene subito dopo una defibrillazione. Tornata di botto normalissima anche la pressione arteriosa. Due eventi scientificamente inspiegabili. Perché mia figlia era morta, capisce? Morta».

Oggi che Caterina ha 29 anni, si regge sulle proprie gambe, ragiona, ascolta, capisce, si commuove, ride, chiama per nome i genitori e s’impegna giorno dopo giorno in un lento ma strabiliante ritorno alla normalità, che cosa poteva concludere un padre se non che la sua primogenita è tornata dall’aldilà? Quanto vi è descritto è tutto vero, tutto documentato, a cominciare dalle molteplici testimonianze di quelle che la scienza classifica come Nde (near-death experience), esperienze vicine
alla morte.

La Nde che più mi ha colpito quella di Vicki. Nasce prematura nel 1951, con bulbi oculari e nervo ottico atrofizzati e incompleto sviluppo della corteccia cerebrale visiva. Totalmente cieca. Nel 1973, a 22 anni, è coinvolta in un incidente d’auto. Tentano inutilmente di rianimarla. “Esce” da sé stessa. Non avendone esperienza, subito non distingue il suo corpo steso in barella. Poi lo identifica dall’anello che aveva conosciuto con il tatto. Al suo risveglio descrive con precisione il furgone Volkswagen contro cui s’è schiantata l’auto su cui viaggiava e i volti di persone defunte, “fatte di luce”, che non aveva mai visto in vita sua: la nonna, due amichette del collegio per non vedenti, due anziani. In pratica una prova scientifica dell’esistenza dell’anima contro coloro che liquidano le Nde come allucinazioni prodotte dall’encefalo. Nel cervello di Vicki non poteva esservi memoria delle immagini che invece ha saputo dettagliare».

Per saperne di più:
Ora posso dirlo con certezza: la mia Caterina è resuscitata” –  Il Giornale
GLI OCCHI DI GESU’ (di fronte alla nostra morte…) – Blog di Antonio Socci

 

 

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