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VENERDì SANTO/ Dormire come ghiri mentre l’Amico suda sangue

In quell’ultima notte, sazi dell’ultima cena, i discepoli addormentandosi tradiscono Gesù, che pure aveva chiesto loro di vegliare insieme a Lui. Morì di freddo, e poi di chiodi.

 

 

A sentirli parlare mentre erano in vita – quando Lui, giunti a sera, riusciva a far quadrare tutti i conti – erano geniali: l’uomo, quando sogna, è un genio. In fin dei conti, erano pur sempre gli amici dell’Uomo che, venuto al mondo, scelse proprio loro per ribaltare il mondo come fosse un carro agricolo.

 

Ieri sera, in punta di piedi, pur sapendo che uno l’avrebbe tradito e gli altri se ne sarebbero andati per i fatti propri, li ha preparati a festa. Premura delle donne di casa mia: “Ti sei lavato i piedi prima di andare a letto, amore?” mi ripeteva la mamma alla sera. “Hai messo il pane (e la nutella) nello zaino?” era l’avvertenza ultima della nonna prima di uscire per andare a scuola. A cena, l’ultima, i piedi sporchi sono stati lavati; le pance vuote sono state riempite. C’è tanta gente che vive a pane-e-acqua. Loro, gli amici, a pane-e-acqua avrebbero potuto vivere come principi: li mise in imbarazzo con la sua cordialità. Dopo cena lasciò libera la truppa: solo lasciandoli andare per i fatti propri, avrebbe misurato il loro amore per Lui.

 

Con la pancia piena e i piedi puliti, gli amici s’addormentarono come dei ghiri: “Dormire fino a mezzogiorno, mangiare, buttarsi sul divano, dormire fino a sera. Perché la vita è una e va dormita fino in fondo” suggerì Lucifero, l’animale lurido della menzogna. Diedero retta a quel furfante, dimenticarono le promesse fatte all’Amico – “Anche se tutti si scandalizzeranno, io no!” (Mc 14,29) –, lasciarono Cristo patire come un cane, da solo come un cane: “Sedetevi qui mentre io prego” li supplicò. L’unico favore che aveva chiesto loro in vita, dopo migliaia di favori fatti loro. La risposta, al terzo tentativo, fu grottesca: “Venne per la terza volta (…) e li trovò addormentati” (Mc 14,40-41). Quando l’occasione poteva farli santi, li fece ladri: il sonno dei discepoli è l’eccitazione di Lucifero. Sempre così, ad oltranza: “Perché si dorme? Non tanto per riposare, quanto per dimenticare” scriveva E. Cioran.

 

Dimenticare che anche l’amico Cristo, almeno una volta in vita, avesse potuto aver bisogno di loro, della compagnia, dell’affetto: si perdettero l’indice più alto di umanità dell’amico: “In realtà, si parli o meno di Dio, si evangelizza sempre se si porta Cristo dentro di sé” (P. D’Ors). Dormono come dei ghiri: Cristo, la sofferenza in persona, sta sudando sangue. Pur in condizioni pietose, sta sveglio a nome di tutti gli addormentati della storia: “Ogni eroe è sempre il solo desto in un mondo di addormentati – dice Papini nella suaStoria di Cristo – come il pilota che veglia sulla nave, nella solitudine del mare e della notte, mentre i compagni riposano”. Dormono tutti, l’hanno abbandonato: amici, città, familiari e parenti. Solo in due lo vegliano, intimi seppur invisibili: Lucifero e Maria. Mentre il primo lo sfotte – “Hai visto che fallimento, vecchio mio?” –, la seconda lo accarezza col cuore: “Mamma è qui, appena dietro. Non sei solo!”.

 

Domattina perdonerà loro pure questo, il fatto d’essersi addormentati mentre il mondo gli crollava addosso. Quel loro problema di sonno non era un difetto di fabbricazione: fu Lucifero a taroccarli in quella maniera. A ribaltare il motivo per il quale erano stati chiamati dal loro mestiere di pescatori: “Molte persone passano la loro vita andando a letto quando non hanno sonno ed alzandosi quando ce l’hanno” (C. Adams). E’ la sorte buffa dei discepoli: hanno colpi di genio mentre dormono, hanno colpi di sonno mentre sono svegli. Ancora più umani paiono oggi, per questo loro assenteismo nel giorno di massima richiesta di lavoro.

 

I ghiri ronfano, i cani abbaiano, i soldati giocano: “Chissenefrega del Cristo morente. Era prevedibile, passerà anche questa”. Erano tanti a ragionare così.

 

Lui, luna-piena, continuò a brillare per la sua strada. Qualche amico, forse, si morsicava le unghie, memore d’essere tabernacolo con il Pane dentro: “Ogni uomo dovrebbe sentirsi almeno una volta come un tabernacolo vuoto: in grado di contenere quanto vi è di meglio, eppure privato di ciò che si ama ed è sacro” (P. D’Ors). Se amare è scaldarsi, Cristo è morto di freddo. Poi anche di chiodi.

Fonte: Marco Pozza | IlSussidiario.it

 

 

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