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SINODO GIOVANI – Verso il Sinodo con tanti film: MUSTANG #3a proposta

MUSTAG

di Deniz Gamze Ergüven

con Günes Sensoy, Doga Zeynep Doguslu, Elit Iscan, Tugba Sunguroglu,

Ilayda Akdogan

Francia 2015 // Durata: 94’ // Drammatico

 

Il film in un tweet

In un paesino turco cinque sorelle danno scandalo fermandosi con dei ragazzi

tornando a scuola. Per loro la vita diventerà molto rigida e rigorosa e l’istinto

verso una maggiore libertà sarà irrefrenabile.

 

La sfida

Tradizione e futuro: come conciliare queste due polarità nella trasmissione

educativa? Cosa significa rispettare la libertà che sorregge la dimensione giovanile?

È giusto assecondare i timori e gli standard di misura degli adulti?

 

La condizione umana

Lale, Nur, Ecec, Selma e Sonay: 5 ragazze pronte a godere degli accenti della

loro età. Sedate dal contesto attorno che non permette fuori pista come un

bagno a fine anno scolastico, ben vestiti, in compagnia di altri compagni maschi

per giocare alla lotta sulle spalle gli uni degli altri. Cose normali verrebbe

da dire, gesti della giovinezza, rituali che segnano piccole liberazioni… anche

quelle dalla stanchezza di un anno di scuola. E invece no! Gesti che producono

scandalo, botte, litigi, urla, battibecchi e conseguenze salate per l’estate che

hanno davanti. Tutto diventa più rischioso, ristretto agli spazi di casa, finalizzato

a sistemare questa schiera di prossime donne bisognose di essere riportate ai

loro compiti di economia domestica.

Quella che farà più fatica a sopportare e accettare la supremazia del contesto è

la piccola Lale che pretenderebbe, in preda alla rabbia e alla legittima pretesa di

non vedere tutte “sistemate” le sue sorelle, di progettare la liberazione di tutte.

Una cultura che non imprigioni e una religione che non decida tutto: è questo

che desiderano le cinque piccole donne che con le loro azioni disegnano un’avanguardia

leggera, affettiva, complice ma altrettanto dolorosa. Ognuna dirà il

suo “no” in modo diverso, definitivo per attestare prima di tutto a loro stesse che il

pudore per una donna non è quello a cui sono obbligate.

 

Una rilettura del film teologico-pastorale

a cura di Luca Ramello, direttore dell’Ufficio di Pastorale Giovanile della Arcidiocesi

di Torino

A quanti indugiano in uno sguardo stereotipato o miope sulle giovani generazioni,

il film Mustang non lascia molti margini di indifferenza. Con la forza della grazia di

cinque ragazze – la grazia propria del femminile e della giovane età – il capolavoro

di Erguven provoca con garbo sorprendente e con graffiante raffinatezza tanto il

mondo adulto, specialmente quello impegnato in campo educativo, quanto il mondo

giovanile, soprattutto quello rassegnato alla vita «da divano», secondo l’ormai

nota espressione di Papa Francesco alla GMG di Cracovia.

L’intensa solidarietà vissuta da cinque sorelle di un remoto paesino della Turchia

non annulla, ma esalta la singolarità di ogni ragazza, una singolarità invece volutamente

ignorata dalla loro nonna, dallo zio e dal villaggio in cui vivono. Non interessa

chi siano, chi stiano diventando, cosa stiano facendo o cercando: l’ingenuo

contatto fisico con dei ragazzi, durante i giochi in mare al termine della scuola,

viene implacabilmente letto come scandaloso e scatena una progressiva ghettizzazione

delle ragazze, condannate e recluse – fisicamente e moralmente – in un

soffocante giudizio che segnerà la loro vita. La ricerca della libertà e della propria

identità si afferma così come un ostinato desiderio di «fioritura» della vita, che

pulsa nei loro corpi come nel loro animo. Gli esiti tanto diversi di tale conquista

della libertà avvertono dell’imprevedibilità di ogni cammino educativo, ma convergono

anche nel denunciare l’ambiguità (la nonna) e la colpevolezza (lo zio) di

un mondo adulto barricato nel pregiudizio, nel conformismo e nell’asservimento

delle giovani generazioni. Ad esso reagiscono due figure di adulti solo apparentemente

marginali: un giovane camionista, che alle ultime due ragazze tenacemente

in lotta apre la via della libertà con un passaggio verso l’autobus per Istanbul, e

un’insegnante capace di autentica accoglienza e di amorevole cura.

Potenti sono i linguaggi che narrano l’oppressione e l’affrancamento: il mare sconfinato

delle inquadrature iniziali che si riduce a pura immaginazione nei giochi

con le lenzuola; la casa «dentro» la quale sono rinchiuse le ragazze che si capovolge

nella chiusura degli adulti «fuori» da quello stesso mondo; la capigliatura alternativamente

sciolta o velata, espressione di femminilità, in parte tagliata per

propiziare la fuga, cui si accostano gli abiti imposti dalla cultura e quelli scelti dalle

ragazze; i differenti approcci alla maturazione affettiva e sessuale che, di fatto,

scandiscono tutta la narrazione e, infine, il titolo stesso, mustang, cavalli selvaggi

che evocano le indomabili cinque ragazze.

«In molte parti del mondo i giovani sperimentano condizioni di particolare durezza,

al cui interno diventa difficile aprire lo spazio per autentiche scelte di vita, in assenza

di margini anche minimi di esercizio della libertà. Pensiamo ai giovani in situazione

di povertà ed esclusione; a quelli che crescono senza genitori o famiglia, oppure

non hanno la possibilità di andare a scuola; ai bambini e ragazzi di strada di tante

periferie; ai giovani disoccupati, sfollati e migranti; a quelli che sono vittime di sfruttamento,

tratta e schiavitù; ai bambini e ai ragazzi arruolati a forza in bande criminali

o in milizie irregolari; alle spose bambine o alle ragazze costrette a sposarsi contro

la loro volontà. Troppi sono nel mondo coloro che passano direttamente dall’infanzia

all’età adulta e a un carico di responsabilità che non hanno potuto scegliere.

Spesso le bambine, le ragazze e le giovani donne devono affrontare difficoltà ancora

maggiori rispetto ai loro coetanei» (Documento preparatorio del Sinodo 2018, I,2).

Mustang avverte che la vita non può fiorire se non attraverso un coraggioso cammino

di libertà, nel quale tutti, adulti e giovani, sono chiamati a compiere la loro parte, perché

la gioia stessa di Dio sia in loro e la loro gioia sia piena (cfr Gv 15,11).

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