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Scuola cattolica: Fidae, Virginia Kaladich è il nuovo presidente.

«Dare voce a tutte le scuole cattoliche presenti nel nostro Paese», e lavorare affinché «sia pienamente riconosciuta la dignità di questa realtà scolastica ». Virginia Kaladich, neo presidente nazionale della Fidae, la federazione che riunisce gli istituti cattolici dalle elementari sino alle superiori, traccia con decisione le linee guida su cui intende procedere nel triennio di mandato al vertice della Federazione, a cui è stata eletta sabato scorso nel corso dell’Assemblea elettiva a Roma, che ha rinnovato le cariche nazionali. È la prima donna a ricoprirequesto incarico, che eredita da don Francesco Macrì, che lascia dopo tre mandati.

Quale realtà trova?

Una situazione difficile e non certo per l’azione della Fidae. Anzi, nonostante il nostro impegno di questi anni ci troviamo a dover spesso rivendicare la nostra dignità davanti allo Stato sia sul versante dei finanziamenti sia su altri. Eppure noi facciamo parte dell’unico sistema scolastico nazionale, ma dopo 15 anni ci troviamo ancora a dover fronteggiare un atteggiamento che non riconosce a pieno il servizio pubblico che svolgiamo.

Quali, dunque, le priorità del suo mandato triennale?

Metterci sempre più in ascolto delle scuole, di tutte, anche le più piccole e sperdute. Raccoglierne le necessità e diventarne la voce. Il tutto con un dialogo all’interno della Chiesa, ma anche con il mondo esterno. Un ascolto per dare voce, ma anche per cercare di trovare soluzioni affinché queste scuole, specialmente le più piccole, possano continuare il proprioservizio pubblico, che garantisce una libertà di scelta per le famiglie italiane.

Lei proviene da una realtà, quella veneta – dove è presidente regionale dal 2009, dopo esserlo stata a livello provinciale a Padova dal 2006, dove è dirigente scolastico dell’Istituto Sabinianum di Monselice in cui la presenza della scuola paritaria è consistente…

Eppure ci troviamo spesso a dover alzare la nostra voce per lamentare una disattenzione anche a livello locale per la nostra realtà. Pensi alle intenzioni di ridurre i fondi locali per la scuola paritaria, che significherebbe per le nostre realtà un gravissimo danno economico, che colpirebbe tutti, in particolare gli studenti con disabilità. Proprio lunedì ci siamo trovati come presidenti regionali delle associazioni della scuola paritaria veneta con i rappresentati della Conferenza episcopale per dare seguito all’appello di quest’ultima a tutti i parlamentari della Regione.

Eppure quest’anno sembra scongiurato il balletto sui fondi nazionali con uno stanziamento di 500 milioni da subito.

Ci toglie la preoccupazione di dover recuperare i tagli come in passato, ma non risolve i problemi perché non da certezza e stabilità ai fondi, come servirebbe alle nostre scuole.

E sul fronte della buona scuola?

Siamo partecipi, anche se a essere coinvolta appare soprattutto la statale. Però moltissimi nostri docenti con il piano di assunzioni sono passati, o passeranno, alla statale. Riconoscimento per i nostri insegnanti, che formiamo e prepariamo, ma danno per noi che, in diversi casi, perdiamo docenti preparati e che formano squadre valide.

Fonte: Avvenire.it

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