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La fede ci fa uscire da noi stessi

Colori, musica, testimonianze e preghiere in diverse lingue: in questa cornice, circa dodicimila chierichetti, protagonisti del loro undicesimo pellegrinaggio internazionale, hanno atteso e vissuto l’udienza con il Papa, oggi pomeriggio in una piazza S. Pietro arroventata dal sole. Ispirandosi alle parole di Isaia, motto del raduno, ”Eccomi, manda me!” il Pontefice ha indicato loro il profeta come modello di servizio e abbandono nelle mani di Dio, e la vicinanza all’altare eucaristico come “palestra di educazione alla fede e alla carità verso il prossimo”.

Sono venuti nel cuore della Chiesa universale per rafforzarsi nella loro vocazione i giovani ministranti, da tre continenti e una ventina di paesi come indicano le bandiere e i fazzoletti colorati che indossano. Uno bianco, simbolo della pace, un chierichetto ucraino lo ha donato anche al Papa che lo ha indossato appena giunto sul sagrato. Insieme hanno cantato la gioia di servire la Chiesa; e nei Vespri, con il Pontefice, hanno pregato in diverse lingue, che Dio li renda messaggeri della sua misericordia come Isaia nel brano biblico che ispira il pellegrinaggio e che il Papa, nell’omelia ha offerto loro a modello.

I ministranti come il profeta, ha detto Francesco: “piccoli e deboli , ma con l’aiuto di Gesù rivestiti di forza per intraprendere un grande viaggio nella vita”. “Anche il profeta Isaia scopre questa verità, vale a dire che Dio purifica le sue intenzioni, perdona i suoi peccati, risana il suo cuore e lo rende idoneo a svolgere un compito importante, quello di portare al popolo la parola di Dio, divenendo strumento della presenza e della misericordia divina. Isaia scopre che, ponendosi con fiducia nelle mani del Signore, tutta la sua esistenza ne viene trasformata”.
Come Isaia anche voi, ha osservato il Papa, scoprite sì l’infinita grandezza di Dio, che ci ha creati e voluti, ma anche il suo farsi prossimo e l’attendere paziente la risposta alla sua iniziativa che è sempre la prima. Ma “voi siete più fortunati del profeta”:
“Nell’Eucaristia e negli altri sacramenti sperimentate l’intima vicinanza di Gesù, la dolcezza ed efficacia della sua presenza. Non incontrate Gesù posto su un irraggiungibile trono alto ed elevato, ma nel pane e nel vino eucaristici, e la sua Parola non fa vibrare gli stipiti delle porte ma le corde del cuore”.

E “se non opponiamo resistenza”, Dio, come ha fatto con Isaia, ha sottolineato il Pontefice, “toccherà le nostre labbra con amore misericordioso” rendendoci “idonei ad accoglierlo e portarlo ai fratelli”. A questo dunque siamo chiamati: “come Isaia anche noi siamo invitati a non rimanere chiusi in noi stessi, custodendo la nostra fede in un deposito sotterraneo nel quale ritirarci nei momenti difficili. Siamo invece chiamati a condividere la gioia di riconoscersi scelti e salvati dalla misericordia di Dio, ad essere testimoni che la fede è capace di dare nuova direzione ai nostri passi, che essa ci rende liberi e forti per essere disponibili e idonei alla missione”

“Ministranti missionari: così vi vuole Gesù!” ha detto il Papa,e “più sarete vicini all’altare, più vi ricorderete di dialogare con Gesù nella preghiera quotidiana, più vi ciberete della Parola e del Corpo del Signore e maggiormente sarete in grado di andare verso il prossimo portandogli in dono ciò che avete ricevuto, donando a vostra volta con entusiasmo la gioia che vi è stata donata”.Quindi il suo pensiero finale, che è un ringraziamento: “Grazie per la vostra disponibilità a servire all’altare del Signore, facendo di questo servizio una palestra di educazione alla fede e alla carità verso il prossimo. Grazie di aver anche voi iniziato a rispondere al Signore, come il Profeta Isaia: “Eccomi, manda me” (Is 6,8)”.

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