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LA SPEZIA – Servono ancora mamma e papà?

«Una dittatura sta prendendo piede, nell’indifferenza generale». E’ la dittatura del “pensiero unico”, diversa dalle precedenti, ma che si preannuncia non meno totalitaria e repressiva. Lo ha detto l’avvocato Gianfranco Amato, presidente dei Giuristi per la vita, intervenendo ieri sera alla conferenza “Servono ancora mamma e papà? Famiglia e matrimonio tra Costituzione e ideologia del gender” nella sala multimediale di Tele Liguria Sud alla Spezia.

La conferenza è stata introdotta dal saluto del vescovo, monsignor Luigi Ernesto Palletti, che ha sottolineato l’importanza di formarsi e tenersi aggiornati su una sfida chiave del nostro tempo, tra l’altro una questione di ragione, non di fede religiosa. Il moderatore, Michele Battistelli, ha sottolineato il necessario rispetto e accoglienza di ogni persona e l’urgenza di opporsi a leggi e progetti che violano la libertà e pongono le basi per lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo.

L’indifferenza è costruita ad arte, perché l’ideologia del gender, pericolosa per famiglia, società e persone – specie i più deboli, i bambini – può prosperare solo nell’ombra, impedendo ogni opposizione, esponendo alla gogna mediatica chi non si allinea al “pensiero unico” e, infine, minacciando la galera attraverso le leggi cosiddette sull’omofobia. «Tutto questo con l’omosessualità non c’entra. Gli omosessuali vengono strumentalizzati da una lobby ricca e fortemente politicizzata ed ideologizzata. Molti di loro, come ad esempio Dolce e Gabbana, dicono con forza che la loro relazione non c’entra con la famiglia», che padre e madre sono un patrimonio naturale unico e insostituibile.

Così, con un’arringa documentatissima ed appassionata, che ha tenuto incollata alla sedia fino a mezzanotte una platea di centoquaranta persone, Amato ha acceso una luce, rivelando un quadro estremamente preoccupante per la libertà e la democrazia.

«Il disegno di legge (ddl) Scalfarotto sull’omofobia è inutile, perché l’articolo 3 della Costituzione già protegge ogni cittadino indipendentemente dal sesso e dalle condizioni personali» – ha esordito Amato. Il ddl è «inquietante», perché introduce, «nel delicatissimo campo del diritto penale», un reato – l’omofobia – senza specificarlo. «Anche in URSS, c’era il reato di propaganda anti-sovietica, uno strumento legalizzato per sbarazzarsi degli oppositori. Tutto viene rimandato alla personalissima sensibilità di un magistrato. Scopriremo solo durante il processo, se siamo stati omofobi o no». Si realizza così la profezia dello “psicoreato” del romanzo “1984” di George Orwell, «il reato non come atto oggettivo ma come percezione da parte di altri». Non è fantascienza. «Nel Regno Unito, una circolare della procura definisce omofobo ogni incidente percepito come tale».

Il ddl Scalfarotto si innesta sulla legge Mancino sull’antisemitismo e antirazzismo. Quindi, «dichiararsi contrari al “matrimonio” tra persone dello stesso sesso sarà come opporsi, ad esempio, al matrimonio tra un ebreo e un cristiano». Sarà penalmente rilevante anche quanto la Chiesa insegna sugli atti omosessuali, “intrinsecamente disordinati”.

La persecuzione è già realtà. Adele Caramico. professoressa di religione a Moncalieri, è stata recentemente accusata di omofobia da un suo alunno, attivista arcigay. I giornali titolavano: “Prof. di religione: gli omosessuali devono farsi curare”. «E’ stata additata al pubblico ludibrio. Per la caccia al “mostro omofobo”, sono scesi in campo opinionisti e politici dal Comune al Parlamento. L’indagine interna, condotta dal preside, ha rivelato la totale falsità delle accuse. Qualcuno le ha chiesto scusa? Il vicesindaco che l’ha definita “indegna della città di Moncalieri” è ora candidato sindaco».

Amato ha esortato a leggere la “strategia nazionale contro le discriminazioni”, documento prodotto dell’Ufficio nazionale contro le discriminazioni anti-razziali (UNAR) del Dipartimento Pari opportunità, sotto la presidenza del Consiglio. Tale documento copre ambiti chiave della società, quali scuola, pubblica amministrazione, stampa. Esso chiede l’accreditamento delle associazioni LGBT come enti formativi presso il Ministero e di favorire il “coming-out” nelle scuole, dove si insegnerà a considerare non il sesso biologico, maschile o femminile, ma il “genere”, da scegliere liberamente». Bisogna anche introdurre «una bibliografia omosessualista». Non è fantasia. Al Liceo Giulio Cesare di Roma hanno fatto leggere “Sei come sei”, di Melania Mazzucco, con brani da rivista porno e il messaggio generale che la famiglia padre, madre e figli è il fanalino di coda di un passato spazzato via dal progresso. I genitori non erano stati coinvolti nell’iniziativa, eppure la priorità educativa è loro. Lo afferma la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, documento delle Nazioni Unite, scritto nel 1948, dopo il bagno di sangue della Seconda Guerra Mondiale e il totalitarismo del Terzo Reich, dove c’era il “Ministero dell’istruzione pubblica e della propaganda”, con a capo Goebels.

In varie scuole si procede alla rimozione dei termini “padre” e “madre” dalla modulistica ufficiale, alla cancellazione della festa del papà e della mamma, all’introduzione – fin dall’asilo nido! – di fiabe di indottrinamento all’accoppiamento omosessuale, con speciale riferimento alla filiazione, attraverso la fecondazione eterologa. Quelle fiabe, infatti, «non parlano di adozione, ma di cliniche per la fecondazione artificiale. Questo interessa alla lobby, iniziare i bambini all’enorme business» che sta dietro alla rivoluzione antropologica dei nostri giorni, in cui la filiazione non è più un atto gratuito di amore. Ed è un business sulla pelle dei bambini e delle donne. «Si parla sempre di “donazione” (di sperma o ovociti), ma si tratta di contratti, tra l’altro anche con l’obbligo di abortire nel caso in cui il “prodotto” sia difettoso. Si inizia col catalogo delle donne fornitrici di ovociti (pratica fortemente invasiva e pericolosa per la salute, come raccontato dalle vittime nel documentario “Eggsploitation”), con caratteristiche che vanno dal quoziente di intelligenza al colore degli occhi dei capelli. Le fornitrici sono tipicamente studentesse dei campus americani, bisognose di soldi per mantenersi. Poi, per 500 Euro, l’uovo fecondato viene impiantato nell’utero di donne poverissime, spesso in India. Infine, il bambino viene prelevato e privato delle proprie radici e costretto a vivere in condizioni in cui non avrebbe potuto neanche essere concepito. Tutto questo, per il capriccio di ricche coppie occidentali. E chiunque provi a contestare tali pratiche viene bollato come omofobo».

«Lo “Standard per l’educazione sessuale” dell’Organizzazione Mondiale per la Sanità, ha definito gli insegnamenti da dare ai bambini fin da neonati. Masturbazione infantile precoce, gioco del dottore, propaganda del gender. E anche in Italia – al Careggi di Firenze – è stata chiesta la sperimentazione dei prodotti per bloccare lo sviluppo ormonale degli adolescenti, in modo che possano poi scegliere il proprio “genere”, indipendentemente dal sesso biologico. Avremo sedicenni maschi senza barba e con voce da bambino e femmine senza seno e senza ciclo. E’ il transumano evocato dal cardinal Bagnasco».

«Il giudizio più duro» sul gender viene da Papa Francesco: «Occorre sostenere il diritto dei genitori all’educazione dei propri figli e rifiutare ogni tipo di sperimentazione educativa sui bambini e giovani, usati come cavie da laboratorio, in scuole che somigliano sempre di più a campi di rieducazione e che ricordano gli orrori della manipolazione educativa già vissuta nelle grandi dittature genocide del secolo XX, oggi sostitute dalla dittatura del “pensiero unico”» (11 aprile 2014, discorso all’Ufficio Internazionale Cattolico dell’Infanzia).

«In questa situazione, bisognerebbe scendere nelle piazze in massa». Ma la maggioranza non sa. “Non ci siamo accorti”, “non sapevamo”, dicevano i tedeschi nel dopo-guerra, riguardo ai crimini nazional-socialisti. «Ma come – mi chiedevo? Anna Frank, i vagoni piombati, la Gestapo. In Italia le leggi razziali. Ci sono problemi ben più importanti – si pensava allora. Ma così, nell’indifferenza, si perde la libertà. Noi, oggi – tanto più con il Papa che ripete ogni giorno che siamo sotto la dittatura del pensiero unico – abbiamo la responsabilità di far sapere a tutti quanto sta accadendo, in modo che nessuno possa dire: “non sapevo”, “non me ne ero accorto”».

«Purtroppo è finito il bel tempo della fede a costo zero. Oggi dobbiamo chiederci quanto e a che cosa siamo disposti a rinunciare per testimoniare quello in cui crediamo. Penso, ad esempio, ai medici, riguardo ai quali l’Europa ha già deciso di revocare il diritto all’obiezione di coscienza sull’aborto. Ci licenzieranno e sbatteranno in prigione. Già oggi, c’è chi sta peggio. A quattrocento chilometri dalle nostre coste, i martiri vengono decapitati mentre invocano il nome di Gesù». «Ma la nostra non è una battaglia di retroguardia, già persa. E in ogni caso, saremo chiamati a rendere conto del nostro operato. E’ come se avessimo un lungo fronte da difendere, ognuno un pezzetto, più o meno lungo. Non credo che alla fine potremo dire: “Sono rimasto inerme, tanto il nemico passava lo stesso”».

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