La canonizzazione di una donna speciale, innamoratasi degli Esercizi ignaziani quando la Compagnia di Gesù era appena stata soppressa.
Di lei si sa pochissimo, almeno in Italia, ma la sua canonizzazione ha attirato l’attenzione. Maria Antonia de Paz y Figueroa, “Mama Antula”, così come l’ha chiamata il Papa incontrando i pellegrini argentini giunti a Roma appunto per la canonizzazione, era una laica che consacrò la sua vita al totale servizio di Cristo.Della sua vita mi ha colpito il legame con gli Esercizi di sant’Ignazio, un legame fortissimo e contemporaneamente inconsueto.
Mama Antula nasce da una famiglia benestante a Silipica, nella provincia di Santiago del Estero, appunto in Argentina, nel 1730 e morirà a Buenos Aires nel 1799, dopo avere fondato la Congregazione delle Figlie del Divin Salvatore, un istituto di laiche dedite alla promozione degli Esercizi ignaziani. A soli 15 anni emette un voto di verginità, ma senza entrare in nessun istituto religioso. E’ legata con altre donne alla Compagnia di Gesù, che proprio pochi anni dopo, nel 1767, viene espulsa per ordine del re spagnolo Carlo III, come fecero negli stessi anni tutti i governi occidentali, e quindi soppressa dalla stessa Santa Sede. Siamo nel 1773, e quando oggi ci lamentiamo della crisi nella Chiesa ritorniamo con il pensiero a quel tempo, quando il principale ordine religioso fu espulso prima dai governi massonici di tutta Europa (e perciò delle Americhe) e poi soppresso dal Papa, al quale i gesuiti facevano un voto speciale (il quarto voto) di obbedienza.
Il Papa di allora, Clemente XIV, li sopprime con il Breve Dominus ac Redemptor, ma formalmente rimarranno in vita grazie all’imperatrice Caterina II di Russia, che li vuole mantenere nella Russia Bianca. Il Papa, che li aveva soppressi, permette loro (che prontamente avevano chiesto il suo permesso) di sopravvivere formalmente.
Mama Antula si sente “ignaziana” e deve molto agli Esercizi, per cui decide di continuare a farli e a darli, sostituendosi ai predicatori gesuiti impediti. Gira l’Argentina e non solo, e raduna centinaia di persone che vogliono fare gli Esercizi, supera tante difficoltà e incomprensioni, ma a Buenos Aires riesce a trovare e a farsi donare una casa importante (che esiste tuttora in Avenida Independencia 1190) per la celebrazione degli Esercizi. Lo fa clandestinamente e Papa Francesco invita a non dimenticare «questa dimensione della clandestinità», che ci aiuta a superare le difficoltà che incontriamo nell’apostolato, come ha fatto la santa argentina. Proviamo a pensare: una donna, da sola, in Argentina, con la Compagnia soppressa, innamorata degli Esercizi ignaziani al punto da continuare a diffonderli, nonostante le immaginabili ostilità e incomprensioni.
Il riconoscimento della santità non è immediato. L’iter canonico comincia durante il pontificato di Benedetto XVI e si è concluso in San Pietro proprio domenica 11 febbraio.
Che cosa ci insegna questa santa ancora poco conosciuta?
La prima riflessione riguarda la crisi nella Chiesa. Troppo spesso noi la usiamo per giustificare la nostra pigrizia. “Se le cose vanno male ai vertici del corpo di Cristo, che cosa possono fare le povere membra?”, si ripete spesso. Si può immaginare una situazione più triste, nel senso della “autodemolizione”, del Settecento di Mama Antula? Questa donna non si è crogiolata nel rancore, non ha fatto polemiche, non ha incolpato “i tempi difficili”, ma ha risposto dedicando la sua vita alla predicazione degli Esercizi, che sono lo strumento apostolico principale di una compagnia di soli uomini che non esisteva più nemmeno per la Chiesa, alla quale pure avevano dedicato la loro vita religiosa! Una donna, nel XVIII secolo, che sfida tutti i pregiudizi del suo tempo, inizialmente senza neppure l’apporto di una congregazione religiosa!
Seconda riflessione. Gli Esercizi ignaziani sono a nostra disposizione, ma pochissimi li fanno. Spesso sono coperti da pregiudizi, considerati antiquati e poco “aperti”, figli di una spiritualità drammatica e di lotta, anche se la lotta principale che insegnano riguarda il combattimento contro se stessi, affinché la Grazia possa penetrare e convertire chi li pratica.
Mama Antula ha vissuto nel secolo dei Lumi, al tramonto dell’epoca in cui l’Argentina faceva parte dell’impero spagnolo, il cui governo aveva individuato nei gesuiti un ostacolo al proprio potere, massonico e assolutista, e tollerava il cristianesimo soltanto se al servizio dello Stato. Eppure questa donna ha avuto il coraggio di andare contro il pensiero dominante, di muoversi in un ambiente ostile per fare quello che era giusto, nonostante fosse stato proibito. Si stima che grazie al suo apostolato 80mila persone abbiano potuto fare gli Esercizi mentre lei era ancora in vita.
Un esempio di santità per il nostro tempo, altrettanto difficile. Alla cerimonia di canonizzazione del Pontefice domenica 11 febbraio, erano presenti il Presidente della Repubblica argentina, Javier Milei, il ministro degli Esteri, Diana Mondino, oltre naturalmente all’arcivescovo di Buenos Aires, mons. Garcìa Cuerva, e alle rispettive delegazioni.
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