La cantante ha scritto la prefazione a un libro che racconta 30 storie di colleghe, da Aretha Franklin a Lady Gaga all’afghana Sonita Alizadeh, che hanno combattuto per i diritti femminili
Fiorella Mannoia in Africa con Amref

Fiorella Mannoia in Africa con Amref – Amref

COMMENTA E CONDIVIDI

«Dirompenti, coraggiose, libere. Sono così le donne della musica», scrive Fiorella Mannoia nel libro Quello che le donne dicono. La musica è una cosa da ragazze (Feltrinelli Kids), che sarà presentato mercoledì prossimo, 19 ottobre, alle 18 alla Libreria Feltrinelli di Via Appia Nuova 427 a Roma, con la cantante intervistata dalla critica musicale Chiara Di Giambattista. Nel libro, nato in collaborazione con Amref Health-Italia, organizzazione senza scopo di lucro impegnata in diversi Paesi africani per l’empowerment femminile, Fiorella Mannoia presenta le storie delle musiciste, italiane e internazionali, attuali o dei decenni passati, che con determinazione hanno abbattuto i limiti imposti dagli altri e da se stesse. Trenta storie che ispirano e danno coraggio, raccontate con uno stile narrativo vicino al pubblico dei ragazzi. Ogni racconto è affiancato da illustrazioni e da una breve biografia che ripercorre i maggiori successi discografici e la vita della protagonista. Con QrCode si può accedere anche a contenuto multimediale, canzoni e testi.

C’è Aretha Franklin, la regina del soul che ha cantato veri e propri manifesti femministi. Lady Gaga, bullizzata da adolescente ma in grado di trasformare la sua eccentricità in successo. Miriam Makeba, che con la sua musica si ribellò alla segregazione razziale. Sonita Alizadeh, la rapper afghana in lotta contro i matrimoni forzati. E poi Billie Eilish e Janis Joplin, Annie Lennox e Loredana Berté… Trenta artiste in una lista speciale: donne che con la loro musica e la loro vita hanno testimoniato che lasciare un segno nel mondo è possibile.

«Trenta storie di donne che hanno dovuto lottare per emergere in un mondo di uomini e che hanno dimostrato che si può parlare di rivoluzione anche con una chitarra in mano», raccolte in un libro che gode della prefazione di una tra le artiste italiane più impegnate, Fiorella Mannoia. Una madrina di eccezione, sia per il suo ben noto attivismo dalla parte delle donne, sia perché il libro è realizzato in collaborazione con Amref, la più grande organizzazione sanitaria africana senza fine di lucro, di cui è testimonial da 11 anni.

Fiorella, nella sua prefazione a Quello che le donne dicono, lei parla alle ragazze, invitandole a scoprire le esperienze di tante artiste che hanno lottato contro pregiudizi, stereotipi e ingiustizie per affermare se stesse. E chiede alle giovani di «credere nella propria forza e nei propri valori». È quasi una lettera a una figlia…
Io non ho avuto figli, ma sento la responsabilità nei confronti delle giovani generazioni. Alle ragazze mi sento di dire che hanno più possibilità e potere di quello che pensano, proprio come le cantanti descritte nel libro. Dico di scegliere la loro battaglia, che sia la cura dell’ambiente, le discriminazioni di genere o la presa di posizione contro il bullismo a scuola, e di cercare di fare la differenza. Dico ancora di vivere con curiosità, di leggere, di approfondire, di trovare il proprio punto di vista, la propria forza. E di riversare il proprio coraggio e determinazione cercando di costruire un mondo migliore.

Non deve essere stato facile scegliere 30 artiste di tutto il mondo… Ma qual è la sua preferita?
Domanda difficile. Con le autrici abbiamo cercato di includere personaggi sia contemporanei sia del passato. Se devo proprio scegliere, amo in particolare Nina Simone (cantante americana di colore, nata nel 1933 e cresciuta in piena segregazione, ndr, che con la sua musica ha lottato contro la discriminazione razziale e per i diritti civili.

Nella prefazione al libro, lei incoraggia le ragazze a lottare contro le ingiustizie. Qual è a suo avviso la più grande ingiustizia dei nostri tempi?
La più grande ingiustizia è quella perpetrata in Africa: lo sfruttamento di un intero continente per le sue materie prime. Il nostro benessere deriva da secoli di sfruttamento. Un’altra ingiustizia sono le guerre dimenticate. Oggi siamo tutti proiettati verso questo orrendo conflitto alle porte di casa, ma ci sono interi popoli senza voce: penso ai curdi, ai palestinesi, alla gente del Tigrai. E, ancora, soffro per la mancanza di aiuti a chi ha bisogno: i malati di Alzheimer abbandonati nelle proprie case, le famiglie con figli disabili…

Da 11 anni lei è testimonial di Amref, ha compiuto diverse missioni in Africa e si è impegnata in particolar modo contro le mutilazioni genitali femminili. In questi anni ha assistito a miglioramenti?
C’è ancora tantissimo da fare. Ma nel mio impegno con Amref contro le mutilazioni genitali femminili osservo che un numero crescente di uomini condividono questa battaglia. Poiché si tratta di un rito ancestrale, le leggi non bastano per spazzarlo via. Abbiamo bisogno di uomini che convincano altri uomini a fermare questa barbarie.

Nei suoi viaggi in Africa ha incontrato molte persone: c’è qualcuna che le ha toccato particolarmente il cuore?
Se chiudo gli occhi rivedo lo sguardo di una giovane vedova, il cui marito era morto di Aids, endemico in quella zona del Kenya. Aveva quattro bambini e aveva chiesto aiuto perché il tetto della sua capanna era crollato. Andammo a verificare, e lei ci offrì il suo pasto, frutti di baobab tritati e scaldati su un pentolino a terra. Il suo sguardo sulla mia condizione di occidentale, bianca e ricca, al cospetto di tanta miseria e abbandono, ma tuttavia ancora capace di generosità, mi scava dentro a distanza di tempo. E poi penso alle alunne di una scuola che raccoglie bambine sfuggite alle mutilazioni genitali. Avevano gli stessi sogni di tutte le coetanee del mondo, lo stesso desiderio di felicità, e non finivano più di ringraziarci perché avevamo portato a scuola una fornitura di assorbenti…

Da pochi giorni ha terminato il suo tour “Padroni di niente”. Ora quali sono i suoi progetti?
Il tour è andato bene, ho visto nel pubblico il desiderio di trovarsi ancora insieme, di riprendere una vita normale dopo la pandemia. È stata una grande festa. Ora comincio a raccogliere canzoni e materiale per un nuovo disco.

Fonte: Antonella Mariani Intervista.  Fiorella Mannoia | Avvenire.it