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14enne pestato a scuola, padre dell’aggressore: ecco perché l’ho denunciato

La lettera della famiglia dell’adolescente: ci chiediamo perché l’ha fatto, è un nostro fallimento. Ma ora insegniamo a nostro figlio la responsabilit.

Una ragazzino pestato a sangue davanti a scuola, un altro – l’aggressore – che forse si macera dai sensi di colpa, forse dalla paura di essere individuato dagli investigatori e infine dopo giorni si confida con i genitori. E a quel punto succede che padre e madre prendono il figlio e senza esitare si autodenunciano. “Si” autodenunciano, perché oltre alle ovvie responsabilità del loro pargolo, la vicenda innesca un profondo esame di coscienza.

I fatti. La vicenda si è svolta a Castrolibero, paesino di 9.500 abitanti in provincia di Cosenza, il 4 ottobre scorso, davanti all’istituto superiore Valentini. Al termine delle lezioni un 14enne ha subito un’aggressione ed è finito al Pronto soccorso di Cosenza. La famiglia ha presentato denuncia e sono partite le indagini.

L’aggressore, anche lui adolescente, non ha detto niente finché due giorni fa, forse avvertendo la pressione dei giornali locali o degli investigatori e forse in preda al rimorso, si è confidato con la madre. E i genitori non cercano scuse o giustificazioni, non lo assolvono come spesso capita, non insabbiano. Ma lo portano in caserma ad autodenunciarsi, assistiti da due avvocati.

La lettera del padre. Il padre ha scritto una lettera aperta che è stata pubblicata sui giornali locali. “Da poche ore abbiamo appreso, da nostro figlio, che è lui l’autore dell’aggressione al giovane di Castrolibero”, ha scritto l’uomo. “E, da quello stesso istante, il mondo ci è crollato addosso, con una sola certezza: quella di dover informare le Forze dell’Ordine”.

Nessuno sconto al figlio: “Il fatto, da qualunque angolazione lo si guardi, è di gravità inaudita. È grave per la giovane vittima, è grave per la sua famiglia, è grave per nostro figlio, è grave per nostra figlia che, frequentando quella stessa scuola, rischia di portare il peso di comportamenti non suoi”.

E poi arriva il momento dell’esame di coscienza: “E, se possibile, è ancora più grave per me e mia moglie, che stiamo vivendo il dramma di un fallimento“. Perché in questo momento ci troviamo a sperimentare che quello del genitore è veramente il mestiere più difficile al mondo”.

Il genitore continua scrivendo: “Non facciamo altro che chiederci dove abbiamo sbagliato, dopo aver vissuto tutta la vita, e il nostro essere famiglia, guidati dai valori dell’accoglienza, della correttezza e del senso di responsabilità: valori lontani anni luce da queste azioni”.

Di fronte al perché dell’aggressione il padre ammette: “Non so se avremo mai risposta a questa domanda, ma, proprio sulla base dei valori che ci guidano, riteniamo giusto che nostro figlio impari ad assumersi le sue responsabilità ed a rispondere delle sue scelte e delle sue azioni, sebbene ancora minorenne”.

La lettera si conclude con parole di condivisione del dolore della famiglia del 14enne colpito, le cui immagini dall’ospedale, con il volto tumefatto, sono state pubblicate dai giornali calabresi.

Fonte: Avvenire.it

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