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Chi era la donna che Sant’Agostino ha amato profondamente?

La romanziera Suzanne Wolfe parla ad Aleteia del suo romanzo pluripremiato “The Confessions of X”

Nelle sue Confessioni, Agostino di Ippona – uno dei più importanti Padri della Chiesa del cristianesimo occidentale – si riferisce alla donna con cui viveva, la sua concubina, come all’“unica”. Non sappiamo nulla di questa donna, che Agostino non nomina mai, ma un nuovo romanzo di Suzanne M. Wolfe le dà ora una voce. The Confessions of X porta in vita la concubina che Agostino ha amato profondamente e poi mandato via. La storia di X raccontata dalla Wolfe ci aiuta a immaginare chi possa essere stata questa donna misteriosa e illumina il modo in cui Agostino ha vissuto, illustrando alcuni dei personaggi che hanno influenzato più significativamente la sua persona e la sua conversione. La Wolfe parlato con Zoe Romanowsky del suo ultimo lavoro.Cosa l’ha ispirata a scrivere The Confessions of X?

Il seme è stato piantato 40 anni fa in una lezione di religione nella scuola privata che frequentavo quando avevo 12 anni. Ricordo di alver alzato la mano e di aver chiesto chi fosse la donna misteriosa delle Confessioni di Agostino. Suor Bernadette rispose: “Non lo sa nessuno. È persa nella storia”. Quel “persa nella storia” mi è rimasto dentro.

Nel corso degli anni ho pensato spesso a tutte le grandi donne della storia la cui vita è stata eclissata dagli uomini che amavano. Volevo dar loro una voce, e visto che le mie passioni sono la letteratura e la storia ho pensato “Quale modo migliore di un romanzo?”

E allora ho deciso di cercare la concubina per poter raccontare la sua storia. Visto che di lei non si sa niente – neanche il nome –, l’unico modo di farlo era ricercare in Agostino e nelle sue opere e costruire un ritratto di lui. Lo spazio bianco nel dipinto era la concubina.

Può spiegare cosa fosse all’epoca una concubina, e come considerava la cosa la Chiesa?

Per noi contemporanei “concubina” il sinonimo di “amante” o perfino di “prostituta”. Nel mondo antico non era così. Il motivo per cui assimilo una concubina a una moglie di fatto è che il concubinato implicava una relazione sessuale monogamica in cui l’uomo e la donna non erano, o non potevano essere, sposati per ragioni di classe sociale o di rango. Era quasi sempre dovuto al fatto che un uomo di status sociale più elevato si innamorava di una donna di rango inferiore.

Uno degli esempi più famosi è Caenis, la liberta e concubina dell’imperatore Vespasiano. Spesso il concubinato era una scelta volontaria della donna e della sua famiglia, visto che era un modo per raggiungere la sicurezza economica. Essere etichettata come concubina non era dispregiativo nel mondo antico, e spesso figurava nelle iscrizioni che indicavano lo status della persona deceduta.

La posizione della Chiesa al riguardo si è evoluta nel corso del tempo. Il cristianesimo stava cambiando i costumi sociali dell’Impero Romano, ma non è accaduto dal giorno alla notte. Sant’Ambrogio, rigoroso moralista, aveva una visione sorprendentemente indulgente del concubinato, permettendo alle coppie che si trovavano in un’unione monogamica ma non erano sposati di ricevere la Comunione. È un indicatore del fatto che nel mondo antico queste unioni venivano considerate irregolari ma non immorali di per sé.

La reputazione pre-conversione di Agostino era quella di un uomo indomito e sessualmente promiscuo, e tuttavia incontrò X quando aveva 18 (o 19?) anni e si dice che le sia rimasto fedele per tutti gli anni che hanno trascorso insieme. Al di là di una breve relaizone con la sua padrona di casa dopo che si erano separati è rimasto casto. Da dove deriva, allora, la reputazione di “ragazzaccio” prima che diventasse cristiano?

È una combinazione di fattori. Parte del problema è che le confessioni dei peccati di Agostino erano sempre caratterizzate da un forte aspetto penitenziale. Agostino sarà sempre noto per aver detto “Signore, rendimi casto, ma non subito”. Combinatelo con il modo in cui è stato rappresentato come una persona promiscua poi diventata un moralista repressivo. È triste perché i suoi scritti – memorie, lettere, sermoni, libri – rivelano come fosse un uomo con senso dell’umorismo, molto intelligente e appassionato, brutalmente onesto sulle sue debolezze.

Nel suo romanzo, Agostino sembra bravo e il suo rapporto con X idilliaco – egualitario, rispettoso, gentile, appassionato, comprensivo… cosa molto insolita per l’epoca. Crede che Agostino sia stato davvero così virtuoso prima di diventare cristiano e sacerdote? Che difetti aveva?

Non essendoci una finestra storica nel rapporto quotidiano tra Agostino e la sua concubina, ho dovuto estrapolare da quello che sapevo delle amicizie di Agostino e applicare quello che ho trovato al suo rapporto con X. L’amicizia era estremamente importante per Agostino, che aveva un vero dono per questo, come si evinge dalle sue tante lettere a un’ampia serie di persone.

In una lettera dice: “Soprattutto quando sono logorato dai turbamenti del mondo, mi getto senza riserva sull’amore di coloro che mi sono particolarmente vicini”. Anche se scritto dopo la sua conversione, è chiaro che esprime quello che ha sempre provato per gli amici. Visto che amava la sua concubina così profondamente, come dimostra il tremendo dolore dopo che lei è stata mandata via, ho ritratto il loro rapporto come un’amicizia profonda ed erotica.

Quanto alle debolezze di Agostino, lo ritraggo come turbolento e insoddisfatto. Dev’essere stato molto difficile per X. Era anche incline alla depressione. Aggiungete a questo il fatto che ha mentito alla madre ed è fuggito in Italia lasciandola indietro! E ovviamente alla fine permette a X di tornare in Africa, separandola non solo da sé, ma anche dal suo unico figlio. È un’incredibile debolezza da parte sua. È una lista piuttosto seria di fatti che si fatica a definire positivi.

E tuttavia le sue virtù sono chiaramente individuabili nelle Confessioni e nelle sue lettere. La scena in cui X testimonia come lui rimetta teneramente un uccellino nel nido è basata su una poesia scritta da lui; nelle Confessioni dice che a teatro piangeva per l’emozione.

Non penso che con la conversione sia diventato perfetto; credo non accada a nessuno. La cosa splendida di Agostino è che è rimasto un uomo. È rimasto se stesso. Anche i santi sono peccatori. È quello che li rende affascinanti anche per noi. Alla fine del romanzo, la concubina dà ad Agostino una sorta di epitaffio, descrivendolo come “il corpo che ho amato, e ancor più la grandezza dello spirito”. Credo che Agostino sia stato all’altezza del suo nome.

Ha fatto un così buon lavoro per fondare l’atteggiamento di Monica sul suo amore materno che non sono riuscita a trovare alcuna mancanza in lei, cosa che non mi aspettavo. È stato intenzionale?

Monica è stato il personaggio più difficile da descrivere proprio per via dello stereotipo della suocera, e non c’è dubbio del fatto che nelle Confessioni sia del tutto implacabile. Ammiro la perseveranza, e la considero un fattore in più anziché un difetto in un personaggio.

Penso anche che la maternità sia una vocazione sottovalutata nella nostra cultura contemporanea, che le madri/donne siano spesso rappresentate come brontolone per la paura che quello che dicono sia fin troppo vero. Lo si coglie nelle Confessioni di Agostino, ed è il motivo per cui semina la madre al porto di Cartagine e si imbarca per Roma. Non vuole ascoltare.

Quello che ha aperto ai miei occhi il personaggio di Monica è stato il fatto di capire che tutto ciò che ha fatto e detto è stato per amore nei confronti del figlio, e allora ho reso l’amore – l’amore materno – la base del suo personaggio. E lo mostra ad Agostino, a X, ai suoi servi. A tutti.

La scena della discussione tra lei e Agostino è fondamentale, credo. Mostra il conflitto tra loro ma anche che nonostante la rabbia nei confronti del figlio lotta ancora per il suo bene. Quando la incontriamo per la prima volta è una donna di mezza età e non più la ragazzina che beveva troppo (cosa riferita da Agostino nelle Confessioni) o la giovane donna sempre tradita dal marito. In un certo senso, vediamo il suo carattere formato pienamente dopo le sue lotte personali. La vediamo solo come madre.

Come ha delineato il personaggio di Nebridio, ed è possibile che fosse innamorato anche lui di X ma abbia sacrificato quei sentimenti? Perché non si è mai sposato?

Nebridio era amico di Agostino, e gioca un ruolo importante nelle Confessioni. Non ci viene detto perché non si sia mai sposato. Abbiamo solo un paio di lettere scritte da lui ad Agostino, mentre ce ne sono di più scritte da Agostino a Nebridio. È chiaro che fossero molto vicini, come fratelli, ed è chiaro che Nebridio ammirasse Agostino e lo considerasse un riferimento.

L’amicizia d’infanzia tra Nebridio e X è pura finzione. La grande difficoltà nello scrivere di persone che circondano un personaggio storico molto famoso è che vengono messe in ombra da questa figura e finiscono per essere meri satelliti che orbitano intorno a lui. Volevo evitarlo a tutti i costi. È per questo che mi sembrava importante stabilire un rapporto precedente tra X e Nebridio indipendente da Agostino.

Ed è anche uno dei motivi per cui accenno all’amore più che fraterno di Nebridio per X. Il suo amore sia per X che per Agostino è tale che è disposto a rinunciare ai suoi desideri. In un certo senso, Nebridio soffre più di tutti perché il suo sacrificio passa ampiamente inosservato. Può essere benissimo il personaggio più santo e tragico del romanzo.

X, per come la ritrae, è una donna forte, saggia, amorevole, intuitiva. Qual è stato il processo creativo che l’ha portata a sviluppare il suo personaggio?

Mi sono chiesta che tipo di donna si sarebbe innamorata di un uomo simile, e mi è sembrato che X dovesse essere bellissima (Agostino aveva uno spiccato senso estetico), appassionata (Agostino era un uomo profondamente sensuale), fantasiosa (Agostino amava molto le arti) e profondamente intelligente (Agostino è stato probabilmente l’uomo più intelligente della sua epoca, e si sarebbe annoiato rapidamente con una persona meno brillante). Sono tutte estrapolazioni precedenti all’iniziare a scrivere.

Una volta iniziato, però, una volta aver stabilito la “voce” di X nel capitolo 1, ha preso vita da sé. Mi sembra che il carattere di X – la sua forza, la sua ostinazione – si sia rivelato a me piuttosto che il contrario.

Lei ha appena vinto il premio Libro dell’Anno di Christianity Today per il romanzo. Ha ottenuto altrettanta attenzione dai cattolici, e se non è accaduto perché?

Non ho ricevuto grande attenzione dai media cattolici, in parte perché il mio romanzo è stato pubblicato da una divisione della HarperCollins basata sul mercato evangelico. Se sono molto grata al mio editore, la verità è che è molto difficile uscire dalle nicchie di marketing.

Aggiungete il fatto che scrivendo della concubina di Agostino può sembrare ai lettori cattolici che stia adottando un approccio sovversivo nei confronti di un grande santo della Chiesa. Vorrei sfatare questa impressione, e spero che i lettori cattolici riconosceranno la visione sacramentale più profonda del romanzo. X, rimanendo pagana, attraverso la sua esperienza come moglie, madre e pensatrice indipendente, aiuta a far scendere Agostino dalle nuvole astratte della sua eresia manichea. Attraverso la sua influenza umanizzante, Agostino riesce a comprendere più da vicino il mistero dell’Incarnazione, che getta le basi della sua conversione. X lo aiuta nel suo percorso per diventare santo.

Fonte: Zoe Romanowsky | Aleteia.org

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