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Reggio Emilia. Giovanardi: «I figli innocenti ‘rubati’. Ho denunciato. Invano»

Nei giorni delle rivelazioni choc, l’ex senatore Giovanardi racconta ciò che accadde. «Raccolsi le angosce di quei genitori. Non videro più i bimbi». Le interrogazioni parlamentari e le connivenze

Nel 2018 la procura di Reggio Emilia inizia a indagare sul picco di segnalazioni da parte dei servizi sociali dei Comuni della Val d’Enza, secondo i quali un numero esorbitante di bambini erano stati abusati e quindi allontanati dai genitori. I colloqui con i bambini, condotti dagli operatori della onlus ‘Hansel&Gretel’, vengono intercettati. Secondo l’ordinanza, che ha portato a 18 misure cautelari e 27 indagati tra psicologi, assistenti sociali, medici e politici, i ‘falsi ricordi’ di abusi mai avvenuti erano ottenuti grazie a ‘suggestioni e contaminazioni’, gli allontanamenti grazie a false relazioni (case normali descritte come fatiscenti) e disegni manipolati. Ieri il sindaco Pd di Bibbiano, Andrea Carletti, che aveva chiesto la revoca dagli arresti domiciliari, è stato sospeso dal prefetto di Reggio Emilia. «Spera sia fatta al più presto chiarezza – dice il suo legale –. Il suo pensiero è per i bambini e le famiglie, auspica una rigorosa verifica». Salvini: «Ora la commissione d’inchiesta sulle case d’accoglienza»

«Il repentino allontanamento dalla famiglia rappresenta un trauma irreversibile per bambini di quattro, otto, nove e undici anni, costretti a vivere separati dai loro genitori da più di tre mesi». Era il marzo 1999 quando Carlo Giovanardi, allora vicepresidente della Camera, presentava al ministro della Giustizia Oliviero Diliberto un’accorata interrogazione parlamentare: quattro fratellini la notte del 12 novembre 1998 erano stati portati via dalle forze dell’ordine. I genitori non erano indagati né accusati di nulla, ma la cuginetta, dopo mesi di trattamenti con psicologi e assistenti sociali di Mirandola, aveva prima raccontato di abusi da parte dei genitori, poi via via coinvolto altri bambini, portando a una raffica di arresti e minori sottratti. Erano i primi atti del dramma poi noto come ‘I diavoli della Bassa Modenese’, anni di processi per presunti abusi, riti satanici e sacrifici umani, che si conclusero con il carcere per alcuni genitori, assoluzioni piene per altri (tra questi i genitori dei 4 fratellini, Lorena Morselli e Delfino Covezzi), sei adulti morti di dolore (tra i quali Delfino e don Giorgio Govoni, ritenuto il capo della setta e condannato a 14 anni, pienamente riabilitato post mortem). Una ventina i bambini spariti per sempre, anche i figli degli assolti. Com’è noto, psicologi e assistenti sociali di allora erano in gran parte gli stessi oggi coinvolti nell’inchiesta choc di Reggio Emilia ‘Angeli e Demoni’.

Giovanardi, lei in tempi non sospetti aveva capito che stava succedendo qualcosa di terribile.

Venti anni fa ero vicepresidente della Camera e don Ettore Rovatti, parroco di Finale Emilia, mi chiamò in canonica per presentarmi Lorena e Delfino, due genitori esemplari e amati da tutti, cui avevano portato via i figli con l’accusa di non essersi accorti che gli zii abusavano di loro. Non c’era altro che il racconto della cuginetta, seguita dai servizi sociali. La stessa tirò in ballo anche don Giorgio Govoni, persona straordinaria di cui raccolsi le angosce… Non potevo tacere, ma prima di presentare l’interrogazione telefonai a Elisa Ceccarelli, allora presidente del Tribunale dei minori di Bologna. Era mio dovere informarmi, ma rispose che non intendeva parlare con me, in pratica rifiutava ogni collaborazione con un’alta istituzione, cioè col Parlamento… Presentai la mia interrogazione e improvvisamente, due giorni prima della risposta di Diliberto, i Covezzi da non indagati divennero ‘violentatori dei loro quattro figli’: anche i loro bambini, dopo una serie di sedute con gli operatori, presero a ‘ricordare’ di essere stati abusati da mamma e papà.

Com’è possibile questo?

Basta leggere le accuse scritte oggi dal gip di Reggio Emilia o rivedere i video degli interrogatori dei bambini della Bassa Modenese di allora: dopo mesi passati lontano dai genitori e con gli operatori, i bambini ripetono meccanicamente, persino distrattamente, i racconti horror. Suggestionati dalle loro pressanti domande, i piccoli ‘ricordavano’ i camion con cui don Giorgio li portava nei cimiteri della Bassa, le violenze nelle tombe scoperchiate e nelle bare aperte, legati alle croci e accoltellati, costretti a sacrificare al diavolo altri bambini e a decapitarli… In seguito la Cassazione stabilirà che nulla era accaduto (in paese non mancava all’appello alcun bambino!), ma nessuno tornò più a casa. Una figlia dei Covezzi secondo la ginecologa Cristina Maggioni risultava violentata «centinaia di volte» e tutti gli altri bambini ‘abusati con evidenti segni’… Tutte perizie poi demolite dal medico incaricato dal gip: la bimba era intatta e nessun bambino riportava segni di abuso.

Quali sono i punti di contatto tra le storie di Modena e Reggio Emilia?

I metodi e le persone fisiche. La psicologa Valeria Donati operava sui bambini di Finale Emilia e ora su quelli di Reggio Emilia. In entrambi i casi era la onlus piemontese Hansel&Gretel a condurre gli interrogatori dei bambini con il discusso metodo del ‘disvelamento progressivo’ del Cismai, e i risultati li vediamo. Una delle psicologhe di allora era Cristina Roccia, prima moglie di Claudio Foti, il fondatore di Hansel&Gretel oggi agli arresti insieme all’attuale moglie per il caso di Reggio Emilia. Oggi come allora i regali e le lettere dei genitori non venivano consegnati al bambino, che così si convinceva di esser stato abbandonato: allora comincia a parlare, dice tutto ciò che si desidera che dica. Ad esempio, nessun bambino aveva mai nominato don Giorgio, il suo nome venne letteralmente messo in bocca dagli operatori, basta vedere i video. Quando uno dei bimbi accusò addirittura un vescovo, che avrebbe dovuto viaggiare con don Giorgio per tre ore, prelevarlo a scuola, fare orge al cimitero e riportarlo indietro, la maestra giurò che il piccolo era sempre stato a scuola, ma fu condannata a due anni per falsa testimonianza: essendo credente, avrebbe mentito per difendere il prete… In appello fu assolta.

L’aspetto più doloroso è emerso sere fa durante ‘Chi l’ha visto’: due delle bambine di allora, oggi adulte, ‘ricordano’ di aver squartato decine di bambini. Sono persone annientate.

Il lavaggio del cervello è indelebile e tuttora rinnovato: gli stessi ex bambini in più occasioni hanno detto di essere ancora confermati nelle loro convinzioni dagli psicologi. Quattro mesi fa ho presentato un esposto alla Procura di Modena per sapere se sono gli stessi di allora, aspetto risposta: lo Stato li ha fatti ammalare, lo Stato li deve guarire, qualcuno degli psicologi ha mai detto loro che i fatti dei cimiteri non erano mai avvenuti?

Dopo Reggio Emilia l’opinione pubblica è scioccata e si chiede: a che pro tutto questo?

Tre fattori si ripetono ogni volta. Primo: quella scuola di pensiero ritiene che un bambino su 5 è abusato. Sia chiaro, la pedofilia va punita senza pietà, ma non si può sostenere che in ogni classe di 20 alunni quattro sono abusati sessualmente. Da qui la caccia alle streghe e l’allontanamento dei bambini al primo ‘sintomo’, come scrivono nei loro saggi. Elisa Ceccarelli in un’intervista di quegli anni disse: ‘Un minore ciondola a scuola, non impara… nostro dovere è accertare se siano segnali di abuso: quando un bambino nel posto in cui si trova sta male, io devo capire se per lui in quel posto c’è un futuro possibile. Altrimenti devo portarlo via’.

Secondo?

Il presupposto ideologico contro la famiglia naturale, che nei loro libri chiamano ‘patriarcale’, e che non considerano l’ambiente migliore dove crescere i bambini. Infine c’è il fattore economico: più abusi trovi, più sei bravo, più ricevi fondi pubblici. Un business gigantesco, che ha coinvolto alcune comunità d’accoglienza e famiglie affidatarie, senza che un solo sindaco dell’Emilia Romagna reagisse. Pensare che era sotto gli occhi di tutti: 17 anni fa, quando don Govoni fu riabilitato, il clero modenese espresse il diritto di conoscere finalmente ‘i metodi utilizzati negli interrogatori dei minori’ e la preoccupazione per ‘bambini indelebilmente segnati’. Aveva visto giusto.

Fonte: Lucia BELLASPIGA | Avvenire.it

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