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Giudizi superficiali al tempo di Internet. Condannare una mamma senza saperne nulla

Da qualche giorno sta girando su fb un video in cui una mamma non dà ascolto alla figlia nervosetta. L’odio sul web parte e la signora diventa un incrocio tra la strega cattiva e Godzilla.

Ora, il video trasmette 1 minuto e 33 secondi della vita di queste due persone. È sufficiente per giudicare questa signora? Basta per capire le capacità genitoriali di questa donna? Direi di no e, come ha giustamente ha scritto Francesca Gheduzzi, atterrisce l’idea di poter essere così sommariamente giudicati da estranei che nulla conoscono della nostra vita. Le mamme sanno sempre essere meravigliosamente all’altezza della loro giornata? La vita nè il “Mulino Bianco”? Le mamme sanno sempre rispondere prontamente ed esattamente ad ogni singola richiesta dei loro figli? Non sono mai stanche? Esaurite? Svuotate? Le mamme non possono permettersi per cinque minuti di essere umane? Semplicemente deboli? Fallaci? Devono per forza restare imbrigliate nel finto mito di perfezione che la società impone? Sempre? Anche quando i bambini ti sfiniscono ripetendo una frase fino a farti impazzire? Nessuna delle mamme che criticano si è comportata così un minuto e mezzo nella vita?

E chi aiuterà poi questa donna sul senso di colpa che ingeneriamo con i nostri commenti? Oltretutto è facile pensare cosa può essere successo. La bambina dice che ha freddo, e va bene: ma sembra estate, sono tutti a mezza manica, ma soprattutto noi non sappiamo il prima e il dopo.

Noi non sappiamo. Questo è il punto.

Alla fine si vede chiaramente che la madre non stava chattando (perché, come noto, le madri non hanno diritto di stare dieci minuti su facebook…) ma stava cercando qualcosa che poi trascrive su un taccuino. Magari un numero di un medico. Forse era importante. Chi può dirlo? Magari quello che a noi sembra nervosismo è pazienza: come fare a giudicare?

Questa mamma è una mamma che evidentemente sta facendo fatica in quel momento. Non ascolta la bambina, sembra infastidita, distante. Le risponde a monosillabi e la allontana in malo modo. Sembra molto giovane. E allora? Corriamo a prendere assi e chiodi e cominciamo a costruire la croce, su cui crocifiggerla?

Sul web o nella vita reale poco importa: poi leggiamo i titoli di giornale di mamme che fanno enormità e ci sorprendiamo di come le madri sempre più spesso siano depresse e sole. Incapaci di reggere la pressione di un ruolo complesso, in cui spesso si sentono giudicate e incapaci.

E le persone, a volte soprattutto le donne, invece di sentirsi empatiche e provare pena, “pietas”, per le altre mamme, fanno branco e la sbranano in pubblico.

Forse imparare a entrare in punta di piedi in quello che non conosciamo e che “sembra” non funzionare, nel tentativo di aiutare e non di lapidare e distruggere, può essere importante. Non è obbligatorio dire sempre la propria opinione: invece è obbligatorio il rispetto. Sì, il rispetto continua ad essere la parola chiave. Soprattutto in un’epoca in cui basta una condivisione e una madre può diventare una persona lapidata da giudizi impietosi in rete. Sono rimasto scandalizzato. Basta un video di un minuto a giudicare una madre? Una madre, una buona madre non può perdere la pazienza? Una madre non può essere giovane ed inesperta? Nessuno ha pensato che magari ciò che la povera madre sta facendo al telefono è importante o che tantissimi psicologi infantili di fronte al capriccio consigliano proprio di ignorarlo? Sono scandalizzato perché le madri sempre più spesso sono oppresse da un’ideale di perfezione che non esiste e che può spiegare come concausa tante depressioni e tante tragedie. Sono scandalizzato perché internet ci dà la possibilità di dare giudizi pesantissimi rimanendo anonimi e, dopo, lavandoci le mani del sangue delle persone che abbiamo lapidate. Proprio vero che le parole sono pietre e dovremmo pesarle sempre.

Fonte: Mauro LEONARDI | ForodiRoma

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