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RICERCA – Cresce l’esperienza lavorativa tra gli studenti

Ben il 72%. Di questi, il 52% attraverso l’alternanza scuola-lavoro e il 44% in maniera autonoma

Si è tenuta oggi a Roma la presentazione della terza edizione di Teen’s Voice: valori, contesti e lavoro, che ha l’obiettivo di indagare sul mondo dei giovani, le loro aspettative, i loro valori e i modelli di riferimento. La ricerca nasce dalla collaborazione tra Campus Orienta-Il Salone dello Studente e i Professori Pietro Lucisano e Emiliane Rubat du Mérac del Dipartimento di Psicologia dei processi di sviluppo e socializzazione dell’Università degli Studi di Roma, La Sapienza e ha visto, per il terzo anno consecutivo, il coinvolgimento di oltre 2.300 studenti iscritti agli ultimi anni della scuola secondaria di secondo grado, provenienti da scuole di tutta Italia, che hanno partecipato all’iniziativa Campus Orienta-Il Salone dello Studente nell’anno scolastico 2016/17, in 11 città italiane.

Anche se dall’analisi del contesto risulta che il 38% dei ragazzi sostiene che nella propria area geografica non si trova lavoro, il 72% degli studenti ha avuto nel corso della scuola secondaria superiore almeno un’esperienza nel mondo del lavoro. Di questi, il 52% attraverso l’esperienza di “Alternanza Scuola-Lavoro” e il 44% attraverso esperienze autonome. La percentuale cala se guardiamo al lavoro retribuito: il 40% dei ragazzi intervistati dichiara di aver percepito un compenso per la propria attività.

Il lavoro nel corso degli studi secondari è in generale più diffuso nell’area disciplinare degli istituti tecnici (55%) e professionali (72%), tra gli studenti di genere maschile (51%) e tra gli studenti dell’Italia centro-settentrionale (centro 47%, nord 46% e sud 38%).

Guardando al futuro, gli studenti chiedono un lavoro che, prima di tutto, sia stabile (91%), lasci tempo per la famiglia (88%), si svolga in un ambiente confortevole (82%) e lasci tempo libero per una qualità di vita migliore (81%).

«La ricerca di quest’anno ci restituisce un quadro dei ragazzi che sconfessa i cliché a cui di solito sono legati. Siamo abituati a leggere che i giovani siano molto lontani dal voler approcciare il mondo del lavoro, invece i dati ci dicono una cosa diversa: più del 70% dei ragazzi ha avuto un, seppur breve, contatto con il mondo del lavoro, sia sotto forma strutturata di alternanza scuola lavoro, sia sotto forma di lavoro indipendente. Questo è un dato da cui partire per ricomporre la frattura culturale tra scuola e impresa», ha dichiarato Domenico Ioppolo, coo di Campus Editore e responsabile del Salone dello Studente.

A sorpresa non siamo in presenza di un uso sconsiderato della rete come spesso viene affermato. La rete ha un peso importante nella giornata dei ragazzi ma la maggioranza del tempo che i ragazzi le dedicano è rivolta ad attività legate all’apprendimento (40% del tempo), come fare i compiti (11%), acquisire conoscenze (8%), imparare a fare cose pratiche (8%), studiare una lingua straniera (7%), leggere notizie (6%). Al secondo posto troviamo le attività di intrattenimento (33%) come guardare video e film (14%), ascoltare la musica (13%) e giocare (6%). Al terzo posto le attività sociali (27%) come chattare (14%) e andare sui social (13%).

Un altro aspetto importante su cui quest’anno la ricerca ha voluto indagare è come i ragazzi percepiscono il contesto in cui vivono. I giovani vogliono un mondo bello, con una scuola che li educhi al bello (84%), dove sia rispettato l’ambiente (95%), ma questa aspirazione non impedisce loro di leggere i limiti del contesto in cui vivono. Il 64% degli intervistati dichiara che nel luogo in cui vive c’è povertà, in maggioranza al Sud (74%).

In merito ai servizi, solo il 46% dei ragazzi dichiara di avere accesso al wi-fi nel proprio territorio. Non ci sono attrezzature per i disabili (68%), per molti non c’è un cinema (37%) e le strade non sono sicure (58%).

Desolante anche il quadro delle offerte culturali, soprattutto al Sud, dove solo il 27% si ritiene soddisfatto, a differenza del Nord (60%).

«Nel monitoraggio di quest’anno abbiamo voluto confrontare i valori e le aspettative dei giovani con la loro percezione del contesto in cui vivono, sul loro rapporto con il lavoro e l’alternanza scuola-lavoro e ancora con l’uso della rete. Colpisce il grande divario tra ciò che i ragazzi vogliono e la realtà con cui si confrontano. Le loro valutazioni del contesto ci restituiscono un paese in cui la questione meridionale è ben lungi da essere risolta e che comunque non soddisfa neanche gli studenti delle aree privilegiate. Il lavoro non si trova, i rapporti umani non sono soddisfacenti, mancano modelli adulti contemporanei a cui riferirsi. I valori dei ragazzi di tutto il paese sono positivi e in linea con i valori della costituzione ma i contesti in cui vivono ci presentano un paese diviso e in cui la Costituzione è ben lungi dall’essere rispettata», ha dichiarato Pietro Lucisano, presidente del corso di Laurea in Scienze della Formazione Primaria a La Sapienza -Università di Roma.

Meno del 50% degli intervistati percepisce il contesto poco solidale nei rapporti umani. Il giudizio dei giovani è severo sulla qualità dei rapporti tra le persone: solo il 19% dei giovani ritiene che siano buoni.

In merito al rapporto con gli stranieri il 91% dei ragazzi ritiene doveroso rispettare le differenze etniche e religiose. Solo il 15% dichiara di essere favorevole a regole diverse per italiani e gli immigrati. La maggioranza di loro ritiene che tutti debbono avere gli stessi diritti anche se si aspettano che chi viene nel nostro paese si adatti al nostro modo di vivere (59%). L’apertura nei confronti degli stranieri è sostenuto al 28% al Sud, al 36% al Centro e al 42% al Nord.

Portatori di forti valori pro-sociali, i ragazzi intervistati credono nella correttezza (96%), nella parità dei diritti e nell’onestà (94%), vogliono vivere in un mondo di eguali che garantisca a tutti i servizi fondamentali, cure mediche di qualità (97%) e che permetta loro di studiare e realizzarsi come persone (96%), competenti (96%) e dotate di elasticità (95%) e spirito di iniziativa (92%) in un contesto meritocratico (90%).

La crisi dei mediatori sociali è evidente: in pochi hanno fiducia nel governo (6%), nei partiti (9%), nei messaggi offerti dalla televisione (17%), nella chiesa (23%) e nei giornali (25%).

Questa sfiducia nei tradizionali modelli di mediatori sociali pone la famiglia come principale modello di riferimento: il 93% dà prova di una solida fiducia nei propri genitori, negli scienziati (79%), in loro stessi (78%) e negli amici (77%).

Gli studenti del 2017 ribadiscono con maggior forza che per aver successo nella vita si deve essere capaci di adattarsi (95%) ed essere motivati (94%). Il genere (8%) è invece diventato la caratteristica che meno influenza la riuscita della propria vita, sebbene influenzi le risposte dei giovani: e differenze tra ragazze e ragazzi sono nette quando si tratta di riconoscere importanza a furbizia, aspetto fisico, posizione sociale dei genitori oppure raccomandazioni. Le ragazze rifiutano di dare spazio a questi aspetti, ancor più dei loro compagni, nel riuscire con successo nella propria vita.

Gli studenti del Sud Italia sembrano stanchi di accettare compromessi. Infatti, solo per il 35% di loro possono portare al successo nella vita mentre questo atteggiamento risulta accettato dal 58% degli studenti delle regioni nord e dal 46% di quelli del centro Italia. Infatti, se la capacità ad adattarsi alle situazioni è l’atteggiamento vincente per ben 95% degli studenti del resto d’Italia, al sud convince il 5% di studenti in meno.

Fonte: Avvenire.it

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