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Amore coniugale: per Thibon si basa su quattro fattori

L’amore: chi ne parla, spesso non sa cosa sia; chi lo vive, non sa parlarne. Sembra paradossale, ma è così: l’amore è troppo grande e complesso per poter essere descritto. Se poi si parla di Amore con la “A” maiuscola, la questione si fa ancora più complessa.

Alcuni aspetti dell’amore si possono tuttavia descrivere, senza la pretesa di essere esaustivi e di abbracciare l’esperienza di ognuno. Lo ha fatto per esempio il filosofo Gustave Thibon, enucleando quattro pilastri dell’amore coniugale nel libro Ce que Die a uni, trad. it. Quel che ha unito (Società Editrice Siciliana, Mazara del Vallo (Trapani) 1947).

In apertura Thibon chiarisce la differenza tra innamoramento e amore: il primo, fondato essenzialmente sui sentimenti, è precario e sfuggevole; il secondo, invece, passato attraverso inevitabili prove e fatiche, ha la caratteristica della stabilità e si presta a durare negli anni.

Definito questo, il filosofo sostiene che l’amore degli sposi deve basarsi su quattro pilastri: passione, amicizia, sacrificio e orazione.

PASSIONE, «poiché non possiamo concepire il matrimonio senza una attrazione sessuale reciproca, assunta, coronata e superata dallo spirito, che impone di adattarsi ai gusti e agli appetiti sessuali dell’altro, assai differenti nella donna e nell’uomo». Una passione che nasce dall’istinto, ma che viene trasfigurata dalla parte più nobile di noi e che impone un’accoglienza reciproca dei bisogni: l’uomo ha mediamente più bisogno di “sfogare gli istinti”, mentre la donna ricerca nell’unità fisica, in massimo grado, una tenerezza e una sintonia emotiva.

AMICIZIA perché, ancora prima che amanti, i due coniugi devono essere alleati verso un percorso di crescita umana (e spirituale) e di unione sempre più profonda, in una conoscenza dell’altro sempre più completa. Un’amicizia, dunque, che «insegni loro ad amarsi e a rispettarsi reciprocamente, incitandoli a penetrare nell’anima dell’altro, correggendo e dominando la tensione insita nel dualismo sessuale».

SACRIFICIO, perché le cose belle costano e vivere 24h/24 a stretto contatto con una persona, condividendo le scelte quotidiane come quelle più impegnative, mette a dura prova l’ego di chiunque, naturaliter egoista. Parafrasando, Thibon afferma che: «Disconoscere il lato positivo e fecondo insito nel sacrificio è la tara dell’umanitarismo evanescente proprio della nostra epoca. Tutti i disastri, tutte le miserie del matrimonio procedono da un tale disconoscimento. Non si dà matrimonio felice senza mutuo sacrificio, senza sforzo per superare le delusioni, la monotonia, i rispettivi egoismi».

ORAZIONE, perché è importante tenere sempre presente che a riempirci non è l’amore terreno del coniuge, ma un Amore che trascende il tempo e lo spazio. Ecco quindi che marito e moglie devono aiutarsi reciprocamente a mantenere lo sguardo puntato in alto, il che permette anche di amare di più chi ci sta vicino: infatti, «per amare un essere finito, con tutte le sue miserie e imperfezioni, occorre amarlo come messaggero di una realtà che lo oltrepassa, di una pienezza divina».

Questi quattro pilastri sono oggi in crisi, come è in crisi – di conseguenza? – il matrimonio: i coniugi non pregano più assieme; spesso non sono disposti a retrocedere, sacrificandosi, in vista del bene dell’altro o dei figli; l’amicizia, intesa come conoscenza e perfezionamento reciproco, è rara: un po’ perché non si ha chiaro l’orizzonte cui tendere e un po’ perché togliersi le maschere che indossiamo all’esterno può essere difficile anche tra le mura domestiche, così come lo è – per molti – accettare i propri limiti e difetti; infine, la passione: tutti parlano di sesso, ma in pochi lo vivono in maniera soddisfacente… tranne i cattolici, pare. Perché? Proprio perché la passione va unita e trasformata dalla spinta dello spirito, altrimenti rimane – per dirla con la sessuologa belga Theresé Hargot – un mero «esercizio fisico».

Che i quattro punti enucleati da Thibon possano essere utili e attuali?

Fonte: Teresa Moro |Libertà e Persona

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