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ADDIO AL SEGRETO CONFESSIONALE?/ La Confessione non sarà più “inviolabile” per alcuni tipi di reato

Addio al segreto confessonale? Il caso in Australia: la Commissione Real contro gli abusi chiede che i preti possano essere condannati per silenzi su atti pedofili uditi in confessione.

Nel 2014 era stata la Chiesa Anglicana d’Australia ad abolire il segreto confessionale per reati gravi, ora è invece la Chiesa Cattolica ad essere messa nel mirino dopo i gravi casi di abusi sui minori per cui molti preti e vescovi sono accusati di aver effettuato/tenuto nascosto tra gli anni Ottanta e il Duemila. La novità clamorosa arriva dalla Commissione Reale Istituzionale per gli abusi sessuali sui minori, istituita nel 2012, che nella propria relazione ha proposto ai vari stati e territori australiani di apportare una nuova legislazione che punisca i sacerdoti che “coprono” gli abusi pedofili per non venire meno al segreto confessionale. «Il diritto di praticare le proprie credenze religiose deve accogliere l’obbligo della società civile di garantire la sicurezza di tutti e, in particolare, la sicurezza dei bambini da abusi sessuali», scrive la Commissione australiana nel report che ha già fatto il giro del mondo per le pesanti conseguenze che potrebbero comportare a livello religioso e sociale. In sostanza, viene chiesto al Governo di rendere i preti condannabili penalmente qualora non vogliano collaborare con le autorità dopo aver appreso in confessione dell’abuso sui minori dei colpevoli. «Le istituzioni dirette a prendersi cura e fornire servizi per i bambini, comprese le istituzioni religiose, devono offrire un ambiente in cui i bambini sono sicuri dall’abuso sessuale. La segnalazione di informazioni rilevanti per l’abuso sessuale dei minori alla polizia è fondamentale per garantire la sicurezza dei bambini».

LA REPLICA DELLA CHIESA CATTOLICA AUSTALIANA

Il problema dei reati anche gravissimi come la pedofila o l’omicidio e la relativa confessione nel segreto tra peccatore e sacerdote è uno di quelli che da anni fanno interrogare anche i vertici della Chiesa Cattolica mondiale. Il diritto canonico infatti è chiarissimo: i preti non possono mai rompere il sigillo del confessionale, anche sotto minaccia di morte, pena l’immediata e automatica scomunica. La riservatezza del peccato e delle confessioni è uno dei capisaldi della religione cattolica fin dai tempi delle predicazioni di Gesù: rendere i preti accusabili e condannabili qualora non rivelino le confessioni pervenute su reati pur gravissimi rischia dunque di vedere sconvolta la “regola” tra confessore e penitente. «La confessione nella Chiesa Cattolica è un incontro spirituale con Dio attraverso il sacerdote. È una parte fondamentale della libertà di religione, ed è riconosciuta nella Legge dell’Australia e in molti altri paesi. Deve rimanere qui in Australia», spiega con forza l’arcivescovo di Melbourne, Denis J Hart, sotto forma di dura replica alla richiesta della Commissione Reale. Resta l’impegno, come garantito con nettezza dagli ultimi due papati di Benedetto XVI e Francesco, della Chiesa di aiutare in qualsiasi modo e forma la segnalazione degli abusi e dei gravissimi casi di pedofilia sia interni che esterni alla Chiesa. «Al di fuori di questo tutti i reati contro i bambini devono essere segnalati alle autorità e siamo assolutamente impegnati a farlo», conclude l’arcivescovo di Melbourne che ribadisce come abolire il segreto confessionale, seppure in alcuni casi particolari, possa essere l’inizio di una deriva che riporterebbe a tempi passati e molto bui dove lo Stato aveva potere di veto sull’esperienza personale e religiosa di ogni singolo fedele.

Fonte: IlSussidiario.net

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