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Tutto come previsto: ci pensa la Cassazione a ripescare la stepchild adoption

Esclusa dalla legge Cirinnà sulle unioni civili, la pratica apriporta dell’utero in affitto rientra grazie ai giudici supremi. La protesta del Centro studi Livatino.

Un comunicato della Corte di Cassazione rende noto che la prima sezione civile del tribunale supremo ha respinto il ricorso del procuratore generale e ha quindi confermato la sentenza della Corte d’Appello di Roma che accoglieva la domanda di “stepchild adoption” di una coppia di donne (cioè la richiesta, da parte di una delle due, di adottare il figlio biologico della compagna).

LA SENTENZA. Questa sentenza della Cassazione, riferisce la cronaca di Repubblica, riguarda tecnicamente l’adozione “in casi particolari” disciplinata nel nostro paese dalla legge 184 del 1983. Legge che di per sé riguarderebbe i casi di bambini in stato di abbandono, ma secondo gli ermellini nel caso preso in esame la stepchild adoption autorizzata «prescinde da un preesistente stato di abbandono del minore e può essere ammessa sempreché, alla luce di una rigorosa indagine di fatto svolta dal giudice, realizzi effettivamente il preminente interesse del minore».

LA PREVISIONE. Proprio giovedì 16 giugno, una settimana fa, il senatore Carlo Giovanardi aveva preannunciato in una intervista a tempi.it quello che oggi effettivamente è divenuto ufficiale. «Il 30 marzo scorso, avevamo invitato il procuratore della Corte Suprema di Cassazione a prendere posizione sulle sentenze creative come quella emessa dal Tribunale dei minorenni di Roma il 14 dicembre 2015, in cui si consentiva l’adozione da parte di due uomini che avevano avuto un figlio in Canada tramite l’abominevole pratica dell’utero in affitto», ha raccontato Giovanardi. E il procuratore ha risposto che «siccome vi erano altri ricorsi su casi simili, e siccome la legge vieta l’adozione da parte di persone dello stesso sesso, avrebbe presentato ricorso appellandosi alle Sezioni Unite della Corte di Cassazione. Anche per evitare il “fai da te” generale, dove ogni tribunale ragiona per conto proprio. Ma, ignorando la richiesta, la prima sezione della Corte, il 26 maggio scorso, senza rivolgersi alle Sezioni Unite, ha giudicato da sé in merito al caso di due donne ricorse alla fecondazione eterologa effettuata in Spagna». Si tratta appunto del verdetto reso noto oggi.

LEGGE FURBETTA. Sicuramente nei prossimi giorni avremo modo di esaminare le motivazioni di questa sentenza e i relativi commenti. Già adesso però non si può evitare di ricordare come questo “completamento” della legge Cirinnà sulle unioni civili era più che prevedibile, visto il modo furbesco con cui governo e maggioranza hanno inscenato lo stralcio della stepchild adoption dal testo (contestata da tutti in quanto rappresenta una forma di legalizzazione di fatto dell’utero in affitto), lasciando però via libera alla proverbiale creatività dei giudici italiani.

SCONFITTA PER I MINORI. La protesta contro la sentenza arriva anche dal direttivo del Centro Studi Livatino che, come si ricorderà, è più volte intervenuto criticamente sulla legge sulle unioni civili. «La decisione della 1^ sezione civile dalla Corte di Cassazione sulla stepchild adoption – recita il comunicato – si pone in contrasto con quel “superiore interesse del minore” che ha costituito finora il pilastro dell’ordinamento, e che in tal modo viene scardinato. Nell’esprimere preoccupazione per questa deriva, giunta fino alla sede di legittimità, il Centro studi Livatino ricorda come si sia di fronte all’esito voluto – come lo stesso Centro ha più volte denunciato nei propri documenti -, della recente legge sulle unioni civili: quando il comma 20 dell’articolo unico equipara le disposizioni in cui si richiama il termine “coniuge” alla parte unita civilmente e aggiunge che “resta fermo quanto previsto e consentito in materia di adozione dalle norme vigenti”, ha in mente esattamente la giurisprudenza che oggi trova la sua conferma in Cassazione. Con buona pace di chi – al momento del voto della legge – ha vantato l’esclusione della stepchild adoption. La sentenza di oggi è una ulteriore sconfitta della tutela dei minori: che può essere rimediata solo da un approfondito e coraggioso rilancio delle ragioni della famiglia e dei figli».

STRATEGIA CHIARA. Del resto uno strenuo sostenitore del matrimonio gay come il sottosegretario Ivan Scalfarotto ha spiegato in maniera chiara che la strategia per arrivare all’obiettivo è proprio questa: strappare una legge purchessia e affidarne ai tribunali il perfezionamento, contando sull’appoggio di una magistratura “amica”. Nei giorni in cui la legge Cirinnà era in dirittura di arrivo in Parlamento Scalfarotto ha scritto: questa norma non è perfetta ma «sarà una rivoluzione. Una rivoluzione dei costumi e della cultura, perché stabilirà in modo inequivocabile che una famiglia può essere fatta da due uomini o da due donne».

La Cirinnà infatti rappresenta solo il primo passo; una volta che sarà passata, proseguiva il ragionamento di Scalfarotto, «allora sì che sarà facile fare una legge sul matrimonio ugualitario. È successo in Francia, in Gran Bretagna, in Irlanda. Così come in Germania la prima legge sulle unioni civili, assai limitata e parziale, ha potuto essere allargata dalle Alte Corti soltanto in funzione del fatto che esisteva. Una volta fatta una legge che riconosce una dignità alle coppie dello stesso sesso, poi bisogna giustificare quale sia la ragione della sua incompletezza: e se la ragione è solo la discriminazione per orientamento sessuale, evidentemente i tribunali non possono far altro che rimuoverla».

Fonte: La Cassazione a ripescare la stepchild adoption | Tempi.it

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