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Sui passi di Teresa di Lisieux

Tre luoghi in cui incontrare l’apostola della “piccola via” alla santità

Dio ama tutti gli uomini, li protegge e li perdona sempre. Questo Padre ha un solo desiderio: essere amato. Non ha bisogno delle nostre opere, ma soltanto del nostro amore. Riconoscere Dio come Padre richiede un cuore di bambino che si abbandona senza timore. E’ “tutta qui” la “piccola via” di Teresa di Lisieux, un cammino verso la santità alla portata di tutti che consiste nell’abbandonarsi con fiducia all’abbraccio misericordioso di Dio. Una strada giovane come Teresa, morta a soli 24 anni nel 1897, ma definita da Pio X la “più grande santa dei tempi moderni”, proclamata da Pio XI nel 1927 patrona principale delle missioni – lei che non aveva mai lasciato il Carmelo di Lisieux – insieme a san Francesco Saverio e “dottore della Chiesa” da Giovanni Paolo II nel 1997.

A Lisieux, la cittadina in cui ha vissuto in Normandia, tutto parla di Teresa ma tre sono i luoghi in cui l’eco del suo messaggio arriva più forte.

Santi genitori di una santa

Nella Basilica di santa Teresa – una delle più grandi chiese costruire nel 20° secolo, consacrata nel 1954 – ci vengono incontro i genitori di Teresa, i beati coniugi Luigi e Zelia Martin che saranno canonizzati da papa Francesco in occasione del Sinodo ordinario sulla famiglia del prossimo ottobre. Santi genitori di una santa: una vicenda straordinaria nutrita dalla quotidianità di una vita in cui irruppe come un fulmine la precoce scomparsa della signora Martin quando Teresa aveva soli quattro anni. Insieme al latte materno la piccola aveva succhiato la fiducia in Dio: “Non aver paura – ripeteva mamma Zelie anche nei momenti tragici della malattia che l’avrebbe condotta alla morte – il buon Dio è con noi. Ho la ferma convinzione di essere sostenuta dall’alto”. “Abbandoniamoci alla sua bontà, alla sua misericordia, e il buon Dio provvederà a tutto per il meglio”: questa la regola di vita di papà Louis.

Le reliquie dei santi coniugi sono custodite nella cripta della basilica di Lisieux, le cui pareti, come quelle della basilica stessa, sono ricoperte da mosaici che illustrano il messaggio di Teresa e la “piccola via”: “amore e confidenza”. Qui c’è anche il reliquiario che contiene le ossa del braccio della santa.

 La vocazione di una bimba

 A Lisieux la famiglia Martin, con papà Louis e le 5 figlie – Maria, Paolina, Leonia, Celina e Teresa – si stabilirono in una villetta di periferia, i Buisonnets (piccoli cespugli). Era una famiglia che viveva in modo assiduo la preghiera e con convinzione la vita di fede: quattro figlie entrarono nel Carmelo mentre Leonia si fece suora nel convento della Visitazione di Caen.

Ai Buisonnets Teresa trascorse la sua infanzia: al piano superiore c’è la camera con i giocattoli e i libri di una bimba di condizione agiata e il letto dove la piccola fu guarita dalla profonda prostrazione che le aveva causato la partenza per il Carmelo della sorella Paolina che aveva scelto come “mamma” adottiva, da un sorriso della statua della Vergine che le sorelle avevano posto nella stanza.

In questa casa Teresa maturò la scelta di consacrarsi nel Carmelo che con qualche esitazione, il 29 maggio 1887, domenica di Pentecoste, comunicò al padre che l’approvò. Furono, però, il superiore del Carmelo e anche il vescovo di Bayeux a rifiutare il permesso: troppo giovane a 14 anni! E così papà Louis portò Teresa a Roma da papa Leone XIII che diede il suo consenso: “Voi entrerete, se il buon Dio lo vuole”.

Il Carmelo: “io sarò l’Amore”

 Teresa entrò nel Carmelo di Lisieux il 9 aprile 1888. Un convento modesto, dalle mura di mattoni rossi. In quel momento non sapeva che la sua grande avventura d’amore sarebbe durata solo 9 anni.

Gesù -scrive Teresa 9 mesi dopo il suo ingresso nel monastero, quando sta per compiere 16 anni – io voglio amarvi tanto. Amarvi più di quanto non siate mai stato amato“. La professione definitiva avverrà l’8 settembre 1890; sul cuore porta un biglietto di 24 righe nel quale ha scritto: “Gesù mio sposo divino, prendimi piuttosto che io compia la più leggera mancanza volontaria. Io cerco solo te”. Sulla fine del 1894 elabora i primi elementi della via dell’infanzia spirituale: “La santità – scrive – non consiste nel fare questa o quella pratica, consiste in una disposizione del cuore che ci rende umili e piccoli nelle braccia di Dio, coscienti della nostra debolezza e fiduciosi fino all’audacia nella sua bontà di Padre”. Nel 1895 inizia a scrivere la sua autobiografia: “Storia di un’anima”, un inno di riconoscenza a Dio per i doni della sua vita. Pubblicata dopo la sua morte, “Storia di un’anima” è stata tradotta in più di 40 lingue e dialetti.

Il tempo della sua vita corre in fretta: nel giugno del 1895, d’improvviso, durante la messa della Trinità, Teresa si sente spinta a offrirsi vittima di olocausto all’amore misericordioso del suo Dio: “io sarò l’Amore…così sarò tutto…e il mio sogno sarà realizzato”. La tubercolosi la consuma: la fine arriverà il 30 settembre 1897. Le sue ultime parole furono: “Mio Dio, io vi amo”. Teresa aveva 24 anni e 9 mesi.

 Dal 1923 i suoi resti mortali riposano al Carmelo. Beatificata nel 1923, Teresa di Gesù Bambino del Santo Volto, come si firmava, sarà canonizzata da Pio XI il 17 maggio del 1925 a piazza s. Pietro davanti a una folla di 500 mila persone. A Lisieux oggi arrivano ogni anno 1 milione e mezzo di fedeli a pregare sulla sua tomba.

Fonte: Aleteia.org

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