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Avvento: un tempo per rimanere

La città si accende per Natale, i bar si riempiono mentre il sole tramonta, nelle vetrine si specchiano passanti veloci carichi di borse. Voi non avete voglia di scappare? Di fuggire lontano? Solo per qualche giorno, solo per poco. Da bambini queste settimane erano l’attesa per i regali, per il misterioso passaggio di Gesù Bambino e del suo asinello con grandi sacchi pieni di doni per i bimbi buoni. Con il passare degli anni questa costruzione di cristallo ha iniziato a opacizzarsi, a scheggiarsi.

Perché addobbare la casa ora significa anche rendersi conto di chi non siederà più sul divano accanto a noi, proprio vicino al presepe che stiamo preparando con tanta cura. Perché camminare per le strade rese fiabesche dalle luminarie ci porta a voltare lo sguardo verso il nostro fianco: chi ci è rimasto accanto? Chi abbiamo perduto? La ricerca dei regali ora deve essere incastrata fra il lavoro che cresce a dismisura (ma la retribuzione rimane stoicamente immobile), un’infinita questione burocratica da risolvere in otto uffici diversi, la visita dal meccanico perché il proprio macinino perde colpi e pezzi, l’amico in crisi che ha bisogno di te ora, proprio ora, e le altre mille sollecitazioni, alcune preziose alcune farlocche, che costellano la nostra giornata. A comprare le luci nuove per l’albero ci andrai in un altro momento: adesso devi correre in ospedale, perché un tuo parente è stato male e ora ogni suo respiro è una lotta per trasformare l’oggi in domani.

Poi arriva la sera, a malapena ricordi il tuo nome, però le domande di senso non hanno sonno: dove sto andando? La vita è tutta qui? Qual è il mio posto nel mondo? Davvero mi basta tutto questo? C’è una nostalgia di fondo, un anelito silenzioso ma vibrante, che non si può tacitare mai del tutto. Che non si può affogare neanche con sette apericena a settimana, quattro appuntamenti in palestra, tre sessioni di shopping e una manciata di piccole avventure pseudo amorose. Sul macinino il lettore cd funziona ancora e, durante un lungo viaggio di lavoro in solitaria, la voce di Alice in sottofondo canta “è un mistero il mondo intero, sentimento non ne ha più”. Come siamo piccoli davanti a questo mistero, com’è difficile capire da che parte andare, a chi chiedere consiglio.

Eppure una cosa si fa certa: la fuga non è la soluzione. E pochi giorni fa, alla festa per i 20 anni del Timone, Costanza ha dato una risposta alle tante domande che ci tengono svegli: «Essere “minoranza creativa” in un mondo ostile alla fede significa anche stare al proprio posto e custodire la vita che ci è stata donata. Restando accanto a un figlio malato, prendendoci cura di un genitore anziano, spendendoci per la nostra famiglia. I veri creativi sono quelli obbedienti, che riconoscono il disegno di Dio sulla loro storia e lo abbracciano, lo realizzano nell’amore.

Da questa testimonianza quotidiana, che si alimenta nella preghiera, nasce la presenza pubblica della fede, attraverso la quale possiamo portare Dio nelle strade deserte del mondo contemporaneo». Allora l’Avvento può essere davvero il tempo della riscoperta di un disegno che ci sovrasta e ci libera, di un sentiero tracciato che aspetta solo noi per tornare a fiorire.

Forse non capiremo mai quanto è grande il miracolo che spalanca il buio nella notte di Natale, ma già oggi possiamo trasformare la nostra vita, mettendola nelle mani di un Dio che si è fatto uomo per noi, per essere “Dio con noi”. Fuggire è il grande inganno che ormai risuona ovunque. Che sia una vacanza lussuosa in un paradiso tropicale, un’agenda riempita volutamente di impegni inutili fino al collasso, una relazione sbagliata ma forzata fino a crederla vera, una scorta di canne (anche light) o una fila ordinata di shottini, la fuga, o la “malafede” descritta da Sartre, è sempre un uscire da se stessi, è un limitare la possibilità di entrare in dialogo con Chi è più intimo a me di me stesso. Insomma, fuggire è una fregatura. Intanto il viaggio sul macinino prosegue, il cd continua a girare, e Alice ora canta “e più lontano vai, sempre meno conosci”.

Fonte: Giacomo Bertoni | BlogCostanzaMiriano.it

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