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«Gli allievi di Cadimare sono come figli nostri»

In una base militare vicino a La Spezia vivono e studiano gli orfani di chi ha servito il Paese nell’arma dell’Aeronautica. Chi si occupa di loro ne conosce forza e fragilità: «Sono ragazzi costretti a crescere in fretta»

Gli Allievi dell’Istituto Maddalena in un momento di riflessione per la Giornata della Memoria

Li incontriamo al rientro da scuola in un bellissimo palazzo degli anni 20 dove è pronto un ottimo pranzo e, nel pomeriggio, gli aspetta una normale giornata di studi, allenamenti e svago tipica di ogni ragazzo. Sono i 27 allievi dell’Aeronautica militare, belli, giovani (tra 16 e 21 anni) che vivono a Cadimare, a pochi chilometri da La Spezia, grazie all’Onfa (Opera nazionale per i  figli degli aviatori). Militari a tutti gli effetti, come i loro papà che non ci sono più.

L’Arma, dove hanno servito i genitori, non ha abbandonato né loro né le loro mamme. Ed è l’unica ad avere istituito questa forma di tutela per gli orfani. Oltre all’assistenza che può essere ottenuta a casa, c’è anche la possibilità di vivere, dai 16 ai 21 anni, tra le mura dell’Istituto Umberto Maddalena, fondato nel 1931 e che, attraverso la storia del nostro Paese, si è stabilizzato nel 1958 davanti a questo splendido specchio di mare, dove un tempo ammaravano gli idrovolanti e dove oggi l’Aeronautica ha una delle sue basi.

Qua per gli ultimi tre anni delle superiori e la triennale universitaria vivono i 27 “onfini”, così familiarmente chiamati, che hanno scelto, uscendo di casa prima del tempo rispetto ai coetanei e per molti vincendo la nostalgia per la mamma e i fratelli, di essere seguiti in caserma, dove, davvero senza alcuna retorica, si trovano come fossero in famiglia.

A occuparsi di loro due “genitori” in divisa, il colonnello Massimiliano Lopes (53 anni) e il colonnello Maurizio Daniele (52) che un po’ come i padri di un tempo dosano autorevolezza e affetto nell’educarli e crescerli. Gli “onfini” hanno l’aria di trovarsi bene, anche se la circostanza che li ha portati qui è drammatica. Per loro dopo la maturità o gli studi universitari si aprono diverse strade, come quella di diventare “volontari in ferma breve”, di entrare alla Scuola ufficiali di Viterbo o all’Accademia di Pozzuoli.

Alcuni seguiranno le orme dei papà, altri troveranno la loro strada. Usciranno da qua tecnici, piloti, medici, ingegneri, oaltro ancora. Ma è una scelta che sarà ponderata e sostenuta dagli adulti che in questi anni si occupano di loro.

Lopes e Daniele, entrambi sposati e padri (due figli per Lopes e tre per Daniele), hanno alle spalle esperienze nell’Aereonautica in vari livelli. Raccontano che la gestione del personale e la formazione è una delle politiche più curate in questa Arma. «In fondo, se moltiplichiamo per cinque il numero dei nostri gli abbiamo più o meno il numero dei ragazzi di cui ci occupiamo», spiega il colonnello Lopes, che aggiunge: «Ogni ragazzo ha la sua sensibilità ed è speciale. C’è chi suona il piano, chi canta, chi fa sport e chi studia. Seguirli richiede tempo e impegno. Ma in cambio si riceve molto. Danno grandi soddisfazioni».

Avere una visione attenta sui giovani dell’Onfa è la sua caratteristica: «Sono ragazzi che di fronte alla perdita del genitore devono maturare presto e crescere prima del tempo. Io per natura sono sintonizzato su di essi. Sono empatico e loro lo sono ancora di più». Insomma, chi arriva qua con le sue fragilitàsi fortifica. «Anzi, si fortificano l’un l’altro. Tra di loro hanno un bel rapporto, come fratelli, e non ci sono mai atteggiamenti esasperati».

Il vicedirettore, il colonnello Daniele, anche lui come un padre va a parlare con i professori e segue l’andamento scolastico: «Lavoriamo per aiutarli a costruire un futuro e raggiungere il meglio. E come si fa in famiglia li si sgrida se vanno male, ma poi li si coccola e si organizza il recupero».Grazie a queste premesse possono vivere la loro vita di adolescenti e giovani adulti e coltivare sogni e passioni. L’Onfa (che dipende dalla 1a Regione aerea di Milano che fa capo al generale Silvano Frigerio) nasce proprio per questo, per non lasciare mai solo nessuno, perché l’Aeronautica si percepisce come una famiglia. Di conseguenza chiunque entri a farne parte e qualunque sia il suo grado versa una quota in favore.

Gli allievi indossano con orgoglio la divisa. Anche quando vanno a scuola. Raccontano che a La Spezia gli“onfini” sono conosciuti e ammirati. Nessuna presa in giro. Al contrario. E questo è già una prova di quanto siano forti e orgogliosi. Accettano di non omologarsi ai loro coetanei, che spesso girano in jeans strappati e felpa sdrucita. Tra l’altro devono avere barba e capelli curati, raccolti per le ragazze. Eventuali piercing o tatuaggi non devono essere visibili. Piccole restrizioni che vengono seguite senza problema.

Come dimostrano i volti puliti e simpatici di chi ci racconta la sua esperienza.

Danilo Dardes ha 18 anni, è di Piacenza e studia ragioneria ed è il secondo di tre fratelli. Il suo papà è mancato quattro anni fa: «Fin da bambino era affascinato dalla vita militare e ricordo quando da bambino il mio papà mi portava a vedere gli aerei. Mi sono detto, perché non tentare frequentando l’Istituto Maddalena. Il posto mi piace molto. Tenterò il concorso per entrare in Accademia a Pozzuoli e mia mamma sarebbe molto contenta». Grazie a Onfa farà un corso da paracadutista e sogna di pilotare un aereo. Sa che la sua vita  sembra diversa da quella dei suoi coetanei: «Ma non faccio fatica a seguire le regole. A scuola vado in divisa. All’inizio non ero a mio agio. Qualcuno mi chiamava per scherzo “Carabiniere”. Ma nulla di più. Tutto superato. E poi non è vero che gli spezzini sono chiusi. Anzi nei nostri confronti sono aperti e accoglienti e io ho molti amici. Ora porto la divisa con orgoglio anche perché alle ragazze piace…». Anche con i professori nessun problema: «Sento che ci guardano con occhi diversi e che ci ammirano per la scelta»

Carmen Bruno è di Massafra (Ta), è qua con suo fratello Nicola, un “onfino” come lei ma al secondo anno. Carmen studia Scienze per la pace a Pisa e quattro o cinque giorni a settimana raggiunge la facoltà in treno: «Mia mamma Maria si è trovata sola a 46 anni. Siamo molto legate e la sento tutti i giorni». Quando ha sentito parlare di questa opportunità a Cadimare le hanno raccontato che era una “seconda famiglia”. Allora si è detta: «Vedere per credere… E in effetti è stato così. Siamo un po’ come fratelli e facciamo “litigi” da fratelli come chi deve alzarsi per prendere la brocca dell’acqua quando siamo a tavola… Ma per il resto andiamo d’accordo». Carmen che è molto matura nota che molti compagni arrivano ragazzini e poi sbocciano: «Ognuno di noi affronta il lutto in modo differente. Per alcuni la crisi arriva in momenti diversi dagli altri. Ma tutti cresciamo e diventiamo grandi».

Valerio Cruciani, 17 anni è di Bracciano in provincia di Roma. Qua a La Spezia frequenta l’Istituto Nautico. Ha perso il papà da 11 anni. «Sono qua per sperimentare la vita militare e provare a stare lontano da casa dove vivono mia madre e una sorella più piccola. Mi trovo molto bene anche se mi pesa un po’ la distanza da loro due». Valerio è timido ma è un ragazzo in gamba: «Ci metto un po’ a ingranare in compagnia. Ma il fatto che ci si senta come in famiglia aiuta. Il mio sogno è diventare pilota o ufficiale nel Genio»

Elena Crivellari, 20 anni, è al secondo anno di Scienze Politiche. E’ qua col fratello Andrea di 20 anni. «Siamo entrati insieme e questo mi ha aiutato molto. Con lui il rapporto si è stabilizzato e rafforzato giorno per giorno. Sono orgogliosa di appartenere all’Aeronautica, l’èlite delle Forze Armate. Tenterò il concorso per la scuola di Marescialli. Undicimila candidati per 800 posti».

Per questi ragazzi e per i loro compagni a Cadimare la giornata comincia alle 6.20. Segue la colazione, il trasporto nelle diverse scuole (i più grandi raggiungono l’università), rientro e poi pranzo, studio, attività ricreative o sportive. O semplice relax nelle camere. Accoglienti e colorate come è giusto alla loro età.

Per tutta la giornata sette giovani militari, a turno, fanno loro da fratelli e sorelle maggiori. Sono i tutor. Importanti punti di riferimento e dispensatori di consigli. La sera possono uscire e rientrare per le 23. Frequentano ragazzi esterni e li invitano alla base di Cadimare che, essendo casa loro, è aperta a tutti i loro amici.

Fonte: Orsola Vetri | FamigliaCristiana.it
(Foto di Giovanni Panizza)

 

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