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Pavia, in mostra “Longobardi, un popolo che cambia la storia”

Ha preso il via al Castello Visconteo di Pavia, nel 2017, una grande mostra che intende collegare la parabola della presenza longobarda in Italia con i suoi antefatti e con gli eventi che le furono contemporanei e che ne suggellarono la conclusione, collegando lo scenario locale con quello globale dell’Europa e del Mediterraneo.

Un’esposizione che evidenzia come la vicenda longobarda abbia avuto un ruolo “conduttore” di relazioni tra popoli e genti, trasmissioni culturali e di conoscenza con lʼarea transalpina, il mondo mediterraneo e quello bizantino, affrontando variegati aspetti e tematiche.

Il Popolo che cambiò per sempre l’Italia

Quando nel 568 i Longobardi guidati da Alboino varcarono le Alpi Giulie e iniziarono la loro espansione sul suolo italiano, la storia d’Italia cambiò per sempre. L’unità politico-amministrativa della Penisola, raggiunta e sancita oltre 5 secoli prima al tempo di Augusto veniva spezzata dall’ingresso di un popolo “invasore”, il cui progetto di conquista non avrebbe però saputo estendersi all’interezza delle sue regioni, alcune delle quali rimasero in mano all’Impero Bizantino. Proprio da questo momento inizia quella storia di divisioni e di frammentazione politica che, nei secoli a venire, avrebbe portato l’Italia dall’essere il fulcro dell’Impero Romano a diventare terra di conquista da parte di altre nazioni.

Rivoluzione longobarda

L’arrivo dei Longobardi costituì davvero l’avvio di questa catena di eventi o fu la grande “occasione mancata” affinché l’Italia potesse rifondare su nuove basi la propria unità politica? Senza dubbio il loro arrivo introdusse nuovi squilibri nella società italiana, appena uscita dalla lunga guerra (535-553) con la quale l’imperatore d’Oriente Giustiniano pose fine al regno dei Goti. Ma questo affascinante Popolo seppe raccogliere anche molteplici sfide: dai conflitti con i Bizantini ai quali tolse progressivamente molti territori; dai rapporti con gli altri barbari d’Europa – in particolare con i Franchi – a quelli con il Mediterraneo bizantino e poi in parte arabo. I Longobardi furono capaci di riorganizzare la società e l’economia adattandosi ad una realtà politica del tutto nuova e ad un cambiamento climatico che in molte regioni trasformò radicalmente il paesaggio. Infine seppero integrarsi con i romani, grazie anche all’azione della Chiesa.

Pavia: capitale del Regno

Capitale del Regno Longobardo fu Pavia, città che è ancora oggi scrigno incomparabile di memorie legate a re e regine di quel popolo: le loro tracce si colgono quasi in ogni strada del centro storico, la maggior parte delle chiese vantano origini risalenti al VII o allʼVIlI secolo, senza contare che i Civici Musei del Castello Visconteo conservano al proprio interno una collezioni di pezzi di raro pregio.

Da Nord a Sud: mezzo millennio di storia italiana

Quando ormai i Longobardi sembravano ad un passo dall’acquisire l’intera Penisola – nella prima metà dell’VIII secolo sotto il re Liutprando – si scontrarono con l’opposizione del papato. Nonostante la sconfitta, i Longobardi sopravvissero come ducato indipendente nel sud d’Italia (Benevento, Salerno e Capua) e il loro nome rimase in quello del Regno annesso all’Impero Carolingio, all’interno del quale sopravvisse come entità regionale distinta costituendo unʼarea di fondamentale importanza culturale. Un ducato che custodiva entro i propri confini centri come le abbazie di Montecassino e San Vincenzo al Volturno agendo su scala europea come veri e propri incubatori di produzione artistica e intellettuale. L’esistenza delle presenze longobarde sul suolo italiano si protrasse sin oltre il mille, disegnando così un arco temporale che, complessivamente, coprì quasi mezzo millennio di storia italiana.

I Longobardi: tra Mediterraneo ed Europa

Parlare oggi dell’Italia longobarda significa quindi sperimentare la possibilità di costruire una visione “da sud” dell’intera Europa e mostrare una visione del nostro continente in cui i legami fra le aree transalpine e quelle mediterranee appaiano assai più equilibrati e dialoganti di quanto molta storiografia non abbia da sempre teso a rappresentare.
Nel “secolo dʼoro” di Carlo Magno e degli imperatori Carolingi, è ormai chiaro che molto di quanto costituisce il contenuto della cosiddetta “Rinascenza Carolingia” delle arti e della cultura trova nell’humus dell’Italia longobardo-bizantina il suo primo laboratorio di elaborazione.

Le radici della nostra Storia

Dal Friuli alla Lombardia, dall’Umbria alla Campania, dalla Toscana al Molise lʼimpronta della presenza longobarda sul suolo italiano fu tutt’altro che labile. I paesaggi storici, gli insediamenti, la toponomastica del nostro Paese recano ancora oggi i segni indelebili delle loro memorie. Ma è anche nell’arte e nella cultura scritta che rimane evidente lʼapporto che lʼetà longobarda ha offerto alla storia dʼItalia: monumenti sparsi sul territorio e codici conservati nelle biblioteche più antiche e venerabili testimoniano come, nel corso delle generazioni, le popolazioni autoctone italiane avessero creato un terreno originale che si esprimeva attraverso un linguaggio caratterizzato da forti richiami al passato classico e da elaborazioni del retroterra tipico delle tradizioni dei popoli germanici.

Dal 01 Settembre 2017 al 15 Dicembre 2017 a Pavia presso i Musei Civici del Castello Visconteo.

“Longobardi. Alla scoperta delle cripte”, l’evento collaterale

Pavia si apre ai Longobardi, alla scoperta delle cripte. Tutti i week end, nel periodo della mostra “Longobardi. Un popolo che cambia la storia”, protagonista assoluta all’interno del Castello Visconteo, il turista potrà rivivere per un attimo la Storia e gli antichi splendori, visitando le cripte di Sant’Eusebio, San Felice e San Giovanni Domnarum.

Inoltre, nel percorso di mostra sono accessibili touch screen che suggeriscono al visitatore gli itinerari da seguire in città (e anche in Lombardia), con tutte le informazioni e gli orari precisi.

Gli orari di apertura delle cripte sono: S. Eusebio venerdì 14.30-17; sabato e domenica 11-17; San Felice domenica 14-18; S. Giovanni Domnarum sabato e domenica 15-17. L’apertura delle cripte è realizzata in collaborazione con Ass. Amici dei Musei Pavesi, FAai delegazione di Pavia, Diocesi di Pavia e Università degli Studi di Pavia.

Fonte: InTerris.it

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