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Tutto il mondo si sta mobilitando: condanna ferma e compassione per le vittime
— 11 Maggio 2014— pubblicato da Redazione. —
NIGERIA –
Tempi duri per la Nigeria, continuano le rappresaglie di Boko Haram, che nella lingua locale hausa significa «l’educazione occidentale è peccato». Dopo l’uccisione 29 studenti tra gli 11 e i 18 anni nel Federal Government College di Buni Yadi, nello Stato settentrionale di Yobe, a febbraio, l’attentato degli autobus ad Abuja il 14 aprile , il rapimento delle studentesse a Chibok il 15 aprile, è stata la volta dell’attacco incendiario alla cittadina di Gamboru Ngala. E secondo le previsioni di Stanley Ukeni, analista geopolitico e attivista vicino all’attuale governo nigeriano, non è finita qui. I tempi saranno sempre più duri fino alle elezioni del prossimo anno presumibilmente tra le più calde della storia nigeriana da quando sono finiti i regimi militari.
Cresce intanto la mobilitazione internazionale per la liberazione delle studentesse. Il presidente degli Stati Uniti, Barack .
Obama, ha annunciato l’invio di esperti americani, mentre il presidente francese François Hollande ha assicurato che il suo paese “farà di tutto per aiutare la Nigeria a fermare questo gruppo e a ritrovare gli ostaggi”.il primo ministro britannico David Cameron ha definito “Un atto di pura malvagità” il rapimento delle liceali ribadendo che Londra ha già offerto la sua collaborazione.
Un semplice hashtag “bring back our girl” ridateci le nostre ragazze, lanciato da un avvocato nigeriano per mobilitare l’opinioni pubblica il 23 aprile è stato rilanciato 8 milioni di volte.
La denuncia dell’avvocato della famiglia, Tabassum Yousaf raccolta da Aiuto alla Chiesa che Soffre “Se non smettete di cercare vostra figlia, vi accuseremo di blasfemia”. Queste le minacce del musulmano Abdul Jabbar ai genitori e all’avvocato di Huma Younas. A riferirlo alla fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre è l’avvocato della famiglia, Tabassum Yousaf….
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Qualche giorno fa è uscita una ricerca dell’Unione europea cooperative, che diceva che il 36% dei genitori che si licenziano lo fanno perché non possono seguire i figli. L’analisi proseguiva dicendo che “oltre 49mila papà e mamme nel 2018 hanno deciso di dare le dimissioni per l’assenza di parenti di supporto (27%), per i costi…