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Per non cedere al pensiero unico: la rinascita dei valori universali

Il ruolo complementare che padre e madre svolgono nell’educazione dei figli, non può essere negato per via ideologica: di qui l’invito a non cedere, a non piegarsi al «pensiero unico» che vuol impossessarsi delle menti.
Il rapporto tra uomo e donna è sperimentato da ciascuno di noi nel momento in cui nasciamo, lo percepiamo nell’armonia delle loro diversità. Il punto decisivo nel quale uomo e donna mettono insieme tutto ciò che hanno, corpo e psiche, desideri e progetti, perché la vita dia loro molto di più, si proietti in altri esseri umani, doni un surplus di significato e di valore a ciò che fanno.
Oggi queste realtà naturali, rischiano d’essere offuscate. Nelle pieghe della società si muove qualcosa di distruttivo che non ha memoria storica, né sponda o appiglio in alcuna cultura o religione.
Qualcosa che dice che maschio e femmina non esistono, esiste solo ciò che vogliamo essere, diventare e il matrimonio può essere usato da chiunque, e rifiutato quando si vuole.
Dice ancora che il figlio può aversi in tanti modi, anche per acquisizione, con genitori sociali diversi dai naturali, senza fruire di padre e madre insieme, per contratto più o meno oneroso, divenendo, da soggetto di diritti, oggetto di desideri altrui, perdendo la qualità di persona.
Anche in Italia stiamo sperimentando una sorta di accelerazione del «pensiero unico», a seguito di provvedimenti giudiziali sul matrimonio tra persone dello stesso sesso, e per la sentenza della Consulta sulla fecondazione eterologa, che spezza il rapporto tra genitori naturali e genitori sociali.
Il rischio è che nella Costituzione si convoglino desideri, pretese individuali contrarie ai diritti degli altri, certo dei più deboli, anzichè l’insieme di che diritti e doveri solidali, ispirati a princìpi umanistici.

Lurgenza di un impegno per difendere le parole della vita, il loro più autentico significato, e recuperare nell’esperienza collettiva, nella scuola, nelle istituzioni, il senso di solidarietà e di cura per le nuove generazioni, dei più indifesi.

Il periodo pasquale che abbiamo appena vissuto evoca la rinascita di valori universali che il cristianesimo ha introdotto nella storia umana, cambiandola ed elevandola.

È un impegno pieno di difficoltà, ma ricco di prospettiva perché ancorato a quell’umanesimo che è a base dei diritti umani che l’Europa e l’Occidente hanno elaborato e offerto a tutto il mondo, e che oggi corrono il rischio di un declino proprio sul punto nevralgico della tutela dei più deboli.
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