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ISIS – Prima La Mecca e Medina, Roma può aspettare

Prima La Mecca e Medina, Roma può aspettare. La tabella di marcia del Califfato non è cambiata negli ultimi mesi: come annunciato più volte dallo Stato islamico, il primo obiettivo dei terroristi è l’Arabia Saudita e la caduta della dinastia dei Saud, mentre la capitale dei «crociati» arriverà alla fine. Ecco perché l’ultimo video rilasciato da un gruppo legato all’Isil ha disturbato eccome il sonno agli sceicchi di Riyad.

STATO ISLAMICO A RIYAD. Come riportato dagli esperti di terrorismo di Site, un gruppo di sostenitori dello Stato islamico ha rilasciato un video nel quale sparano a un cittadino danese a Riyad. Il tentato assassinio risale al 21 novembre e anche se la vittima è scampata alla morte, l’allarme è stato lanciato in Arabia Saudita. Il mese scorso l’Isil ha chiesto ai suoi sostenitori di attaccare gli sciiti, gli ufficiali del governo e gli occidentali nella monarchia araba. Almeno duemila sauditi sono partiti per combattere il jihad in Siria e Iraq e circa 600 sono tornati. Molti sono in prigione, altri sono morti ma il pericolo è reale.

SAUDITI TRADITORI. Se Abu Bakr al-Baghdadi vuole attaccare l’Arabia Saudita e la sua dinastia regnante è perché li considera dei traditori. La monarchia assoluta araba si fonda sull’ideologia politico-religiosa wahabita, più o meno la stessa che anima lo Stato islamico, ma i Saud sono scesi a compromessi con il mondo moderno, alleandosi con gli americani e alcuni paesi occidentali. La volontà di attaccare l’Arabia Saudita è poi corroborata dalla visione escatologica contenuta in un hadith, cioè una frase attribuita a Maometto: «Invaderete la Penisola arabica, e Allah vi darà la forza per conquistarla. Poi invaderete la Persia, e Allah vi darà la forza per conquistarla. Poi invaderete Roma, e Allah vi darà la forza per conquistarla. Quindi combatterete il Dajjal (Anticristo, ndr), e Allah vi darà la forza per sconfiggerlo». Per ultimi, arriveranno gli ebrei.

«MARCIARE SULLA MECCA». È da circa un anno che Riyad si cautela da una possibile invasione: ha inviato 30 mila soldati al confine con l’Iraq, ha arrestato centinaia di persone tornate dalla Siria, ha aumentato le pene detentive per chi va a combattere all’estero e per chi sostiene, moralmente o materialmente, i terroristi.
Il paradosso è che proprio l’Arabia Saudita è stata tra i principali sostenitori della guerra in Siria, riempiendo di petrodollari alcuni gruppi armati, come il Fronte islamico, e altre milizie salafite. Riyad voleva abbattere i governi sciiti di Siria e Iraq, ora si ritrova con un esercito sunnita pronto a «marciare sulla Mecca».
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