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Il Papa: «Preferisco dare la vita che annullare il celibato». I migranti? «Aiutiamoli a rimanere nei loro paesi»

Le parole di Francesco in conferenza stampa sul volo di ritorno da Panama. Alcuni giudizi sull’attualità, dal celibato sacerdotale all’educazione sessuale, dai temi dell’immigrazione all’aborto. Ecco i suoi interventi e un piccolo commento.

 

Sul sito web della Santa Sede ancora non è disponibile la trascrizione ufficiale della conferenza stampa tra Papa Francesco e i giornalisti, nel volo di ritorno da Panama a Roma. Vi sono tuttavia altre fonti attendibili per riflettere sulle parole del Pontefice a commento dell’attualità, come sempre avviene in questi casi. Abbiamo raccolto qui sotto i suoi interventi su vari argomenti, in particolare: celibato dei preti, educazione sessuale, aborto, immigrazione e la situazione politica in Venezuela.

 

PAPA FRANCESCO E CELIBATO: “UN DONO, NON VA ELIMINATO”.

In molte parti del mondo non ci sono più sacerdoti e molti suggeriscono varie soluzioni, l’eliminazione del celibato, l’ordinazione femminile e il celibato opzionale. Più volte Francesco si è espresso sul tema e ne ha parlato anche in questa occasione, rispondendo ad una domanda sulla possibilità che «lei permetta a degli uomini sposati di diventare preti nella Chiesa cattolica». Ecco la risposta:

«Nella Chiesa cattolica di rito orientale possono farlo, si fa l’opzione celibataria o di sposo prima del diaconato. Per quanto riguarda il rito latino, mi viene alla mente una frase di san Paolo VI: “Preferisco dare la vita prima di cambiare la legge del celibato”. Questo mi è venuto in mente e voglio dirlo perché è una frase coraggiosa, lo disse nel 1968-1970, in un momento più difficile di quello attuale. Personalmente penso che il celibato sia un dono per la Chiesa e non sono d’accordo a permettere il celibato opzionale. No. Soltanto rimarrebbe qualche possibilità nei posti lontanissimi, penso alle isole del Pacifico, ma è qualcosa da pensare quando c’è necessità pastorale. Il pastore deve pensare ai fedeli. La mia decisione è: no al celibato opzionale prima del diaconato. Sono uno chiuso? Forse, ma non sento di mettermi davanti a Dio con questa decisione».

C’è poi l’opzione dei “viri probati”, cioè l’ordinazione di uomini sposati di una certa età e di provata fede che possano celebrare Messa dove mancano i preti. Su questo, Francesco ha detto: «Credo che il tema debba essere aperto in questo senso per i luoghi dove c’è un problema pastorale per la mancanza dei sacerdoti. Non dico che si debba fare, non ci ho riflettuto, non ho pregato sufficientemente su questo. Ma i teologi ne discutono, devono studiare».

Da anni i nemici della Chiesa battono il chiodo sulla presunta «opera demolitrice di papa Bergoglio», citando la sua presunta volontà di distruggere «i sacramenti del matrimonio, dell’eucaristia e della confessione (insieme con un paio di Comandamenti). Ma anche il battesimo» e, altro esempio, la «delegittimazione del celibato ecclesiastico». Sono parole di Antonio Socci, bugie diffuse appositamente per insinuare delusione e frustrazione nel mondo cattolico, staccandolo dalla Chiesa.

 

ABORTO: “UN DRAMMA TERRIBILE, ANCHE PER LE DONNE”

Durante la Via Crucis, a Panama, un giovane ha letto queste parole: «C’è una tomba che grida al cielo e denuncia la terribile crudeltà dell’umanità, è la tomba che si apre nel ventre delle madri. Dio ci conceda di difendere con fermezza la vita e far sì che le leggi che uccidono la vita siano cancellate per sempre».

Durante la conferenza stampa, un giornalista ha chiesto se oltre alle parole “radicali” ascoltate nella Via Crucis, vi sia spazio anche per «la sofferenza delle donne». Ecco la risposta del Papa:

«Il messaggio della misericordia è per tutti, anche per la persona umana che è in gestazione. Dopo questo fallimento, c’è pure misericordia. Ma una misericordia difficile, perché il problema non è dare il perdono ma accompagnare una donna che ha preso coscienza di avere abortito. Sono drammi terribili. Una donna quando pensa quello che ha fatto… Bisogna essere nel confessionale, lì devi dare consolazione e per questo ho concesso a tutti i preti la facoltà di assolvere l’aborto per misericordia. Tante volte, ma sempre, loro devono “incontrarsi” con il figlio. Io tante volte, quando piangono e hanno questa angoscia, le consiglio così: tuo figlio è in cielo, parla con lui, cantagli la ninna nanna che non hai potuto cantargli. E lì si trova una via di riconciliazione della mamma col figlio. Con Dio, la riconciliazione c’è già, Dio perdona sempre. Ma anche lei deve elaborare quanto è accaduto. Il dramma dell’aborto, per capirlo bene, bisogna stare in un confessionale. Terribile».

Una delle tre testimonianze di giovani ascoltate durante la GMG di Panama è stata quella di Erika de Bucktron, panamense, assieme al marito Rogelio e ai figli Rogelio, Allyson, Maria e Inés. L’ultima figlia è affetta da sindrome di Down ed Erika ha raccontato la gravidanza «ad alto rischio», tanto che i medici le consigliarono l’interruzione di gravidanza. Ed invece, ha raccontato la donna, «ci siamo abbandonati nelle mani di Dio e abbiamo chiesto che si compisse la sua volontà. In fondo, avevamo la speranza che nostra figlia nascesse sana, però abbiamo accolto con amore la volontà del Signore». E ora «rendiamo grazie a Dio per la nascita di Inés».

 

EDUCAZIONE SESSUALE: “NESSUNA COLONIZZAZIONE IDEOLOGICA”

Nel dialogo con i giornalisti il Papa è stato interpellato anche sul tema delle gravidanze precoci, 10mila lo scorso anno a Panama. «La incolpano perché si oppone all’educazione sessuale nelle scuole», ha detto il giornalista rivolgendosi a Francesco. Ecco la risposta:

«Credo che nelle scuole bisogna dare l’educazione sessuale. Il sesso è un dono di Dio non è un mostro. Bisogna offrire un’educazione sessuale oggettiva, senza colonizzazioni ideologiche. Perché se nelle scuole si dà un’educazione sessuale imbevuta di colonizzazioni ideologiche, distruggi la persona. Il sesso come dono di Dio deve essere educato, non con rigidezza. Educato, da “educere”, per far emergere il meglio della persona e accompagnarla nel cammino. Il problema è nei responsabili dell’educazione, sia a livello nazionale che locale come pure di ciascuna unità scolastica: che maestri si trovano per questo, che libri di testo… Io ne ho visti di ogni tipo, ci sono cose che fanno maturare e altre che fanno danno. Dico questo senza entrare nei problemi politici di Panama: bisogna avere l’educazione sessuale per i bambini. L’ideale è che comincino a casa, con i genitori. Non sempre è possibile per tante situazioni della famiglia o perché non sanno come farlo. La scuola supplisce a questo, e deve farlo, sennò resta un vuoto che viene riempito da qualsiasi ideologia».

Molto importante l’aver sottolineato che l’ideale è che l’educazione sessuale avvenga in famiglia. Il più grande problema di quanto avviene nelle scuole è proprio la visione ideologica che viene trasmessa, dove l’interruzione di gravidanza viene “passata” come metodo anticoncezionale e, sopratutto, il sesso è descritto come una mera pratica di soddisfazione personale usando il corpo dell’altro. La visione cattolica è differente, insegna a custodirsi e a custodire la propria sessualità nella giovinezza e di donarsi completamente all’interno del sacramento matrimoniale, alla persona con cui si è scelto di condividere il destino. Il Papa non ha precisato questo passaggio, sarebbe stato l’ideale ma probabilmente il contesto di una rapida intervista “a braccio” non glielo ha permesso.

 

“I GIOVANI SI ALLONTANANO PER MANCANZA DI TESTIMONI COERENTI”

Più interessante la domanda sui giovani che lasciano la Chiesa e suoi motivi, argomento di cui abbiamo parlato qualche settimana fa. Ecco le parole del Papa:

«I motivi sono tanti, alcuni sono personali. Ma il più generale è la mancanza di testimonianza dei cristiani, dei preti, dei vescovi. Non dico dei Papi, perché è troppo, ma anche, pure. Se un pastore fa l’imprenditore o l’organizzatore di un piano pastorale, se non è vicino alla gente, non dà una testimonianza di pastore. Il pastore deve essere con la gente. Il pastore deve essere davanti al gregge, per indicare il cammino. In mezzo al gregge per sentire l’odore della gente e capire che cosa sente la gente, di che cosa ha bisogno. E deve essere dietro il gregge per custodire la retroguardia. Ma se un pastore non vive con passione, la gente si sente abbandonata o prova un certo senso di disprezzo. Si sente orfana. Ho parlato dei pastori, ma ci sono anche i cristiani, i cattolici. Ci sono i cattolici ipocriti, che vanno a messa tutte le domeniche e non pagano la tredicesima, ti pagano in nero, sfruttano la gente. E poi vanno ai Caraibi a fare le vacanze, con lo sfruttamento della gente. Se fai questo dai una contro-testimonianza. Questo a mio parere è ciò che allontana di più la gente dalla Chiesa. Ai laici suggerirei: non dire che sei cattolico, se non dai testimonianza. Piuttosto puoi dire: sono di educazione cattolica, ma sono tiepido, sono mondano, chiedo scusa, non guardatemi come un modello. Questo si deve dire. Io ho paura dei cattolici così, che si credono perfetti. La storia si ripete, lo stesso accadde a Gesù con i dottori della legge, che pregavano dicendo: “Ti ringrazio Signore perché non sono come questi peccatori”».

Giustamente Francesco ha citato l’ipocrisia dei cattolici: sarebbe meglio non dire di essere cattolici! Lo scandalo verso i fedeli e la mancanza di testimonianza cristiana da parte dei pastori è una causa importante della disaffezione, si potrebbe aggiungere la carenza di pastori che sappiano formare alle ragioni della fede, che testimonino una fede non sentimentale ma poggiata sulla certezza, sicuri del perché loro stessi ogni giorno decidano di appartenere a Dio e non al mondo.

 

CASO VENEZUELA, IL PAPA FA SUE LE POSIZIONI DEI VESCOVI VENEZUELANI.

Non poteva mancare una domanda sul colpo di Stato venezuelano, dove Juan Guaidó si è auto-proclamato presidente contro il dittatore Nicolas Maduro. Ecco le parole di Francesco:

«Io appoggio in questo momento tutto il popolo del Venezuela perché sta soffrendo, quelli di una parte e dell’altra. Io soffro per quello che sta accadendo in questo momento in Venezuela e per questo ho chiesto che ci sia una soluzione giusta a pacifica. Quello che mi spaventa è lo spargimento di sangue».

Molto più interessanti sono state però le dichiarazioni del card. Baltazar Porras, arcivescovo di Mérida ed amministratore apostolico di Caracas: «In questi giorni abbiamo avuto contatti quotidiani con il Segretario di Stato Vaticano, e il Papa chiede costantemente della nostra situazione e anche dei fratelli nicaraguensi. Papa Francesco ha insistito sul fatto che la parola dell’episcopato venezuelano è la sua parola e la appoggia pienamente». E’ noto che i vescovi venezuelani sono intervenuti molte volte contro l’ex presidente Maduro. Parole importanti perché smentiscono le recenti dichiarazioni dei soliti haters sul caso venezuelano, secondo i quali Papa Francesco è un «papa sinistroso» (Antonio Socci) perché «appoggia il dittatore del popolo» (Riccardo Cascioli).

 

PAPA BERGOGLIO E IMMIGRAZIONE: “AIUTIAMOLI A CASA LORO”

C’è spazio anche per una riflessione su un tema d’attualità, di cui si parla continuamente. Anche in questa occasione il Papa ha ribadito la sua posizione:

«Il governante deve usare la prudenza, perché la prudenza è la virtù di chi governa. È una equazione difficile. A me viene in mente l’esempio svedese, che negli anni ‘70, con le dittature in America Latina ha ricevuto tanti immigrati, ma tutti sono stati integrati. Anche vedo che cosa fa sant’Egidio, ad esempio: integra subito. Ma gli svedesi l’anno scorso hanno detto: fermatevi un po’ perché non riusciamo a finire il percorso di integrazione. E questa è la prudenza del governante. È un problema di carità, di amore, di solidarietà. Ribadisco che le nazioni più generose nel ricevere sono state l’Italia e la Grecia e anche un po’ la Turchia. La Grecia è stata generosissima e anche l’Italia, tanto. È vero che si deve pensare con realismo. Poi c’è un’altra cosa: il modo di risolvere il problema delle migrazioni è aiutare i Paesi da dove vengono i migranti. Vengono per fame o per guerra. Investire dove c’è la fame, l’Europa è capace di farlo, e questo è un modo per aiutare a crescere quei Paesi. Ma sempre c’è quell’immaginario collettivo che abbiamo nell’inconscio: l’Africa va sfruttata! Questo appartiene alla storia, e fa male! I migranti del Medio Oriente hanno trovato altre vie d’uscita. Il Libano è una meraviglia di generosità, ospita più di un milione di siriani. La Giordania, lo stesso. E fanno quello che possono, sperando di reintegrare. Anche la Turchia ha ricevuto qualcuno. E anche noi in Italia abbiamo accolto qualcuno. È un problema complesso sul quale si deve parlare senza pregiudizi».

Segnaliamo a questo proposito il dossier in cui abbiamo raccolto i discorsi del Papa su questo tema specifico.

Fonte: Uccronline.it

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