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«Il Vaticano già paga l’Imu» dice il governo, e teme la contrarietà popolare a “tassare la Chiesa”

Imu e Vaticano. Il Ministero dell’Economica interviene spiegando che la Chiesa già paga l’Imu sugli immobili, mentre è esente (come altri) per attività solidali. Si parla anche di percentuali bulgare sulla contrarietà degli italiani nel tassare le parrocchie, per questo la vicenda verrà congelata.

 

La notizia è partita ieri sera dall’agenzia Adnkronos, in contatto con «autorevoli fonti di governo». Le quali hanno annunciato che la questione “Imu-Chiesa” è congelata e sarà forse riaperta in futuro perché, viene spiegato, una serie di sondaggi provano che gli italiani sono in realtà contrarissimi a “tassare la Chiesa”. «Percentuali bulgare», si legge, «dimostrano che una decisione in questa direzione si trasformerebbe in un vero e proprio boomerang» per il governo giallo verde.

Ma c’è un secondo motivo per cui il governo non ha alcuna intenzione di riaprire il capitolo Imu, ed è molto semplice. Ecco quanto riportano fonti del Ministero dell’Economia e delle finanze (Mef): «Il Vaticano già paga l’Imu sugli immobili con finalità commerciali, ma è esentato, come tanti altri organismi ed enti laici, solo per le attività solidali ed educative. Tassare tutte le proprietà vorrebbe dire costringere la Chiesa a chiudere oratori e altre realtà che “salvano i ragazzi dalla strada”».

La questione era stata riaperta un mese fa, quando la Corte di giustizia dell’Unione europea ha sentenziato che l’Italia ha facoltà di recuperare l’Ici non versato da tutti quegli enti non commerciali che ospitavano attività commerciali al loro interno nel periodo 2007-2011 e che allora si riteneva impossibile riscuotere. In nessun passaggio della sentenza si parlava di “chiesa” o di “Vaticano”, ma i media tradussero la notizia con: “L’UE impone all’Italia di riscuotere l’IMU al Vaticano”.

Una fake news, come avevamo ben spiegato, ma che diede avvio al delirio di Radicali & Anticlericali che la tradussero come una “vittoria della laicità sul clericalismo”. Peccato che siano coinvolte migliaia di associazione sportive, associazioni culturali, le sedi di Emergency, le Camere di commercio, i musei, la comunità ebraica di Roma, la comunità valdese e tutti gli enti no-profit che ospitano o gestiscono una pur minima attività commerciale.

In ogni caso, i media da allora si sono concentrati solo sulla Chiesa cattolica ed oggi il governo ha, di fatto, risposto, descrivendo la realtà attuale. L’Imu viene già regolarmente pagato dai vescovi e tassare anche le realtà caritatevoli ed educative -pur di recuperare gli importi del passato- significherebbe penalizzare gravemente l’opera sociale delle parrocchie che sono, in moltissimi casi, l’unico punto di riferimento per migliaia di persone, nel giro di diversi chilometri. Anche questo rende ragione di quelle statistiche “bulgare” così temute dal Ministero dell’Economica (Mef), le quali rivelano la contrarietà dei cittadini italiani (credenti e non) nel veder messe in difficoltà le strutture ecclesiali che offrono loro un servizio sociale enorme, quasi sempre gratuitamente.

Fonte: Uccronline.it

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