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Messori, campione di fede che non si poteva sposare

Uno scrittore di successo. A contatto con papi, cardinali e santi. Ma anche un cristiano dalla vita privata tutta in salita, irta di spine, tortuosa come un labirinto.

Pochi amici conoscevano fino a qualche giorno fa la difficilissima prova che Vittorio Messori e la moglie Rosanna Brichetti Messori hanno dovuto affrontare prima di potersi sposare: una lunghissima e faticosissima attesa. A squarciare il velo è ora lei in un libro audace e insieme pudico, Una fede in due, appena pubblicato dalle Edizioni Ares.

In quelle pagine scritte senza una sola bava di retorica o, peggio, di compiacimento per la fama planetaria conquistata da Vittorio, Rosanna mette tante cose, a cominciare dalla nascita dei bestseller di casa, dal primo, ormai leggendario titolo, Ipotesi su Gesù, su su fino agli altri, altrettanto consacrati a livello internazionale. Fra tutti lo storico Rapporto sulla fede, del 1984, in cui l’allora cardinale Joseph Ratzinger, con cui Messori trascorse tre giorni blindato nel seminario di Bressanone sotto l’occhio vigile delle suore bavaresi, spiega al giornalista la crisi della Chiesa postconciliare; e poi, altra pietra miliare, Varcare la soglia della speranza, in tandem con Giovanni Paolo II, del 1994, un testo, come racconta Rosanna, voluto più dal Pontefice che da Messori, che anzi cercò di dissuadere il suo interlocutore ma infine dovette capitolare.

Ma Rosanna non si limita a lucidare, con garbo e con velati lampi d’ironia, l’argenteria di famiglia. No, fa molto di più: offre senza sconti al lettore la propria biografia, dai rapporti difficili con la madre all’inesauribile curiosità intellettuale. Soprattutto, racconta con prosa asciutta la tormentata relazione con Vittorio. Tormentata non per il percorso sentimentale dei due che rimarranno incatenati l’uno all’altra per tutta la vita, ma perché a sbarrare la strada dell’unione cristiana ci sarà per lunghissimo tempo la barriera insuperabile di un precedente, sfortunato, matrimonio giovanile di Vittorio.

Rosanna, classe 1939, lombarda nata a Bergamo e cresciuta a Treviglio, e Vittorio, di formazione sabauda su robuste radici emiliane, si conoscono e cominciano ad annusarsi in quel laboratorio di cultura che è negli anni Sessanta la Pro Civitate Christiana di don Giovanni Rossi, una cittadella della fede in quella capitale della spiritualità che è Assisi. Qui grandi personalità inquiete hanno scoperto il fascino del cristianesimo: Pier Paolo Pasolini ha immaginato qui il suo Vangelo secondo Matteo e un celebre pittore americano come William Congdon, maestro dell’action painting, si è convertito. Qui, fra lo studio e le esperienze missionarie, i due, convertiti anche se con storie e modalità molto diverse, si scoprono e cominciano a piacersi. Poi, finito quel periodo di formazione e riflessione, le strade si dividono, per ritrovarsi dopo qualche tempo. Questa volta con una chiarezza e una maturità definitive. Ma la coppia non può convolare a nozze, perché lui è ancora impegnato. Un avvocato rotale li ha tranquillizzati: il precedente matrimonio presto verrà dichiarato nullo e la coppia potrà promettersi eterno amore davanti all’altare. Il 4 ottobre 1976 Rosanna, che è sociologa, autrice di diversi libri e tante altre cose, va a convivere con il suo uomo. In attesa del via libera della Chiesa, i fidanzati si comportano come fratello e sorella. In una cornice di rinuncia e castità. Il 4 ottobre, per la cronaca, viene pubblicato Ipotesi su Gesù.

Invece, le cose prendono una piega storta. Il tribunale ecclesiastico di Torino ritiene che il vecchio matrimonio di lui sia valido a tutti gli effetti. Si susseguono le perizie, passano gli anni, ma la porta della felicità resta sempre chiusa. Rosanna e Vittorio cercano di resistere, annaspano, attendono ma la sentenza negativa viene confermata prima a Milano, poi a Roma. L’autorità sembra volere dire alla coppia che la coppia non può essere. E Rosanna, che da buona cristiana, si interroga sulla propria vocazione, decide di strappare e va a vivere da sola a Urbino, lontana da Torino e da Vittorio. È il tempo della diaspora, del buio e della fatica: per questa ragione, mai rivelata sin qui, a un certo punto Vittorio, stremato, decide di abbandonare la seguitissima rubrica Vivaio, che tiene con furiosa cadenza trisettimanale su Avvenire.

È un paradosso senza soluzione: il campione della fede cattolica, l’unico giornalista ad avere mitragliato di domande due papi, è «vittima» in qualche modo dell’intransigenza degli uomini della Chiesa e prigioniero di un vincolo che in coscienza ritiene possa essere sciolto. Ma, come insegnava don Giussani, si diventa santi solo fra le contraddizioni della vita. Poi, all’improvviso quella porta si apre: c’è un’ultima chance quasi disperata, la cosiddetta supplica papale, perorata attraverso il cardinale Ratzinger. Questa volta tutto fila per il verso giusto: le prove, almeno su questo versante, sono finite. E il 30 novembre 1996, dopo venti lunghissimi anni di limbo, i Messori diventano finalmente coniugi. Anche se, per l’età, non potranno più avere figli.

Così, la commozione, trattenuta per troppe pagine, alla fine conquista il lettore. Anzi, i molti lettori che hanno seguito lo stesso cammino, davanti al metronomo inafferrabile della Rota. Sul confine sottile fra la burocrazia umana e il mistero del sacramento. Questo libro è un po’ la colonna sonora, inattesa, delle vite di queste uomini e di queste donne. Sospese fra le fragilità della terra e la gloria del cielo.

Fonte: IlGiornale.it

 

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