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Cannabis: chiudete quei negozi

Il Prof. Giovanni Serpelloni, per lunghi anni apprezzato Capo Dipartimento Anti-Droga della Presidenza del Consiglio, attualmente – fra l’altro – Senior NR Fellow University of Florida Drug Policy Institute, Department of Psychiatry in the College of Medicine, ha scritto la lettera aperta che segue al ministro per la Famiglia e le Disabilità on. Lorenzo Fontana. La pubblichiamo, col consenso dell’autore, perché costituisce un interessante aggiornamento sui c.d. cannabis shop.

Giovanni Serpelloni M.D.
Senior NR Fellow – University of Florida – Drug Policy Institute, Department of Psychiatry in the College of Medicine
Former Head of Department for Anti-drugs Policies, Presidency of the Council of Ministers Ita.Gov.
Addiction Neuroscience and Forensic Toxicology Senior Consultant
Former Italian EWS.gov Operative Coordinator
Member of UNODC Expert Consultation group on Forensic Toxicology and Drug Control (2016).
Director of the Verona UOC Addiction Department ULSS 9. Italy

Al sig. Ministro Lorenzo Fontana
Ministro per la Famiglia, Disabilità e Politiche Antidroga


oggetto: CANNABIS LIGHT – note sintetiche tecnico scientifiche sulla pericolosità sanitaria e sociale

Egregio Ministro Fontana,

per anni mi sono occupato di prevenzione dell’uso di cannabis e delle altre droghe per conto di quattro Governi, dovendo affrontare sempre forti resistenze da parte di vari settori, anche istituzionali, che non riconoscevano la pericolosità di tali sostanze soprattutto per le giovani generazioni. Ora in Italia da qualche anno si sta assistendo al fenomeno dell’apertura di negozi che offrono “cannabis light” in maniera, a mio avviso, del tutto illegittima ma soprattutto pericolosamente promozionale per l’uso della cannabis in generale. Dopo le numerose uscite stampa sulle agenzie nazionali sull’argomento, a cui anch’io ho contribuito, vi è l’esigenza di fare un punto tecnico scientifico.

Come medico, ricercatore nell’ambito delle neuroscienze delle dipendenze e padre di quattro figli, oltre che sulla base della mia precedente esperienza come capo del Dipartimento Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri, mi permetto quindi di inviarLe cortesemente questa sintesi tecnico scientifica che credo potrà esserLe utile per trovare delle soluzioni concrete per contrastare la continua apertura di questi negozi. Le mie attività di ricerca negli Stati Uniti, presso l’Università della Florida, si svolgono soprattutto sulla valutazione scientifica e il contrasto delle conseguenze sanitarie e sociali della legalizzazione della cannabis che tanti danni sta provocando nei vari stati dell’unione. Di queste conoscenze dovremo fare tesoro per evitare nel prossimo futuro che anche in Italia si possa instaurare una simile e negativa situazione.

Introduzione:

  1. Da qualche anno è comparso sul mercato legale la cosiddetta “cannabis light” definita dai venditori anche “cannabis legale” che ha come caratteristica farmacologica quella di contenere bassi livelli di Delta-9-TetraHydroCannabinolo (THC tra lo 0,2-0,6%) e discreti livelli di Cannabidiolo (CBD) oltre ad una serie di altri derivati non ancora ben specificati e definiti.
  2. La diffusione di questi prodotti sul mercato è avvenuta in maniera sistemica e incrementale su tutto il territorio nazionale mediante la costruzione di reti di vendita ben organizzate e strutturate con uno studio di marketing ed advertising di alto livello che ha permesso l’apertura e l’attivazione di oltre 700 negozi su tutto il territorio nazionale.
  3. Le tecniche di vendita al dettaglio utilizzate, verificate con sopralluoghi diretti e personali, sono riassumibili sinteticamente nei seguenti punti:
    a. Offerta di questi prodotti direttamente al cliente in negozio con un’informazione dettagliata sugli effetti rilassanti e migliorativi del tono dell’umore dovuti soprattutto all’effetto del CBD (che viene descritto dal venditore come sostanza molto efficace per tenere stati di rilassamento ed effetti di miglioramento dello stato fisico e mentale).
    b. Viene chiarito al potenziale cliente che i prodotti in vendita contengono basse percentuali di Delta–9-THC e quindi che il prodotto risulta perfettamente legale. Sulle buste delle infiorescenze vendute viene spesso citato “prodotto nel rispetto della legge sulla canapa del 02/12/2016 n. 242 Circolare Ministero Salute 2009 e reg. CE n.112”.
    c. Di norma non vengono fornite informazioni sul fatto che i prodotti non dovrebbero essere utilizzati per uso umano anche se sulle confezioni in vendita vengono riportate informazioni scritte quali: “prodotto tecnico da laboratorio, collezione, ornamentale o profumo per ambiente. Non è un prodotto medicinale, alimentare da combustione da ingestione o assunzione”.
    d. Durante la fase di contatto e acquisto le offerte sono eseguite implicitamente ma a volte anche molto esplicitamente per uso umano, accompagnate con un merchandising molto differenziato che va da caramelle, lecca-lecca, vestiario, oggettistica varia ecc. tutta evocante la foglia di cannabis. I negozi infatti normalmente presentano insegne e loghi estremamente evocativi della cannabis sotto varie forme e immagini in violazione dell’articolo 84 del DPR 309/90.
    e. Non viene data alcuna informazione sul fatto che per esempio assumendo discrete quantità del prodotto in vendita ci possa essere comunque il rischio di risultare positivi al drug test nei controlli della polizia stradale (in violazione dell’art.187 Codice della Strada) e che il cannabidiolo sia sostanza farmacologicamente attiva con possibili effetti collaterali.I prodotti commercializzati
  4. I prodotti venduti derivano per la maggior parte da miscele vegetali composte da infiorescenze femminili di canapa sativa L. essiccata a basso tenore di THC proveniente da culture di canapa industriale (regolamentato dalla legge n. 242/2016). Secondo questa legge e le tabelle delle sostanze stupefacenti del Testo Unico 309/90 la percentuale di THC non dovrebbe superare lo 0,2-0,6%. Tale produzione però secondo tale norma è prevista solo per finalità agro-industriali quindi ne viene escluso indirettamente l’uso umano che risulta pertanto in questo caso illegittimo. Inoltre sempre nella legge 242/2016 (in particolare art. 1, art. 2, art. 4) non è inclusa la produzione delle inflorescenze, né la libera vendita al pubblico. Quindi questi negozi stanno agendo di fatto (al di la dei camuffamenti messi in atto e delle etichette poste sui prodotti) al di fuori delle autorizzazione di attività che tale legge prevede.
  5. La vendita avviene con un chiaro comportamento volontariamente e coscientemente contradditorio dove da una parte si dichiara (in maniera formale) che il prodotto non è destinato ad uso umano ma dall’altra parte si sa benissimo che la vendita è proprio destinata all’uso umano. Peraltro è da evidenziare che le Forze dell’Ordine, oltre che il Sistema d’Allerta Nazionale, hanno già segnalato il fatto che in alcuni prodotti messi in vendita fossero stati riscontrati tassi di THC molto elevati di cannabis illegale, confezionati però in bustine con soprariportato la denominazione “cannabis legale” al fine di raggirare la possibile intercettazione delle Forze dell’Ordine.Problemi Farmacologici
  6. Si evidenzia che il cannabidiolo CBD, contenuto nei prodotti messi in vendita, è sostanza farmacologicamente attiva che è contenuta in alte quantità nei prodotti oggetto di discussione. Il CBD è una sostanza che la Food and Drug Administration Americana qualche settimana fa ha registrato come farmaco efficace per il trattamento dell’epilessia resistente nei bambini. (Epilepsy Behav, 2018 vol. 80 pp. 240-246 Efficacy of artisanal preparations of cannabidiol for the treatment of epilepsy. Porcari, GS et all. Epilepsy Behav, 2017 vol. 70(Pt B) pp. 341-348 Cannabinoids in treatment-resistant epilepsy: A review. O’Connell, et all). Il CBD non è quindi privo di effetti collaterali e dovrebbe essere prodotto attraverso filiere farmaceutiche industriali e altamente controllate (cosa che non avviene in questi prodotti italiani). Non è legittimo quindi che semplici negozi che dovrebbero poter vendere questi prodotti esclusivamente per “collezione o ricerca” (escludendo quindi l’uso umano) possano vendere e addirittura consigliare (a volte anche pubblicato nelle interviste di vari esercenti) l’uso di questa sostanza farmacologicamente attiva. In vari paesi europei (Francia, Svezia, Germania ecc.) il Cannabidiolo non può essere prodotto al di fuori delle linee di produzione farmacologiche né tantomeno essere messo in vendita da semplici negozi ma solo da farmacie autorizzate.Possibile estrazione di THC concentrato e aumento della pericolosità
  7. Da un esperimento da noi condotto in collaborazione con l’Istituto di Medicina Legale dell’Università di Verona la settimana scorsa si è potuto appurare che utilizzando un semplice prodotto acquistato presso questi negozi si può facilmente e a basso costo, estrarre il principio attivo (Delta -9-THC). Tutto questo mediante l’utilizzo di rudimentali estrattori (che usano semplici bombolette di gas butano per ottenere un’estrazione in fase fredda). Queste operazioni possono avvenire in maniera molto facile anche in ambiente domestico e non abbisognano di particolari attrezzature e competenze per poterle attuare. Esistono, inoltre, istruzioni dettagliate in Internet a portata di qualsiasi adolescente che spiegano come fare.
  8. Con il nostro esperimento abbiamo dimostrato che con queste tecniche di concentrazione/estrazione è possibile facilmente arrivare a concentrazione 10-20 volte superiore di Delta-9-THC contenuto nel prodotto originale di base acquistato in negozio, ricavandone una resina che viene poi impastata e fumata. Quest’osservazione scientifica ci permette di accreditare ancora di più il parere espresso dal Consiglio Superiore di Sanità nella seduta del 12.04.2018 che ha sottolineato “la pericolosità” di tali prodotti per la salute pubblica, raccomandando per il principio di precauzione, l’adozione di misure atte a non consentire la libera vendita dei suddetti prodotti. Ci auguriamo che il Ministero della Salute voglia ascoltare ed applicare quanto prima il parere autorevole del Consiglio Superiore di Sanità.Il danno alla prevenzione
  9. Non va infine dimenticato l’aspetto relativo alla promozione dell’uso della cannabis in termini comunicativi che l’apertura di questi negozi così conformati, comporta soprattutto nei confronti delle persone minorenni, vulnerabili particolarmente attratti dalla sostanza stupefacente cannabis. Questi negozi con le loro insegne evocanti la cannabis hanno innescato un processo di “normalizzazione” che altera la percezione del rischio soprattutto nei giovani derivante dall’uso di queste sostanze, incrementandone l’uso futuro e danneggiando così le già insufficienti campagne di prevenzione. Il DPR 309/90 prevede due specifici articoli che possono essere evocati e utilizzati per porre in atto eventuali azioni di tutela e prevenzione nei confronti di questi negozio. Nello specifico si parla dell’articolo 82 “Istigazione, proselitismo e induzione al reato di persona minore” e articolo 84 “Divieto di propaganda pubblicitaria”. Si evidenzia che quest’ultimo articolo in particolare parla del divieto di propaganda pubblicitaria “anche se effettuata in modo indiretto”. Questi negozi e le loro insegne rientrano pienamente in questa fattispecie.

Tutto questo si trasmette al fine di contribuire a chiarire da un punto di vista tecnico scientifico un quadro complesso che sta producendo effetti negativi sulla salute delle giovani generazioni e chiedendo cortesemente che possano essere presi immediati provvedimenti per la chiusura di tali negozi. Tutto ciò sperando inoltre che contemporaneamente si voglia intraprendere una forte, permanente e decisa campagna di informazione e prevenzione sulla pericolosità della cannabis (in tutte le sue forme e concentrazioni) per la salute fisica, mentale e spirituale dei nostri giovani.

Restando a disposizione per eventuali chiarimenti porgo cordiali saluti.

Fonte: Giovanni Serpelloni | Centrostudilivatino.it

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