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ANCHE ALLA SPEZIA – Ancora in piazza per pregare e non solo per Alfie

 

C’è almeno una cosa buona nella storia di Alfie: ci ha fatti alzare in piedi in tanti, ha riempito diverse piazze negli ultimi giorni prima della sua morte, quando chiedevamo che l’Alder Hey rilasciasse il bambino, o almeno che non gli sospendesse alimentazione, idratazione e ossigeno  – Milano, Roma, Torino e non solo. E domani, 9 maggio, nel giorno di quello che sarebbe stato il suo secondo compleanno, ne riempirà molte altre, oltre Milano Roma e Torino Napoli, Parma, Brescia, Genova, Rimini, Rocca di Capri Leone (Messina), Casellina (Firenze), Novara, Trieste, La SpeziaSavonaBiella, Vercelli, Ortucchio (L’Aquila), Minturno, Pieve S. Vitale, Avellino, Cesate (Milano), Piana Battolla (La Spezia), Reggio Emilia, Borghetto santo Spirito (Savona) forse Modena e Perugia, san Giovanni Rotondo, Chiesina Uzzanese  e speriamo in altre adesioni. E poi c’è Dublino… Bastano dieci persone, dieci candele, dieci corone del rosario: è importante essere un segno, per dire che non si abbassa la guardia su questo cambiamento epocale: il momento in cui la medicina ha gettato la maschera. Da competenza usata per guarire o almeno curare, a tecnica che ha il potere di vita o di morte, a cui è consegnato il diritto di dire quale esistenza “valga la pena”, quale sia abbastanza produttiva per meritarsi il privilegio delle cure mediche.

Si capisce che i progressi della medicina mettono davanti a questione diverse rispetto ai secoli in cui l’età media era di quaranta anni, la mortalità infantile altissima e la capacità di azione della scienza molto limitata. E’ vero che tra gli elementi da valutare oggi c’è anche il rischio dell’accanimento terapeutico, ma cibo e acqua e ossigeno NON sono una terapia, in nessun modo. Altrimenti non morirebbe nessuno, è evidente. E invece i malati muoiono, anche attaccati al respiratore purtroppo. Il punto non è neanche la libertà di cura lasciata ai genitori (persino il padre di Eluana Englaro si è, coerentemente con la sua storia, espresso a favore dei genitori di Alfie): il punto è che finché una vita si può curare, va curata, indipendentemente dal volere dei familiari, e l’unica cosa che può far parlare di sproporzione della cura è la sofferenza del malato rispetto alle speranze di miglioramento. Non era il caso di Alfie, non è il caso dei bambini lasciati morire di fame e di sete in Inghilterra – ma ci piacerebbe tanto che un’indagine della magistratura stabilisse se c’è stato anche un intervento attivo a favore della morte, nel caso del piccolo Evans – perché i bambini di cui abbiamo avuto notizia sembravano tranquilli, benché inguaribili, e comunque per tenere a bada l’eventuale dolore c’è sempre la sedazione.

Su Alfie abbiamo scritto tanto, tutto quello che poteva essere detto è stato detto (grazie prima di tutto all’indomita Benedetta Frigerio, che ha fatto un lavoro da Pulitzer – ma qualcosa mi dice che non lo vincerà). L’unica cosa che voglio aggiungere qui è che una reazione partita assolutamente dal basso ha sollevato un caso che ha fatto parlare tutto il mondo, è arrivato sui canali di informazione che da mesi ignoravano gli appelli di Tom, è arrivato perfino sugli spalti degli stadi, ed è stata un’onda sui social e sulla rete, avversata persino da una parte

della gerarchia ecclesiastica ma che alla fine è arrivata al Santo Padre e alla Segreteria di Stato. Dobbiamo ringraziare il lavoro della Nuova Bussola Quotidiana, ma tutti noi che abbiamo riempito le piazze e telefonato e scritto e pregato abbiamo contribuito a creare qualche bel problema alla gloriosa macchina da guerra del NHS inglese (national health system).

Certo non si fermerà, ma la reputazione del sistema sanitario inglese ne esce parecchio compromessa, e qualcuno è stato costretto a far firmare un patto a Tom per ottenerne il silenzio (sarebbe molto bello conoscerne i termini: il silenzio su cosa, e in cambio di cosa. Se l’ospedale non avesse niente da temere o da nascondere i familiari dei pazienti potrebbero esprimere liberamente le loro opinioni).

Ancora una volta, come per le Sentinelle in piedi o per il family Day si è mosso un popolo che sembra un po’ quello degli hobbit, piccoli e senza grandi mezzi (io ho anche i piedi grossi, sebbene non pelosi come quelli degli hobbit). Nessun potere a sostenere, nessun finanziamento, ma i cuori infiammati della stessa passione, la ragione ben formata e la testa accesa. Devo dire che questa volta, chissà, forse anche grazie al Papa, o grazie al fatto che siamo eredi di una grande civiltà (noi avevamo il diritto romano quando gli inglesi si prendevano a randellate per una pecora), si è mossa anche tanta gente che, forse, non è la solita del giro prolife presente a tutte le iniziative. La verità si impone, ha una sua forza che non può essere negata.

Per questo io credo sia importante usare tutti i – pochi – mezzi che abbiamo: i social, la rete in generale, la rete di carne (per la veglia di domani sera telefoniamo tutti a un amico che non ha Facebook, per esempio, soprattutto se abita in una città in cui la veglia non è stata ancora organizzata, che ci provi lui). Leggere, scrivere, formarsi, informarsi. Attingere a chi ne sa più di noi. Ricordarsi che anche alcune piccole scelte possono fare la differenza, tipo l’8 e il 5 per mille (io lo do a Oratorium per tutto il lavoro di “resistenza culturale” che fa, per il bene che genera e fa circolare, ma chi ha qualcosa di valido in cui crede, continui a sostenerlo; l’importante è scegliere qualcosa, perché se non lo fai il 5 per mille delle tue tasse andrà diviso tra le associazioni che hanno ricevuto più firme, e non vorrei mai trovarmi a sostenere la Lav, quella che distribuisce nelle scuole depliant che insegnano ai nostri figli che “gli animali sono persone”: visto con i miei occhi).

Negli ultimi anni si è sviluppata più di prima (o forse sono io che prima non ci facevo caso) una rete di incontri per informare le persone in modo diverso dal mainstreaming, e quando capita a me di esserci (a parlare o, ancora meglio, ad ascoltare) la cosa più bella è vedere negli occhi della gente accendersi una luce, che io traduco come “ma guarda che bello! anche io la penso così, ma pensavo di essere strano visto che ero l’unico, invece no, siamo in tanti”. Ecco, siamo in tanti ad alzarci in piedi a difendere la vita, siamo in tanti a non accettare come la realtà ci viene raccontata (redattore, perché mi inviti in una trasmissione a parlare del ruolo della donna e poi non mi fai dire che il vero dramma della conciliazione non è come diventare presidente del cda ma come sfuggire alla riunione in ufficio quando c’è la recita di Natale?) e credo che sia un lavoro importante quello che molti di noi fanno per aiutare le idee buone a circolare. Candela in mano, rosario, penna per la dichiarazione dei redditi, tastiera: possono essere armi potentissime, non ce lo dimentichiamo.

Ore 18
* Massa, Mirteto – Pieve di S. Vitale
* Minturno (LT) – Piazza dell’Annunziata

Ore 18.30
* Biella – davanti al Battistero
* Napoli – piazza Cavour, S. Maria del Rosariello

Ore 19
* Avellino – Piazza Don Michele Grella
* Cremona, Chiesa di San Gerolamo
* Genova – Piazza De Ferrari

Ore 20.30
* Brescia – Piazza Paolo VI
* Cesate (MI) – Chiesetta Madonna del Latte
* Piana Battolla (SP) – Piazza Turati
* Reggio Emilia – Piazza Prampolini
* Trieste – Piazza Sant’Antonio Nuovo

Ore 20.45
* Novara – Campo Polisportiva S. Giacomo, dietro lo stadio

Ore 21
* Borghetto S. Spirito (SV), Parrocchia S. Matteo
* La Spezia, Pegazzano, Parco Via Fabio Filzi
* Milano, Piazza Duomo
* Parma, di fronte al Duomo
* Rimini, sagrato del Duomo
* Rocca di Capri di Leone (ME), Chiesa della Madonna di Czestochova
* Savona – Chiostro Carmelitani, Parrocchia S. Pietro
* Torino – Via Pietro Cossa, 280
* Vercelli – Chiosto basilica S. Andrea

Catnzaro – Chiesa di MATER DOMINI

 Ore 21.20
* Ortucchio (AQ) – Cappellina dell’adorazione

Ore 21.30
* Dublin – UK Embassy (20.30, Local time)

Ore 22
* Roma – Piazza San Pietro
* Genova Sampierdarena – Cappellina adorazione eucaristica perpetua

Fonte: BlogCostanzaMiriano.it

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