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Don Gianni, il prete scultore: «La statuina in carrozzella e la mia Sla… »

Un parroco felice nonostante la SLA. Così si definisce don Gianni Gilli che ha condiviso le sue sculture sulla Natività sulla pagina Facebook di Avvenire.

Un parroco felice nonostante la SLA. Così si definisce don Gianni Gilli, parroco di Baggiovara, in provincia di Modena, affetto da sclerosi laterale amiotrofica, SLA, e scultore di presepi in terracotta a grandezza naturale. Le sue opere sono state esposte in tutta Italia e negli Stati Uniti dove don Gianni è molto conosciuto. A causa della malattia le forze per lavorare la terracotta negli ultimi anni sono diminuite, ma quello che è rimasto saldo è il suo cuore misericordioso e fedele a Gesù.

La Natività raccontata dal prete-scultore malato di SLA

Tra le tante foto che sono arrivate nel gruppo su Facebook, collegato alla pagina di Avvenire, “I vostri presepi“, ce n’è una particolare che ha voluto condividere proprio don Gianni Gilli. Si tratta della statua a grandezza naturale realizzata da lui, circa 20 anni fa: rappresenta una ragazzina in carrozzella e a ispirare l’opera d’arte del parroco-scultore è stata una ragazzina in carne e ossa, di nome Giuliette. “Quando l’ho conosciuta aveva 12 anni era paraplegica ed era molto arrabbiata con Dio per la sua infermità – racconta il prete -. Poi pian piano è cambiata, ha cominciato a giocare con gli altri bambini a pallacanestro e a servire alla Messa”. Ed è stato vedendo il cuore trasformato di Giuliette che don Gianni decise vent’anni fa di chiedere alla bambina di fargli da modella per la statua raffigurante la pastorella che porta un mazzo di fiori a Maria per la nascita di Gesù. “Il mazzo di fiori che hai in mano è la tua serenità ritrovata” disse don Gianni alla piccola Giuliette.

Un bellissimo episodio fatto di fede e di speranza, condiviso da don Gianni Gilli nel giorno di Natale con i lettori di Avvenire: “Non sapevo che dopo venti anni sarei stato io in carrozzina a causa della SLA. Quando i medici mi hanno diagnosticato la SLA, sei anni fa, per tre giorni sono stato frastornato, ma poi mi sono ricordato di quella ragazzina e mi sono detto: “‘Io non sono la mia malattia, la malattia non mi deve rubare la serenità, certo ho degli acciacchi in più, ma io sono quello che sono per i valori che ho, per le cose in cui credo, per le persone che amo, per quello che spero e per quello che posso testimoniare'”.

La testimonianza di don Gianni oltre la malattia

“Allora mi sono detto: ‘Io non devo e non posso cambiare’. In effetti sono rimasto quello che ero e la gente si stupisce perché mi vede sereno – ha proseguito don Gianni Gilli condividendo, sulla pagina Facebook di Avvenire, la sua testimonianza – : Se quello che conta per essere felici è l’amore che si dà e si riceve, lo si può dare e ricevere anche immobilizzati o rallentati su una carrozzina; anzi paradossalmente si diventa più sensibili, più capaci di dare valore alle cose essenziali, più capaci di capire gli altri, più capaci di dare importanza a certe cose di cui la gente neppure si accorge come camminare e respirare”.

Fonte:  Avvenire.it

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