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Polonia e Ungheria: non toccate la croce di Wojtyla

Petizioni e critiche per il verdetto del Consiglio di Stato: «Si annientano la civiltà e la cultura del continente» A Ploermel pronti a privatizzare la piazza.

PARIGI rende una piega sempre più europea la polemica suscitata dal verdetto con cui la scorsa settimana il Consiglio di Stato, massimo foro amministrativo francese, ha ordinato alla cittadina bretone di Ploermel la rimozione entro sei mesi della croce che sovrasta una scultura monumentale alla memoria di papa Giovanni Paolo II.

Nelle ultime ore, da Polonia e Ungheria sono giunte nuove proteste contro il verdetto, a livello governativo e dalla società civile. Se la premier polacca PBeata Szydlo aveva già espresso la volontà di Varsavia di «salvare dalla censura» il monumento proponendo il suo trasferimento in Polonia, è appena sceso in campo anche l’esecutivo ungherese, per bocca del capo della diplomazia Peter Szijjarto, molto severo verso la giustizia transalpina: «Quest’incredibile rinuncia di se stessi, diretta a scoraggiare il cristianesimo, è contraria agli interessi dell’Europa », ha sottolineato il ministro, aggiungendo che la scelta francese equivale a «un modo per annientare la civiltà e cultura del continente».

Parole che si uniscono a un nuovo attacco di Budapest verso la politica europea nei confronti dell’emergenza migratoria. In Polonia, intanto, ha raccolto in quattro giorni circa 37 mila firme una petizione di protesta diffusa sul sito Internet “CitizenGo”. Un testo che «contesta la rimozione della croce da uno spazio pubblico e enfatizza le radici cristiane dell’Europa».

Per neutralizzare il divieto, giustificato dal foro francese in nome della legge del 1905 sulla separazione fra Stato e Chiesa, le autorità comunali di Ploermel studiano già l’ipotesi di privatizzare la piazza.

Fonte:  Daniele Zappalà | Avvenire

 

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