Sopra La Notizia

Gran Bretagana. Imprese, il Progetto cattolico che ha conquistato la City

Una charity rivoluziona l’idea degli affari in Inghilterra. Si chiama «Blueprint for better business», è una realtà d’ispirazione cristiana che consiglia alle aziende le buone pratiche da attuare

Correva l’anno 2009 e la City in crisi d’identità, che faticava a riprendersi dalla crisi del 2007, si rivolgeva alla Chiesa cattolica per trovare una via d’uscita dalla recessione. A segnalare le cause del tracollo era proprio il governatore della Banca d’Inghilterra, il cattolico Mark Carney, che parlava della «necessità di una società più giusta dove gli individui si sostengano a vicenda, non guidata soltanto dal desiderio di arricchirsi a tutti i costi», e dove «il lavoro del banchiere deve essere una vocazione costruita attorno a valori come l’onestà e il servizio degli altri». Il tema, ovvero la necessità di rimettere al centro dell’economia la persona umana e i suoi bisogni e la costruzione del bene comune, divenne l’argomento di una serie di seminari organizzati dal Primate cattolico cardinale Vincent Nichols per illustrare ai leaders delle aziende il contenuto dell’enciclica Caritas in veritate. Quello che gli uomini d’affari chiedevano all’arcivescovo di Westminster non era di guidarli fuori dalla crisi ma di poter usare il corpo di pensiero della Chiesa per recuperare credibilità e riproporsi ai propri clienti in veste nuova e convincente.

È nata, proprio a questo scopo, la charity ‘A blueprint for better business’, progetto di ispirazione cattolica per un mondo degli affari migliore, con la missione di aiutare le aziende a chiedersi perché esistono e perché la società dovrebbe dare loro la licenza di operare. Indipendente sia dalla Chiesa che dal mondo degli affari, ‘Blueprint’ (www.blueprintforbusiness.org) si presenta come un catalizzatore di cambiamento, radicato nella saggezza collettiva di tante tradizioni, e vuole sfidare il modello, prevalente dagli anni Ottanta, secondo il quale le imprese possono fare quello che vogliono purché producano profitto. Un’impostazione che ha fallito perché ha prodotto una società ingiusta dove la ricchezza è nelle mani di pochi e dove la produttività diminuisce perché i dipendenti si sentono sfruttati e demotivati. «Sono entusiasmato dal modo in cui il desiderio di cambiamento di mentalità nelle aziende si è diffuso e rafforzato», spiega Charles Wookey, direttore generale del ‘Blueprint’, ripensando al lavoro avviato all’indomani della crisi del 2008. «Gli incontri che offrivamo all’industria sullo scopo ultimo del mercato e delle persone che lo abitano si trovavano, qualche anno fa, ai margini della nostra economia e adesso sono al centro. Abbiamo fatto la nostra parte nel generare un clima nel quale queste domande di fondo sul significato ultimo del lavoro sono diventate un argomento».

Un buon esempio è il caso di Vodafone che ha usato lo stimolo generato dagli incontri con ‘Blueprint’ per ripensare la propria strategia e mettere tre risultati sociali globali al centro della propria azienda. Il rafforzamento del ruolo delle donne, più spazio ai giovani e l’energia pulita sono diventati i tre obbiettivi che hanno trasformato l’azienda dei telefoni dandole un nuovo scopo. «Mentre spesso la responsabilità sociale d’impresa rimane completamente separata dall’attività economica in questo caso vi è stata un’integrazione completa dei due aspetti così che migliaia di dipendenti della Vodafone, in tutto il mondo, hanno potuto avere un unico scopo di natura sociale e il profitto è stato considerato soltanto un risultato secondario», continua Charles Wookey. E che i valori della dottrina sociale cattolica siano vivi e vegeti e desiderati dalle aziende più importanti del mercato britannico è dimostrato dal successo del Blueprint. Questa charity, che non riceve donazioni e non fa pagare alle aziende che la usano quote di iscrizione, raccoglieva, già al momento del suo avvio, nel 2014, un milione di sterline di sponsorizzazioni e oggi può contare su un altro milione e duecentomila.

I dipendenti sono sette, da tre che erano, e il consiglio di amministrazione vanta sei personalità famose come Loughlin Hickey, già manager in aziende come la KPMG, Andrea Ponti, ex partner di Goldman Sachs e J.P.Morgan e fondatore di GHO Capital Partners, Sue Garrard, vicepresidente per le comunicazioni a Unilever, Barbara Stocking, ex amministratore delegato di Oxfam Brendan McCafferty, direttore di AXA Insurance e Andrew Hill, uno dei direttori del ‘Financial Times’. «I n questo momento stiamo lavorando con diciotto importanti aziende tra le quali l’aeroporto di Heathrow, la società di assicurazioni Hermes, AngloAmerican, Unilever, Vodafone, Easyjet, Legal and General, Ernie Investment e PricewaterhouseCoopers», spiega ancora Charles Wookey. «Quando un’azienda ci avvicina avviamo incontri, di solito di una mezza giornata, con i dirigenti nei quali offriamo loro il concetto di che cos’è una buona azienda», spiega ancora Wookey. «Siamo una piccola ‘charity’ e possiamo offrire soltanto uno stimolo a queste imprese, che poi lo usano per un processo di trasformazione, durante il quale assorbono un nuovo modo di pensare, servendosi di società di consulenza. Si tratta di un compito molto impegnativo per queste grandi compagnie e noi possiamo facilitare il cambiamento ma non abbiamo le risorse per implementarlo. Rimaniamo presenti, come un amico che osserva criticamente, senza essere pagati, durante questo processo». Del comitato di consulenza del Progetto cattolico per le imprese fa parte il Primate d’Inghilterra e Galles cardinale Vincent Nichols, arcivescovo di Westminster, che ha deciso di usare questo approccio anche nelle 600 scuole della sua arcidiocesi. Il responsabile del settore educazione ha frequentato i corsi di ‘A blueprint for better business’ per applicare i concetti promossi dentro l’arcidiocesi.

Dalle elementari e le superiori cattoliche del centro di Londra a un negozio di tappeti fatti a mano di Petworth, pittoresca cittadina del West Sussex. «Quando ho incontrato Alex Rees, fondatore e proprietario di ‘Rugs of Petworth’, non avrei mai pensato che l’acquisto di un tappeto avrebbe avviato un viaggio aziendale», racconta Loughlin Hickley, che fa parte del consiglio di amministrazione di ‘A blueprint for better business’. «Quattro anni dopo aver aperto il mio negozio vendevo sì tappeti fatti a mano ma avevo rincorso altre opportunità come la vendita di moquette che avevano aumentato il mio giro di affari ma mi avevano allontanato dalla mia vera passione», spiega Alex. Ed ecco il ‘Progetto’ con il suo concetto di «scopo entusiasmante, autentico e pratico al servizio del bene comune». Loughlin Hickley aiuta Alex a capire che è importante concentrarsi sui tappeti fatti a mano come mezzo per migliorare la qualità della vita dei suoi clienti. I l proprietario di ‘Rugs of Petworth’ ripensa il sito e gli ambienti del suo negozio così che i clienti vengano accompagnati personalmente nell’acquisto dei tappeti e le famiglie che li producono possano guadagnare dalle vendite. L’ispirazione più autentica del lavoro viene recuperata e, di conseguenza, anche il volume di affari aumenta. «Un rapporto pubblicato all’inizio di quest’anno dalla Commissione per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite ha identificato 12.000 miliardi di dollari in opportunità per le aziende e 380 milioni di posti di lavoro da oggi fino al 2030 ma per sfruttare queste opportunità occorre un cambiamento di mentalità da parte delle aziende che devono imparare a mettere in cima alle loro priorità il servizio del bene comune e non più il profitto», conclude Charles Wookey.

Fonte: Avvenire.it

Newsletter

Ogni giorno riceverai i nuovi articoli del nostro sito comodamente sulla tua posta elettronica.

Contatti

Sopra la Notizia

Tele Liguria Sud

Piazzale Giovanni XXIII
19121 La Spezia
info@sopralanotizia.it

Powered by


EL Informatica & Multimedia