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Pellegrinaggio Borghetto – Roverano in ricordo dell’alluvione 2012

Un bel pomeriggio di sole autunnale ha accompagnato l’ormai tradizionale pellegrinaggio di affidamento a Maria in ricordo dell’alluvione del 22 ottobre 2012. Partito da Borghetto Vara, un gruppo di una sessantina di pellegrini ha raggiunto il santuario di Roverano, recitando il Rosario lungo la strada che percorre i boschi e i prati della valle del torrente Poglischina. Hanno guidato il pellegrinaggio don Giorgio Rebecchi, rettore del santuario, don Tommaso Fasoli, parroco di Borghetto Vara, e don Mikhail Cereghino, originario di Borghetto.

Ad attendere i pellegrini al Termine di Roverano, c’era il vescovo Luigi Ernesto Palletti, che lì si è unito al gruppo per raggiungere a piedi il santuario.

Nell’omelia, pronunciata nella chiesa piena di fedeli, e alla presenza di numerosi sindaci della zona, mons. Palletti ha sottolineato l’importanza del momento –giunto ormai alla quinta edizione – di memoria, suffragio e ringraziamento riguardo ai tragici fatti dell’alluvione del 2012. Poi ha commentato la pagina del vangelo del giorno, in cui Gesù, interrogato dai farisei, dice di dare a Cesare quel che è di Cesare, e a Dio quel che è di Dio.

«La domanda a Gesù – se fosse lecito o no pagare il tributo ai romani – è chiara e insidiosa», ha spiegato il vescovo. «Matteo dice che è stata fatta per cogliere in fallo, non per conoscere. Ogni risposta sarebbe stata a sfavore del Signore Gesù. Se avesse risposto che era giusto versare il tributo, sarebbe stato accusato di collaborare coi romani.  Se no, si sarebbe posto contro i romani, e non avrebbe potuto essere il Messia».

Ma Gesù risponde con una domanda: “Di chi è immagine?”. Egli sfrutta l’occasione per trasformare il tranello in una rivelazione. «Gesù non è un rivoluzionario, riconosce l’autorità costituita e anche un diritto ad esigere un tributo. Cesare ha dato la propria immagine alla moneta, che va pertanto restituita a Cesare. Ma l’uomo non l’ha coniato Cesare. L’uomo è immagine di Dio, e a Dio va restituito.  Gesù non distrugge l’autorità umana, ma dice che l’autorità è per servire, per permettere all’uomo di realizzarsi come imagine di Dio. Gesù non è un rivoluzionario distruttore, ma il Redentore».

Nella seconda lettura, l’apostolo Paolo parla di fede, speranza e carità. “Non chi dice Signore, Signore” si salva. «Serve una fede concreta. Serve una carità che faccia la fatica del perdono e dell’accoglienza.  Serve una speranza ferma.  Perché la speranza è il motore del cammino. Se la speranza è non ferma, non riesco a camminare», ha concluso Palletti.

La celebrazione è stata accompagnata dal coro parrocchiale di Borghetto Vara.

Francesco Bellotti

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