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Due bambini distruggono il Titanic di Lego: come non trasformare un errore in naufragio

In una mostra  a Roma, che espone opere realizzate con i mattoncini della Lego, due fratelli di 10 e 12 anni danneggiano un modello del Titanic. Un danno da 1500 euro, ma i genitori non vogliono pagare. Ma come sarebbe davvero meglio educare i figli dopo un incidente tanto imprevedibile?

 

In una mostra che espone opere realizzate con i mattoncini della Lego, due fratelli di 10 e 12 anni sfuggono all’attenzione dei genitori e producono un danno valutato intorno ai 1500 euro. Gli organizzatori della mostra si rivalgono sui genitori e chiedono che siano loro a saldare il danno causato dai due pargoli troppo vivaci.

I genitori a questo punto cominciano un contenzioso, affermando di non potersi assumere l’intera responsabilità di quanto avvenuto, in quanto la produzione dell’evento avrebbe dovuto attuare misure di controllo più stringenti per proteggere in modo più efficace le opere esposte. Gli organizzatori, a questo punto, fanno notare che sia all’ingresso della mostra che nel portale internet del polo culturale che la ospita, vengono fornite indicazioni molto precise relative al divieto assoluto di toccare le opere esposte. Insomma, i visitatori di questa esibizione devono tenere un contegno simile a quello richiesto nei musei dove, di fronte alle opere d’arte, vale sopra ogni cosa il detto “Guardare e non toccare è una cosa da imparare”.

Non so che cosa faccia più notizia in questo caso: se il danno procurato dai due giovincelli irrequieti o il conflitto immediato scoppiato tra famiglia e organizzatori della mostra intorno all’attribuzione di responsabilità e alla conseguente assunzione dei costi riparativi.

Chi ha dei figli, sa quanto imprevedibili possano essere. Li tieni stretti per mano e loro sono capaci di sfuggirti dal controllo che eserciti e di mettersi a correre rischiando di attraversare un’arteria impazzita di traffico, in pieno centro città. In quel momento perdi due anni di vita e tutti gli adulti intorno ti additano come un genitore inadempiente. Per questo, viene da solidarizzare, almeno in parte, con questi due genitori che probabilmente si sono visti sfuggire la situazione di mano ancora prima di riuscire a capire come e cosa fare per gestirla.

Del resto, è importante che i figli vedano in modo chiaro che ciò che fanno risponde al nesso causa-effetto, e quando l’effetto prodotto è grave e produce danni (a se stessi e ad altri) è fondamentale che vedano gli adulti di riferimento farsi carico dell’errore di cui loro, i minori, si sono resi responsabili.

Aiutare i figli a crescere e a diventare adulti responsabili non significa proteggerli dalle conseguenze inaspettate dei loro gesti, ma l’esatto contrario: ovvero aiutarli a comprenderne la portata. Questo non vuol dire mortificare un figlio, bensì aiutarlo a pensarsi come una persona che ha potere d’azione e che deve sforzarsi in ogni modo di dirigere la sua potenzialità in una direzione positiva e costruttiva. “Se fai errori, è fondamentale che tu (e noi per te, essendo gli adulti coloro che di fronte alla legge sono responsabili di ciò che succede ai figli minorenni) ne comprendi l’entità. Non possiamo farti sconti in questo senso. Però, possiamo aiutarti a sentire che non sei l’errore che hai fatto. Hai fatto un errore, ma non sei tu un errore”.

Quando si è piccoli errare è possibile e anche necessario. E’ dagli errori che si impara: ecco questo è il messaggio che deve arrivare ad un figlio. E si impara, non mettendosi a litigare e non aprendo un contenzioso con chi di quell’errore è rimasto vittima. I figli devono vedere che i genitori non spostano il problema al piano alto delle relazioni fra adulti: questo si trasformerebbe in un aspetto immediatamente deresponsabilizzante.

Ora ci rimane un solo dubbio: comprendere se i due fratelli romani si sono trovati per la prima volta in una situazione di questo tipo. In tale caso, siamo certi che l’eco suscitata da questa notizia è direttamente proporzionale alla mortificazione sperimentata di fronte al danno provocato contro la loro stessa volontà. Essere finiti sui giornali, aver visto i genitori arrabbiati, sentirsi i protagonisti di un fatto di cui tutti, loro malgrado, parlano: sono questi gli elementi che li aiuteranno, in futuro, a mettere in atto una sana e più consapevole autoregolazione. Insomma, abbiamo buona speranza che in futuro i due giovincelli non combineranno più danni e anzi, aiuteranno i loro simili a non trovarsi in una situazione che loro hanno, purtroppo, vissuto in prima persona.

Ma se invece i due fratellini non sono nuovi ad imprese di questo tipo e sono noti nel loro quartiere, scuola, sistema di vita perché particolarmente agitati, sregolati e sconsiderati, allora quello che è successo a Roma potrebbe riverificarsi anche in futuro. In tale caso è probabile che l’ansia dei genitori di preservare la buona fama dei figli, nonostante l’evidenza dei fatti, abbia già prodotto un profilo comportamentale problematico che potrebbe anche in futuro portarli a confrontarsi con altri adulti che gli imporranno di farsi carico dei danni prodotti dalle azioni sconclusionate dei giovani rampolli. In questo caso, sarebbe meglio consigliare un cambio di strategia.

Per esempio, si potrebbe insegnare ai due minorenni a farsi garanti del rimborso delle spese riparative, rendendoli responsabili di rifondere il danno arrecato. Magari vendendo la loro consolle di video-giochi, gli eventuali smartphone di cui potrebbero essere dotati e svolgendo servizi di utilità famigliare come apparecchiare la tavola, portare fuori la spazzatura e tagliare l’erba in giardino (anche quella di vicini di casa e parenti). E’ questo il miglior modo per essere sicuri che in futuro un evento così avverso – e anche inaspettato – possa non ripetersi più.

Fonte: Alberto Pellai | Famiglia Cristiana.it

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