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Don Di Noto: “Troppi Paesi conniventi con la pedopornografia”

L’ex parroco di Portocannone (Campobasso) don Marino Genova, è stato condannato a sei anni di reclusione, all’interdizione dai pubblici uffici e al pagamento di una provvisionale di 15.000 euro alla sua vittima per violenza sessuale nei confronti di una ragazza minorenne all’epoca dei fatti. “Prendiamo atto e rispettiamo quello che ha deciso il Tribunale. Rispettiamo la legge” ha commentato il vescovo di Termoli-Larino monsignor Gianfranco De Luca. La vicenda, quando divenne di pubblico dominio, ebbe grande clamore mediatico. Ma è stata anche un esempio di come la Chiesa sta rispondendo ai casi di abusi su minori. La vittima, Giada Vitale, oggi 22enne, denunciò don Marino al vescovo nell’estate del 2012, quando aveva 17 anni. Il presule avviò l’indagine ecclesiastica che trovò riscontro alle accuse. Don Marino, come confermato poi dalla sentenza del vescovo approvata dalla Congregazione per la Dottrina della fede, fu sospeso a divinis e allontanato (attualmente è in un convento fuori dal Molise) in attesa della sentenza del Tribunale italiano. Nel frattempo, infatti, si era messo in moto anche il procedimento giudiziario terminato con la sentenza di primo grado. Il procedimento era stato diviso in due tronconi: il primo, inerente i fatti successivi al compimento dei 14 anni della vittima, per il quale è stata decisa l’archiviazione, chiesta dal pm Luca Venturi e accolta dal gip Daniele Colucci; il secondo, sugli abusi sessuali anteriori al compimento dei 14 anni. In pratica, poche settimane (circa un mese e mezzo): questo prevede la legge, anche se la “relazione” è andata avanti per oltre tre anni. Insomma, la giustizia ecclesiastica è stata molto più severa (e rapida) di quella penale. Il difensore della giovane, l’avvocato di Guglionesi (Cb) Giuseppe D’Urbano ha sottolineato che “il processo è stato complesso non solo da un punto di vista della tipologia del reato, ma anche processuale. I motivi della decisione del collegio di giudici presieduto dal Presidente del Tribunale Michele Russo – ha aggiunto – li leggeremo tra 90 giorni ma siamo soddisfatti”. Intanto l’avvocato di Roma Ciro Intino, difensore del religioso, ha preannunciato il ricorso alla Corte d’Appello.

Anziano arrestato nel Foggiano

Ma la cronaca odierna registra altri due casi di pedofilia. Un 78enne di San Nicandro Garganico (Fg) è finito agli arresti domiciliari, accusato di violenza sessuale aggravata e continuata, di atti sessuali con minorenne e di corruzione di minorenne. La Squadra Mobile di Foggia avrebbe accertato che l’anziano avrebbe abusato in più occasioni di un bambino che all’epoca dei fatti aveva sette anni, invitandolo a casa sua, dove lo avrebbe costretto a compiere atti sessuali. In più occasioni avrebbe obbligato la vittima con la minaccia che se non avesse adempiuto “per lui sarebbero stati guai”; spesso l’uomo corrispondeva piccole somme di denaro al bambino, oppure gli regalava brioches e leccornie di vario genere, approfittando della situazione di necessità del piccolo, sia in relazione al grave disagio socio ambientale, sia a quello economico vissuto dal nucleo familiare. Proprio per tale disagio il bambino era stato affidato, nel settembre 2013, a una casa famiglia dove sono emersi gli abusi subiti da un adulto, indicato dal bambino come un vicino di casa.

Bambina violentata: un fermo

 E’ stato invece eseguito questa mattina il fermo di polizia giudiziaria a carico del principale sospettato della violenza sessuale su una bambina cinese di 6 anni avvenuta a Milano l’11 settembre scorso. Si tratta di un quarantenne che ha precedenti per tentata prostituzione minorile (reato che contempla l’offerta di soldi in cambio di una prestazione), e anche per atti osceni e corruzione di minorenni: per questi reati era stato già condannato nel 2013 dal tribunale di Milano e aveva scontato una pena in carcere. Le vittime in quel caso erano state numerose. L’uomo si era fatto crescere la barba ed è stato rintracciato in casa sua a Monza. Dopo la diffusione, ieri, delle immagini delle telecamere di sorveglianza che lo avevano ritratto senza possibilità di errore sono state arrivate agli investigatori due segnalazioni una delle quali ha portato a individuarlo ieri nel tardo pomeriggio. Quindi nella notte è stato portato in questura per accertamenti e questa mattina è scattato il fermo.

Don Di Noto: “Crimini contro l’umanità”

Episodi di cronaca che dimostrano come la piaga della pedofilia stia appestando tutti gli strati sociali e come sia necessario non abbassare la guardia. E’ anche il senso del congresso mondiale sulla dignità dei minori nel mondo digitale in corso all’Università Gregoriana, al quale ha mandato una lettera aperta don Fortunato Di Noto, presidente di Meter: “La pedofilia e la pedopornografia sono un crimine? Abbiamo tante volte, in questi 25 anni di attività, posto questa domanda e ad oggi, nel 2017, nonostante gli sforzi legislativi di tanti Paesi al mondo, non tutti considerano tale attività a danno sui bambini un crimine” scrive il fondatore dell’associazione. Don Di Noto, citato dal Sir, ricorda i “milioni e milioni di immagini, passate e di recente realizzazione, milioni di video” diffusi in rete sottolineando che “la cosa più drammatica e agghiacciante sono le decine di milioni di bambini vittime di violenza perpetrata da adulti, esposti nelle vetrine del web come merce da scambio”. “Fiumi di mercato – aggiunge – dove lo scambio, che non è solo free (libero), è diventato un florido business per i nuovi trafficanti digitali di persone umane, di piccoli innocenti”. Ribadendo che “pedofilia e pedopornografia sono un crimine contro l’umanità“, il sacerdote denuncia che “la connivenza è di tanti, di troppi”. “Molti Paesi non criminalizzano la pedopornografia”, anzi “sono conniventi, distratti e incapaci di dare risposte a questo tragico dramma”. I dati parlano chiaro: “35 Paesi non dispongono ancora di una legislazione che si occupa specificamente della pornografia infantile. Dei 79 Paesi che dispongono di una legislazione in vigore, 60 di loro non definiscono specificamente la pornografia infantile; 26 non si occupano di reati informatici; 50 non criminalizzano il possesso senza riguardo all’intenzione di distribuire; e 79 hanno la legislazione sulla conservazione dei dati per garantire l’accesso da parte delle forze dell’ordine ai dati degli utenti necessari per indagare e perseguire l’attività criminale online”. “Da qui – osserva – la grande responsabilità dei colossi del web”. Per Meter è necessaria “un’attenzione internazionale che dovrebbe permettere un’azione più incisiva nella repressione, nell’individuazione dei soggetti criminali che producono, distribuiscono e detengono materiale pedofilo”. Altrimenti, bisogna “dichiarare ai bambini che le loro tragiche e fragili storie di abuso e sofferenza non interessa a nessuno”.

Fonte: Andrea Acali | InTerris.it

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