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LA SPEZIA – Veglia per la giornata del malato

« L’esperienza della malattia è lacerante. Può portare ad un ripiegamento disperato o all’apertura ai fratelli. L’assistere e il confortare sono giovano sia al malato sia a chi si accosta al suo letto». Lo ha detto il vicario diocesano, monsignor Enrico Nuti, che ha presieduto la veglia per la XXV Giornata del malato venerdì sera presso la cappella dell’Ospedale Sant’Andrea.

Dopo aver espresso «gratitudine per chi fornisce servizi a favore dei malati», Nuti ha commentato due brani del Vangelo letti durante la veglia: la visita di Maria alla cugina Elisabetta e la crocifissione di Gesù. Entrambi parlano di incontri. «La visita di Maria è un atto di solidarietà verso una parente. C’è anche un motivo di fede, perchè le parole con cui l’angelo Gabriele avevano annunciato a Maria il concepimento di Gesù avevano fatto riferimento anche alla maternità dell’anziana cugina Elisabetta. E il momento più bello dell’incontro tra Maria ed Elisabetta è quando i bambini sussultano nel grembo delle rispettive madri. Sono quattro persone che si incontrano e dialogano tra loro».

«E’ un segno, questo, di quanto accade a noi ogni giorno. Anche incontrando un malato, come nel ventre di Maria, c’è la presenza del Signore. C’è sempre qualcosa che sta sotto, è l’indistruttibile dignità umana».

«C’è una particolare associazione tra la malattia e il mistero di Gesù sulla croce.  Occorre avere uno sguardo purificato, per saper vedere queste cose.  Non bisogna partire dalle proprie certezze,  ma sperimentare compassione. Non è una commiserazione, ma un partecipare alla sofferenza dell’altro. Attraverso la compassione, il silenzio e altri gesti significativi possiamo arrivare al cuore degli altri.  E’ un condividere gli uni i pesi degli altri. Possiamo portare speranza se siamo riconciliati noi. Ogni incontro, allora, diventa un opportunità di bene, di crescita».

«La malattia non è tempo di mera passività, dove tutto ci piove addosso. Dobbiamo avere la certezza che, anche quel momento, che sembra negare il nostro desiderio di felicità, è un’opportunità,  ad esempio di guarigioni sia in via ordinaria sia straordinaria, come accade a Lourdes. Il Signore appare nascosto ma ci dà le tracce per poterlo trovare.  Bisogna accostarsi alla malattia con spirito di servizio e fede».

«Maria ci aiuti a scoprire suo figlio, a farci sentire la Sua grazia, proprio come avvenne a lei e Giovanni, sotto la croce, nell’affidamento reciproco chiesto dallo stesso Gesù».

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