In Europa ci sono 13 milioni di Neet, dei quali 2 milioni in Italia. “Noi da soli abbiamo il maggior numero – in rapporto alla popolazione – di giovani che non studiano, lavorano o fanno addestramento. È un’autentica vergogna, data dal fatto che noi continuiamo a insistere su politiche occupazionali e non su quelle del lavoro”. Lo ha segnalato l’economista Stefano Zamagni, oggi a Verona per il sesto Festival della dottrina sociale, denunciando pure “la corruzione organizzata, che ci fa perdere l’1% del Pil”, e una “disuguaglianza che non è solo orizzontale, ma anche verticale, intergenerazionale: se nasco in una famiglia povera ho una probabilità del 70% di continuare a essere nella medesima condizione dei miei genitori una volta diventato adulto”. Un panorama di fronte al quale l’economista invita a “non perdere la speranza”, perché è possibile cambiare direzione. Come? Innanzitutto “dobbiamo abbandonare – ha segnalato Zamagni – il conservatorismo compassionevole”, che porta a curare “gli effetti che giudichiamo inaccettabili” ma senza aggredire “le cause di quegli effetti”. “Secondo, bisogna capire – ha aggiunto – che è necessario ripartire dalla centralità dell’impresa civile, che include”. “Bisogna – ha precisato – che l’impresa capisca che è parte di una civitas e il suo contributo va al di là dei confini dell’impresa stessa. È questo che ci fa parlare di responsabilità civile, e non solo sociale, dell’impresa”. Infine, “rilanciare la cultura. Dobbiamo tornare a produrre pensiero pensante. Negli ultimi 30-40 anni ci siamo illusi che bastasse pensiero calcolante, che risolve i problemi. Va bene, ma non basta”.

Fonte: AgenSir.it