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Gender a scuola, rimonta la campagna con 8 proposte di legge. Stroncate da Agesc e Forum famiglie

Prosegue in commissione Cultura, Scienza e Istruzione della Camera dei deputati l’esame delle proposte di legge numero 1230 e abbinate. Si tratta di otto testi diversi tutti volti a introdurre nelle scuole italiane la cosiddetta “educazione di genere” (è compresa nel mazzo anche la proposta numero 1510, già nota ai lettori di tempi.it, che ribattezza i corsi di teoria gender “educazione sentimentale”). Ebbene mercoledì scorso 7 settembre sono stati sentiti anche i pareri dell’Associazione genitori scuole cattoliche (Agesc) e del Forum delle associazioni familiari, entrambi decisamente contrari all’approvazione di leggi di questo tipo.

«NON SPETTA ALLA SCUOLA». Agesc, attraverso un documento firmato dal vicepresidente Giancarlo Frare, ha ricordato ai deputati della commissione Istruzione che la Costituzione (articoli 30 e 31) affida alla famiglia il compito di istruire ed educare i figli, e incarica lo Stato di agevolarla in questo. «Intervenire sull’educazione emotivo-sentimentale» dei bambini, secondo Agesc, «non rappresenta il compito principale per il quale la famiglia affida alle scuole del sistema nazionale di istruzione i propri figli». Il cosiddetto “ambito affettivo sentimentale” è e deve rimanere «di competenza esclusiva della famiglia».

COERCIZIONI? NO GRAZIE. Secondo l’associazione inoltre è «estremamente pericoloso» imporre alle scuole «la coercitiva modifica dei piani di studio» per obbligarle a parlare di educazione di genere. Significherebbe «privare di fatto le scuole dell’autonomia» e di conseguenza privare anche le famiglie «di qualsiasi possibilità di esprimere il proprio consenso informato», dal momento che «una volta scelta la scuola, si accettano tout court insegnamenti e libri di testo sconosciuti ai genitori».

CENSURA IN ARRIVO? Agesc si oppone anche all’applicazione del “codice Polite”, sostenuto dagli autori dei testi di legge in discussione come un modo per «favorire lo sviluppo dell’identità di genere e rimuovere gli stereotipi presenti» e che invece potrebbe finire per «indurre condizionamento, o peggio censura, verso autori “non allineati”» al politicamente corretto. Perciò addio pluralismo educativo. È «forte», conclude Frare, «il timore che, anziché favorire lo sviluppo di una società pluralista e multiculturale», si finisca con leggi simili di diffondere nelle scuole «elementi potenzialmente distruttivi dell’istituto familiare, così come concepito dai fondatori della Repubblica e previsto dalla Carta Costituzionale».

COINVOLGERE LE FAMIGLIE. Valorizzazione della primaria titolarità educativa dei genitori, rispetto delle differenze culturali ed educative, garanzia del pluralismo scientifico e pedagogico e piena valorizzazione dell’autonomia delle scuole sono i quattro «punti essenziali raccomandati ai deputati» anche dal Forum Famiglie che rappresenta 500 associazioni familiari. Alla testa della delegazione che si è presentata davanti alla commissione c’era il vicepresidente Maria Grazia Colombo, che proprio sulla base dei quattro punti citati ha sollevato le sue critiche rispetto ai provvedimenti in discussione. Facendo notare come nelle otto proposte di legge «manchi ogni riferimento al coinvolgimento delle famiglie nella corresponsabilità educativa, prevista dalla Costituzione, ma spesso dimenticata».

DISCRIMINAZIONI DISCRIMINATE. «Eliminare le discriminazioni? È senz’altro doveroso, specie nell’ambiente scolastico», ha detto tra l’altro la Colombo. Ma se si vuole davvero combattere le “discriminazioni di genere” «non si possono tralasciare altre tipologie ben più diffuse come quelle causate da razzismo o intolleranza religiosa. Secondo i dati Ocse 2014 in Italia su 596 casi di discriminazione accertati la grande maggioranza (413) dipende da razzismo e xenofobia, 153 da intolleranza religiosa e solo 27 riguardano l’orientamento sessuale. Se c’è un’emergenza educativa essa riguarda quindi tutti questi temi e su tutti si dovrebbe intervenire con uguale attenzione e determinazione. In caso contrario sarebbe proprio lo Stato a rendersi responsabile di una nuova forma di discriminazione: la discriminazione delle discriminazioni».
Fonte: Gender a scuola, 8 proposte di legge alla Camera | Tempi.it

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