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LIBRI – Il diario di don Toufar, martire del regime comunista

«Comprare colore verde per la recinzione, 105 corone al kg». Josef Toufar lo annotò su di un pezzo di carta nel 1948, due anni prima di morire. Oggi possiamo leggere questo suo appunto, conservato nella soffitta della canonica di Cíhošt’ in Boemia dove visse per quasi due anni. Il fascicolo di documenti è rimasto per decenni sotto le assi del pavimento. Il nascondiglio è stato scoperto lo scorso inverno. La documentazione rinvenuta crea una nuova immagine, legata soprattutto alla dimensione umana, del parroco che alla fine del gennaio 1950 venne arrestato dalla Polizia segreta perché nella sua chiesa la croce si era mossa in circostanze misteriose.
«Si tratta di documenti personali e d’ufficio di Toufar risalenti agli anni 1948 e 1949. Del fascicolo fanno parte anche documenti riguardanti i suoi predecessori e gli immediati successori.
Credo quindi che furono nascosti per paura e probabilmente a beneficio delle generazioni future dal parroco Bohumil Janko a metà degli anni Cinquanta» afferma il biografo di Toufar, Miloš Doležal, che ha rinvenuto i documenti. La dice lunga sull’importanza della scoperta il ritrovamento di un taccuino blu rilegato che, come ricordano gli allievi di religione di Toufar, il parroco portava nel taschino della giacca. È parte di un piccolo registro di classe in cui sono annotati i nomi e la frequenza dei suoi allievi di Cíhošt’ e dei villaggi limitrofi. Una pagina per ogni classe. Ma Toufar non metteva voti. A quanto dicono i testimoni, era un insegnante gentile, che durante le ore di lezione si divertiva a parlare di tanti argomenti, non solo di racconti biblici e del catechismo.
Nel taccuino ci sono anche appunti futili, come ad esempio la lista delle cose da comprare o sbrigare in città. Nell’agendina, Toufar annotava piccoli dettagli, come ad esempio quanta benzina gli serviva per arrivare a Zbýšov, distante 10 chilometri, dove insegnava e aiutava il vecchio parroco a celebrare le messe. In genere ci andava a piedi, impiegandoci due ore, ma a volte qualche parrocchiano lo accompagnava in moto o in auto e Toufar metteva la benzina. Quando nevicava o gelava in genere neppure si arrischiavano a partire.
«Eccellenza, non posso più…».
«È stato molto difficile per me, soprattutto d’inverno e nei mesi primaverili, dover partire alle 5 del mattino per essere nella scuola di Zbýšov alle 8. Un viaggio per campi e boschi. Arrivavo a scuola completamente distrutto. Poi dopo quattro ore di lezione ritornavo indietro a piedi. Ho già 47 anni e da quasi tre sono debole di cuore», scrive in un altro dei documenti ritrovati, la lettera che nell’agosto 1949 Toufar inviò al vescovo di Hradec Králové. (Sebbene sia stato manipolato, anche il referto autoptico conferma che Toufar aveva un difetto cardiaco).
«Spesso, dopo simili viaggi, ho passato tutta la notte seduto a letto perché non riuscivo a stare disteso. Ma nonostante i problemi, l’ho fatto volentieri. Quest’anno, però, l’inverno mi fa paura. Se sarà più rigido di quello dell’anno scorso, come farò ad arrivare a Zbýšov quando qui ci saranno quattro metri di neve? Quest’anno per due volte ho dovuto interrompermi durante la predica, tanto ero sfinito. Avevo degli spasmi al cuore» continua Toufar.
Il fatto che non fosse del tutto in salute lo si sapeva, ma che i dolori lo facessero tribolare tanto, questo no. Non lo immaginava neppure Doležal, che si occupa della sua vita ormai da diciotto anni e sta per pubblicare la continuazione del suo libro Come se dovessimo morire oggi. La vita, il sacerdozio e il martirio di don Josef Toufar (ed. it. Itaca-La Casa di Matriona 2015 ndr). Un capitolo sarà dedicato a questo importante ritrovamento in soffitta.
«Le ossa erano sparse di qua e di là nei fossi». Il voluminosissimo fascicolo che si nascondeva sotto il pavimento riguarda le attività di Toufar nel villaggio di Cíhošt’ dove, una volta arrivato, non tardò ad ambientarsi. Ciò che lo faceva soffrire era lo stato di totale abbandono del cimitero vicino alla chiesa «dove le ossa, dissotterrate dalle galline, erano sparse di qua e di là nei fossi, una cosa scandalosa». Toufar visita le case dei dintorni alla ricerca di un aiuto in denaro. Si è conservata la contabilità tenuta con precisione. Racimolò oltre 40.000 corone. Egli stesso poi diresse i lavori di risistemazione della zona. Dalla corrispondenza ritrovata si evince che inviò le richieste per ottenere l’autorizzazione necessaria, ordinò le pietre da costruzione e ne organizzò il trasporto, comprò il materiale e gli attrezzi, cercò il fabbro, al quale preparò persino un disegno del nuovo cancello di accesso alla zona di pertinenza della parrocchia. È davvero molto simile – con i due angeli sulle colonnine – a quello che vediamo oggi a Cíhošt’.
Che contrasto con la propaganda comunista che lo dipinse come un uomo arrogante e ostinato che aveva considerato un’ingiustizia il suo trasferimento nella parrocchia povera di Cíhošt’!

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