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LIGURIA – Cresce il popolo delle sentinelle: Genova La Spezia e Imperia si sono alzate in piedi

La pioggia non ha fermato la settima veglia delle Sentinelle in Piedi stasera a Genova in Piazza della Vittoria. Centocinquanta persone, tra cui varie famiglie giovani, anche straniere, hanno partecipato alla testimonianza pubblica per la bellezza e l’importanza della famiglia. Per un’ora, con in mano un libro e nell’altra l’ombrello, sono rimasti fermi, in un silenzio impressionante in una piazza cittadina.

Hanno detto, con il loro corpo e con le loro facce, un grande “sì” alla famiglia e al dato di natura della mascolinità e della femminilità e un grande “no” alle leggi e progetti che intendono definire a tavolino che cosa si la famiglia, a trasformare la filiazione in un business, a trattare i bambini come prodotti, a insegnare nelle scuole che l’essere maschio o femmina è solo un accidente. E che minacciano la galera agli oppositori.

«Arriva il momento in cui non è più possibile stare a guardare –ha detto la portavoce nel discorso iniziale -: quando la famiglia viene minacciata, quando il matrimonio è attaccato nella sua essenza, quando i bambini diventano oggetto di diritto, quando l’essenza dell’essere umano è violata nella sua natura di uomini e di donne, occorre fare qualcosa. Occorre mobilitarsi e occorre farlo nello spazio pubblico».

«Gli attacchi alla famiglia avvengono nell’indifferenza generale e con la complicità dei media. Per questo ci prendiamo uno spazio pubblico e un tempo pubblico: per testimoniare che c’è chi non è disposto a cedere alla menzogna del potere politico e ideologico».

«L’ideologia gender ha fatto irruzione in maniera massiccia nelle nostre scuole attraverso corsi anti-bullismo e sull’affettività, attraverso libretti e fiabe contro gli stereotipi di genere. All’insaputa dei genitori e in modi più o meno subdoli, le aule scolastiche vengono usate per confondere le idee ai più piccoli, convincendoli che si può essere indifferentemente maschi o femmine, negando il dato biologico fondante di ciascuno e minando la loro identità in formazione».

«Il potere politico e ideologico tendono a ridurre l’uomo a una pulsione sessuale, a promuovere rapporti affettivi vissuti come desiderio e possesso, slegati dunque dal progetto naturale per cui sono creati, ma strumentali alle nostre voglie e quindi violenti».

«Abbiamo bisogno di vegliare perché la nostra coscienza, ultimo baluardo contro la menzogna del potere, sia vigile. Abbiamo bisogno di vegliare per non dimenticare la verità su noi e sull’uomo. Ossia che l’uomo ha una legge in sé, un progetto inscritto nella sua natura, che vede l’unione fra l’uomo e la donna come l’unica capace di compierlo, di generare vita e di educare in un rapporto stabile e fedele le future generazioni per il benessere di tutta la società. Per questo vegliamo insieme, per non soccombere soli al male travestito da buoni sentimenti e affermare davanti al mondo la verità».

«A colpi di sentenze è arrivata nel nostro paese la normalizzazione della pratica dell’utero in affitto. Ma non pensate che questo sia il finale. Non pensate che questo sarà solo legale. No! Ci sarà vietato di dissentire pubblicamente, come avviene solo nei regimi totalitari. Basti pensare a quanto accaduto agli stilisti Dolce e Gabbana. Persone che da sempre si dichiarano omosessuali, i due sono stati minacciati di boicottaggio proprio per essersi dichiarati contrari alla legalizzazione di queste unioni e ai figli in provetta. Il che dice che non solo ci è imposto di tollerare una pratica contro natura ma che la dovremmo anche approvare. Pena la squalificazione sociale».

«Di fronte a tutto questo, davvero volete stare a guardare? C’è ancora qualcuno disposto a battersi per la verità umana e il bene comune? Qualcuno disposto a rischiare per sottrarsi alla menzogna? Non lo stiamo chiedendo ai leader o uomini di governo – anche se sarebbe auspicabile che lo facessero. Non lo chiediamo agli intellettuali, al mondo della cultura o dei mass media. No, lo chiediamo alle persone normali».

«Qualcuno farà notare che la battaglia ormai è perduta, che faremmo meglio a lottare per il “male minore”, che non c’è partita. Ma qui si tratta di non far vincere il male in noi. Di non spegnere la fiamma della speranza. Di scacciare l’apatia nichilista che ci ammorba. Di uscire dal sonno. Di riprendere vita. Di combattere il cinismo e il male. Di rinnamorarci della verità. Se ci alzeremo in piedi qui, come nella vita. Se – al contrario di Barilla, ma come Dolce e Gabbana – non ci scuseremo per ciò in cui crediamo, saremo certamente derisi, demonizzati e ghettizzati. Ma tutto dipenderà dal coraggio che troveremo stando insieme e difendendo la verità. Dipenderà dalla fede nel cuore dell’uomo che ci testimonieremo. E che ci porta oggi a stare in piedi, nelle piazze e nella vita. Senza piegarci, spalla a spalla, mano nella mano, certi che questo ci rende, già da ora, liberi e vincitori».

Il grande silenzio della veglia è stato interrotto a tratti dagli insulti di pochi contestatori, che al termine hanno lanciato alcune uova.

I genovesi hanno vegliato in comunione con altre cento città d’Italia, nell’evento nazionale “100 piazze per la famiglia”. Alla Spezia hanno vegliato centotrenta persone, tra cui anche l’avvocato Amato, presidente nazionale dei “Giuristi per la Vita”. A Imperia cinquanta.

di Francesco Bellotti

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