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Peggiorano le condizioni di Asia Bibi, strategia del dialogo per difenderla

Pakistan: Peggiora la salute “piscologia e fisica” di Asia Bibi, la madre cristiana di cinque figli condannata a morte in Pakistan per blasfemia.

I giudici devono affrontare immediatamente il suo caso”. È quanto afferma ad AsiaNews l’attivista pro diritti umani Akeel Ali Mehdi, un musulmano, che riporta l’attenzione sul dramma della madre cristiana di cinque figli, condannata a morte per blasfemia e da anni in attesa del processo di appello. Preoccupazioni condivise da p. Ilyas John, sacerdote e attivista dell’arcidiocesi di Lahore, che conferma il rapido “peggioramento” dello stato di salute “psicologica e fisica”; egli chiede “cure mediche immediate” e conferma l’attenzione e le preghiere della Chiesa per Asia Bibi e Sawan Masih, un giovane anch’egli in carcere con una condanna a morte in base alla “legge nera”.

Anche Paul Bhatti, politico cattolico pachistano, ex ministro per l’Armonia religiosa, da sempre  impegnato per i diritti delle minoranze, però, non perde la speranza: «Asia Bibi è innocente. Tanti islamici, però, non lo sanno. Dobbiamo trovare il modo di convincerli che questa è l’unica verità. Per lei e per le “

 Sono trascorsi 1.856 giorni da quando la mamma cristiana è stata rinchiusa in una cella con la falsa accusa di blasfemia.
Ben 1.341 dalla condanna a morte inferta alla donna, la difesa ha presentato l’appello all’Alta corte di Lahore. Il processo, però, non è mai cominciato: il suo inizio continua ad essere rinviato udienza dopo udienza. L’ultima volta è stata il 27 maggio.
Paul Bhatti, politico cattolico pachistano, ex ministro per l’Armonia religiosa, da sempre  impegnato per i diritti delle minoranze, però, non perde la speranza.
«La strategia del dialogo – afferma – può salvare Asia». Che non è solo una donna innocente ma il simbolo di una libertà di coscienza negata a chi professa una fede altra rispetto alla maggioranza.
Asia ha necessità di un collegio di difensori che mettano la corte di fronte all’assurdità dell’accusa, dimostrando l’inconfutabile innocenza. Questo è il primo livello, di tipo giudiziario. Al contempo, è necessario agire sull’altra dimensione, quella dell’opinione pubblica.
È fondamentale dialogare con gli islamici, per far comprendere loro che Asia non ha mai voluto offendere Maometto. E che i cristiani non rappresentano una minaccia per la religione musulmana.

La gente  non è estremista. Il dialogo intereligioso è l’unica via per disinnescare la violenze. Il muro contro muro non porta a niente. Per noi cristiani, poi, è inaccettabile: è il contrario di quello che comanda la nostra religione. Chi si professa seguace di Cristo deve essere il primo artefice del dialogo.

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