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LA SPEZIA – Brugnato: Tribolati, ma non schiacciati. Le vicende dei cristiani perseguitati dal racconto di Casadei

Grande partecipazione sabato sera a Bagnone per la presentazione del libro “Tribolati, ma non schiacciati. Storie di persecuzione, fede e speranza”, edito da Lindau.
In oltre due ore di discorso e dibattito, l’autore, il giornalista Rodolfo Casadei, inviato speciale del Settimanale “Tempi”, ha raccontato le vicende dei cristiani di Siria, Iraq, Libano, Egitto e Nigeria, luoghi dove si è recato più volte, anche recentemente.

L’incontro, organizzato da Scienza & Vita Lunigiana e dalla biblioteca comunale di Bagnone, è stato moderato da Letizia Leviti, giornalista di Sky TG 24, che ha sottolineato che, nei secoli, il cristianesimo ha spesso significato martirio e che questo è vero oggi più che mai.

Cristian Ricci, presidente di Scienza&Vita Lunigiana, ha detto che «i martiri cristiani mostrano che ci sono valori che sono più importanti della stessa vita. Ad esempio la fede. Essi testimoniano che, senza la fede, la vita stessa non avrebbe più senso». Il consigliere comunale Matteo Marginesi ha sottolineato l’importanza civile di parlare di questi temi, che sono troppo spesso trascurati dai media.

Nella presentazione, Casadei ha mostrato le foto e i video dei suoi reportage. Ha raccontato le interviste fatte, dando la parola a persone che hanno perso tutto, ma non la fede, quindi la speranza e la dignità. «Una giovane mamma nigeriana era oppressa da due pesi, la perdita del figlio ucciso da Boko Haram e l’odio verso gli assassini. Dopo un po’ li ha perdonati, e questo la aiuta a sopportare meglio la mancanza del figlio».

Raccontando dei rapimenti e dei pestaggi quotidiani, Casadei ha detto che ai cristiani basterebbe poco per essere liberi e non avere problemi. «Basterebbe che dicessero una preghiera diversa. Non viene chiesto loro altro. In fondo, si tratta solo di parole. Eppure, la stragrande maggioranza preferisce morire piuttosto che tradire la propria fede».

Anche i fondamentalisti sono disposti a morire per la fede. «Ma mentre da una parte non ci si pensa neanche ad uccidere, se non per estrema difesa, dall’altra si uccide per affermare la propria fede. Sono dei sacrifici umani».

L’islam non è un blocco monolitico. «I curdi, in gran parte musulmani, difendono la libertà, anche dei cristiani, di fronte all’avanzata dell’ISIS. Lo Stato iracheno è in dissoluzione. Mosul è caduta per l’incapacità di trentamila soldati di difendere una grande città dall’assalto di tremila dell’ISIS. In questa situazione hai solo tre alternative: accettare la sottomissione, emigrare o difendersi in proprio».

Casadei ha mostrato le foto della devastazione delle chiese e delle stesse opere civili gestite dai cristiani, quali orfanotrofi e asili, dove prima erano accolti bambini indipendentemente da ogni religione. Le donne sono ora trattate come oggetti. E chi ha salva la vita deve pagare la tassa di sottomissione.

«I fondamentalisti mirano alla pulizia etnica, con un’unica religione e un’unica interpretazione della religione. Si tratta di minoranze rivoluzionarie, a cui non corrisponde il sentire del popolo. Ma la storia, anche del Novecento europeo, insegna che, di fronte a minoranze convinte ed aggressive, la maggioranza, anche di persone buone, finisce per sottomettersi. Per questo bisogna evitare che i fondamentalisti si radichino sul territorio. Anche un intervento economico potrebbe bastare, per aiutare il popolo ad avere la meglio».

Ma anche in questi scenari di estrema desolazione la speranza non muore. Non muore grazie alle famiglie numerose e serene nonostante i lutti, le ferite e le difficoltà. Non muore grazie all’eroismo di vescovi, preti e seminaristi, che «preferiscono stare con il proprio gregge e tornano anche dall’estero».

«La strage di Parigi ha mostrato che il pericolo dell’integralismo non è così lontano da noi. Ma per affrontarlo dobbiamo diventare amici e familiari con i nostri fratelli perseguitati. E riscoprire la parola giustizia, di cui nessuno parla più», forse proprio perché è sempre più deliberatamente violata.

di Francesco Bellotti

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