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MONDO – Perché il Califfo vuole proprio Roma e non Parigi o Londra? La risposta è negli hadith

«Siamo qui, siamo a sud di Roma. Conquisteremo Roma con la volontà di Dio, questa è la promessa del nostro Profeta». Sono queste le parole che pronuncia un membro dello Stato islamico nell’ultimo video diffuso dai jihadisti, nel quale vengono decapitati 21 cristiani egiziani in Libia. L’Italia farebbe bene a prendere sul serio questa minaccia perché i riferimenti alla “promessa” di Maometto e a Roma non sono casuali o metaforici, ma fanno parte di una precisa escatologia seguita dai terroristi e scritta negli hadith islamici.

LA REAZIONE DELL’EGITTO. Per vendicare la morte dei suoi compatrioti, il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi ha ordinato di bombardare le postazioni dei jihadisti in Libia. È stata colpita la città di Derna, dove l’Isis si è stabilito da ottobre. Ma i terroristi non sono più solo a Derna. Hanno appena conquistato del tutto la città di Sirte, annunciato la presa di Misurata e occupato i porti da cui partono i migranti verso l’Italia: Sabrata, Zuara e Hart az Zawiya. Sembra che per il momento abbiano saltato Tripoli, ma bandiere nere sventolano ovunque nella capitale, dove è già stato effettuato un attentato il 27 gennaio.

RIMPATRIO DEGLI ITALIANI. Davanti a questa avanzata – che approfitta di un paese in dissoluzione con due governi, due Parlamenti e centinaia di milizie in lotta tra loro -, l’Italia ha «temporaneamente» chiuso la sua ambasciata a Tripoli (eravamo gli unici a non aver diplomaticamente abbandonato la Libia) e ha ordinato il rimpatrio di tutti gli italiani. Dalle prime dichiarazioni rilasciate dai politici nostrani, sembra che il governo di Matteo Renzi non voglia sottovalutare il pericolo jihadista e fa bene: lo Stato islamico infatti non parla casualmente di Roma, solo perché è il paese europeo più vicino alla Libia, ma per un preciso motivo simbolico e religioso.

PERCHÉ PROPRIO ROMA. Parigi, Berlino, Atene, Madrid o Londra non potrebbero mai sostituire Roma nei proclami dell’Isis. Quando i jihadisti parlano di «promessa del nostro Profeta», si riferiscono a quella riportata di recente nel quarto numero della loro rivista Dabiq e che si basa su un famoso hadith, cioè una frase (o un episodio) tradizionalmente attribuiti a Maometto: «Invaderete la Penisola arabica, e Allah vi darà la forza per conquistarla. Poi invaderete la Persia, e Allah vi darà la forza per conquistarla. Poi invaderete Roma, e Allah vi darà la forza per conquistarla. Quindi combatterete il Dajjal, e Allah vi darà la forza per sconfiggerlo».

L’ANTICRISTO. Il Dajjal è una specie di Anticristo che comparirà quando ci sarà la fine del mondo. Lo Stato islamico dunque, quando dà voce ai suoi altisonanti annunci, segue una precisa escatologia. La battaglia contro i “crociati”, identificati con i cristiani e ora più in generale con gli occidentali che hanno preso parte alla coalizione guidata dall’America per «annientare» i jihadisti, è solo un passaggio intermedio. Seguendo l’escatologia fissata negli hadith, questa battaglia si combatterà a Dabiq, città nel nord della Siria, ma non sarà l’ultima.


PRIMA DEL GIUDIZIO UNIVERSALE.
La battaglia finale prima del Giudizio universale, infatti, sarà contro gli ebrei. Dice un altro famoso hadith di Maometto: «La fine del mondo non arriverà fino a quando i musulmani non combatteranno e uccideranno gli ebrei; e gli ebrei si nasconderanno dietro ai sassi e agli alberi, e i sassi e gli alberi chiameranno: “O musulmano, o servo di Allah, c’è un ebreo nascosto dietro di me. Vieni e uccidilo”. Tranne l’albero di ghardaq, che è l’albero degli ebrei».

ITALIA A RISCHIO. Ecco perché per gli uomini di Al-Baghdadi è così importante esclamare: «Siamo a sud di Roma». Questo è un messaggio per tutti i suoi seguaci e non solo, un segnale che il califfo sta compiendo la storia scritta nella tradizione islamica. Secondo il percorso originale, in realtà, Roma dovrebbe aspettare ancora un po’. Prima viene la conquista dell’Arabia Saudita, con l’occupazione di La Mecca e Medina, e la deposizione della dinastia corrotta degli Al-Saud; poi l’occupazione dell’Iran; solo allora sarà la volta di Roma, e infine Gerusalemme. Ma l’ordine delle tappe potrebbe cambiare e l’Italia deve fare attenzione, perché l’Isis ha la forza ideologica e militare sufficiente per riunire sotto di sé le centinaia di milizie che oggi in Libia si fronteggiano a vicenda. Settemila combattenti di Ansar al-Sharia si sono già uniti al Califfo.

Fonte: Perché lo Stato islamico vuole Roma? | Tempi.it

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